Dalla proposta privata di ampliamento strutturale su via Loriedo si è arrivati alla mancata riapertura del Teatro Grandinetti

Il Comune ordina il ripristino dello stato originario dei luoghi di un'uscita di sicurezza contesa e murata

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    Si aggiunge un nuovo atto amministrativo, in una vicenda che ad oggi non ha mai visto però quello principale (ovvero l’ordinanza di chiusura), alla vicenda del Teatro Grandinetti, nuovamente chiuso al pubblico e a tutti gli spettacoli dopo aver aperto il sipario per l’ultima volta tra giugno ed inizio luglio con i saggi di danza delle locali compagnie e scuole.
    Come già comunicato alle associazioni rimaste fuori dal palco con le proprie rassegne teatrali e culturali finanziate dalla Regione, da via Perugini è tornato ad essere motivo ostativo per l’apertura il corridoio esterno che da sulle uscite di sicurezza, ma dopo aver ritenuta sanata la vicenda a giugno ora a novembre spuntano fuori dal versante opposto (da dove dovrebbero uscire non gli spettatori della platea, quando chi presente sul palco, nei camerini, in galleria, etc) non solo nuovi proprietari, ma anche opere murarie considerate non in regola.
    Il tutto parte paradossalmente non da una verifica del Comune sul Teatro, ma dalla proposta di una società, la Maver S.R.L, che il 20 settembre aveva richiesto di poter demolire parte di un manufatto che affaccia su via Loriedo per ampliare l’unità immobiliare esistente comprata dalla società a marzo.
    Il 2 ottobre la richiesta viene respinta dagli uffici tecnici perché, «preso atto che i lavori asseverati attengono alla demolizione parziale dell’immobile in quanto limitati unicamente alla soletta di copertura con esclusione dei muri perimetrali del manufatto» si è constatato che «per quanto attiene l’edificio esistente non è documentata la legittimità dello stesso».
    La vicenda sembrerebbe così concludersi con un divieto dei lavori relativi alla struttura che sorge alle spalle del Teatro Grandinetti, ma nel gioco delle parti lo stesso teatro viene coinvolto. «L’immobile insiste su parte di area adiacente alla via di fuga del Teatro Grandinetti di proprietà comunale con uscita via Loriedo, che risulta in comproprietà con altri soggetti, contrariamente a quanto dichiarato dalla Mavers srl, che ha dichiarato di avere la disponibilità dell’area», lamentando che «l’immobile abusivo ha una porta (uscita) sull’area destinata anche a via di fuga del Teatro medesimo».
    Dal Comune si mandano così gli agenti della polizia locale a verificare il tutto, e dal verbale del 19 ottobre viene «riscontrato che, su porzione dell’area di pertinenza delle unità immobiliari facenti parti di un fabbricato di vecchia costruzione, ubicato in via Loriedo (già via Roma) dell’ex Comune di Nicastro, distinto in catasto al foglio 21 – part. 176, risulta in essere un muro della lunghezza di 12,20 metri circa con altezza media di 2,80 metri, composto da muratura di mattoni, posto a coltello della via di fuga del teatro comunale, appoggiato alla parete sud del fabbricato principale ed all’ingresso posto sul lato est (via Loriedo), che perimetra una superficie di 33 mq circa, per il quale  non risulta inoltrata richiesta per l’ottenimento del necessario titolo abilitativo/autorizzativo».
    Il parere del notaio interessato nell’atto di compravendita di marzo per la società privata rimarca che «detta striscia di terreno non è di uso esclusivo a servizio di singole porzioni immobiliari, la stessa ai sensi e per gli effetti dell’articolo 1117 del Codice Civile, anche in considerazione della sua descrizione catastale (graffatura all’intero fabbricato), è una parte comune all’intero edificio e, pertanto, come tale, di proprietà comune dei proprietari delle singole unità immobiliari», coinvolgendo 6 diversi proprietari (e relativi eredi succeduti nel tempo).
    In conclusione il Comune ordina alla Maver di «ripristinare l’originario stato dei luoghi, a proprie cure e spese, entro e non oltre 90 giorni dalla data di ingiunzione della presente, senza pregiudizio delle sanzioni penali derivanti, rimuovendo le opere realizzate, in assenza di titolo abilitativo», con possibilità di ricorrere entro 60 giorni al Tar della Calabria, 120 al Presidente della Repubblica, ma anche di poter avanzare entro 90 la richiesta di sanatoria per l’opera contestata, dandone contestuale notizia all’ufficio Servizio Controllo Attività Edilizia. Passati tali termini, la porzione catastale incriminata potrebbe passare anche gratuitamente in possesso del Comune, ma in ogni caso per una porta murata e particelle catastali il portone di accesso da via Cassoli rimarrà chiuso fino almeno al nuovo anno.
    Gi.Ga.

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