E’ andato in scena presso il seminario vescovile “Lamezia Terme e il suo comprensorio: una millenaria storia comune”

Primo dei 4 incontri organizzati dal comitato 4 gennaio 2018 sotto la guida di Vincenzo Villella. 

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    E’ andato in scena presso il seminario vescovile “Lamezia Terme e il suo comprensorio: una millenaria storia comune”, primo dei 4 incontri organizzati dal comitato 4 gennaio 2018 sotto la guida di Vincenzo Villella. 
    I relatori del primo incontro sono stati Francesco Bevilacqua, Francesco Polopoli, Antonio Macchione, Camillo Trapuzzano e Leopardi Greto Ciriaco, coordinati da Gianfranco Manfredi descrivendo «il ciclo di convegni come un ‘affresco’ delineante l’intero territorio lametino con i fatti processuali riguardanti Lamezia e le  memorie storiche del passato e del presente tramandate da più parti».
    Francesco Bevilacqua, avvocato e naturalista, ha tracciato un dettagliato quadro sulla natura paesaggistica del territorio lametino e del suo comprensorio che parte dalla via Popilia (la zona di Soveria che arriva sino all’area di Carlopoli). «È importante discutere di paesaggi e paesaggio, e quanto alcune convenzioni poste a tutela del paesaggio non lo facciano appieno. Il paesaggio – ha sottolineato Francesco Bevilacqua – è ciò che la natura ha saputo far apparire agli uomini nel corso dei secoli . Il lametino non è solo la sua piana ma anche ciò che comprende il suo hinterland e la parte settentrionale delle Serre nella zona di Soveria. Un territorio vasto che include a sé montagne che scendono sino alla pianura per poi incontrare, infine, il mare. Ma riprendendo anche le descrizioni di alcuni storici, sono: ‘le montagne il vero cuore della memoria e solo in seguito vi si aggiunsero le zone costiere’. Non bisogna tralasciare- ha continuato – le ricchezze agricole e vegetali che si producono solo in Calabria, alcune attinenti a diverse colture ricevute grazie alle migrazioni da una zona all’altra della Calabria».
    Francesco Polopoli, con la sua relazione  ‘Corazzo, una via di Damasco nello spirito di Gioacchino da Fiore’, ha lodato la figura dell’abate Gioacchino Da Fiore, perchè «personaggio importante citato anche da Dante nella sua Commedia, «… l’abate Giovacchino di spirito profetico dotato», ma forse, ancora poco omaggiato in Calabria. In realtà l’animo dell’abate ha invece toccato più punti della cultura bruzia, in particolare nell’Abazia di Corazzo, il cui nome deriverebbe etimologicamente dal latino e vorrebbe significare ‘scudo’, ‘corazza della fede’. Inoltre, Corazzo può essere stato anche un ‘cantiere’ formativo per Gioacchino Da Fiore. La sede di Corazzo, ma anche altri edifici calabresi gioachimiti possono essere definiti come delle ‘Lourdes della Calabria’ con riferimento alla  devozione della Madonna di Corazzo».
    Antonio Macchione, mediovalista, è  intervenuto sulle vicende culturali comprendenti verità storiche, crisi economiche e malcontenti vari, ma anche i momenti di respiro con Federico II,  che «hanno portato alla costruzione dell’abbazia di Sant’Eufemia, diventato anche presidi di controllo per gli angioini e gli aragonesi. In tempi più recenti l’Abbazia benedettina di Sant’Eufemia ha ispirato la visita del Papa Benedetto XVI». 
    Camillo Trapuzzano ha  relazionato sulla presenza albanese a Maida e Vena di Maida, asserendo che «si tratta di un fatto peculiare e ampio, da valutare con cautela e da identificare come un fenomeno di ricchezza produttivo-economico nonché strategico. E’ indubbiamente una testimonianza della migrazione e dell’insediamento degli albanesi fra il quindicesimo e il sedicesimo secolo in Calabria. Marcedusa, Gizzeria, Vena di Maida, sono solo alcune delle aree interessate dalla migrazione albanese in Calabria».
    Leopardi Greto Ciriaco ha , in sintonia con gli altri relatori, sottolineato l’importanza dei beni presenti nel territorio «che aspettano tutti di essere rivalutati e valorizzati anche ai fini turistici». 
    Di seguito ha poi approfondito il tema della presenza dei minimi di San Francesco di Paola nel lametino e, in particolare, nel convento di Gesù , e Maria di Maida, tramite videoproiezioni e la lettura di un documento recante gli studi e la vita dei frati nella vita di comunità nel convento specificandone anche l’architettura.
     La seconda serata, il 24 novembre, si terrà preso il Chiostro di San Domenico.

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