Il comitato pro ospedale del Reventino si appella al Ministro Giulia Grillo

Tramite una missiva che dovrebbe partire lunedì nel sottolineare le carenze del nosocomio di Soveria Mannelli

Più informazioni su


    Nella guerra aperta tra Regione e Ministero della Sanità che ha aperto l’anno solare che porterà alle elezioni sia europee che regionali, il comitato pro ospedale del Reventino si appella al Ministro Giulia Grillo, alla quale ha indirizzato una missiva che dovrebbe partire lunedì sottolineando le carenze dell nosocomio di Soveria Mannelli.
    «Cambiano i Direttori Generali, ma qui non cambia nulla. Con loro abbiamo avuto decine di incontri, sempre lastricati di buone intenzioni e null’altro. Non chiederemo ulteriori udienze a chicchessia sarà nominato, perché sappiamo che sarebbe un’ulteriore perdita di tempo, almeno finché saranno una diretta determinazione della vecchia logica politica che li autodetermina. Da oggi i nostri interlocutori saranno solo di natura politica. Assessori, in via normale, Commissari in via straordinaria e asset ministeriale», spiegano dal comitato, «a far traboccare il vaso la distanza degli interessi che quotidianamente subisce l’ospedale da parte della Direzione Generale dell’Asp e della Medicina Territoriale. Interessi vergati su tutti i decreti commissariali sulla riorganizzazione della Rete Ospedaliera Regionale, sulle prerogative degli “ospedali di quarta fascia, o di montagna”. Salta sistematicamente ogni indirizzo: non funziona l’oncologia, inaugurata alla presenza di autorità civili/religiose/militari. Non funziona il Day Surgery, (saltuariamente viene effettuato qualche venerdì); non esistono i 20 posti di lungodegenza e i 20 di riabilitazione. Non funziona nulla di sabato, nemmeno l’ufficio ticket è aperto. Non c’è pace al pronto soccorso, che deve fare i conti con una precarietà di medici impressionante. Non c’è attenzione sui servizi che allo stato vengono erogati a singhiozzo e “volutamente” a questo punto sottostimati: pediatria – gastroenterologia – radiologia – fisiatria – sala gessi, restando a quelli ospedalieri».
    Inoltre si ritiene che «naviga a vista la medicina territoriale, priva di strumenti e specialistiche, che mancano come l’aria. Non c’è più l’ostetrica, ne l’ecografo ad essa assegnato, che pone l’utenza a migrare sul privato. Non c’è il dermatologo. L’otorino non può contare sull’audiometro e sul rinofibroscopio (strumenti non costosissimi) peraltro presenti dove sono meno utilizzati». 

    Più informazioni su