«Non si può chiedere a noi di avere competenze che non abbiamo, il che comporta l’assenza di servizi, e poi subire il blocco di assunzioni perché non vengono approvati Peg e Piano delle Performance da chi sostituisce la giunta»

Stato di tensione permanente tra i due lati del cortile che dividono gli uffici comunali di via Perugini

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Questa mattina in Comune 2 su 3 dirigenti hanno aderito alla giornata di sciopero (con il comandante della polizia locale, Zucco, a condividere i problemi dei dipendenti ma non ritenere di associarsi allo stato di agitazione e poi allo sciopero), ed uno stato di tensione permanente tra i due lati del cortile che divide gli uffici comunali di via Perugini: da un lato la terna commissariale che imputa ad altri il blocco amministrativo in atto, dall’altro la macchina burocratica che imputa ad Alecci, Fusaro e Colosimo (anche se solo il presidente è presente con continuità in ufficio, essendo prefetto in pensione) la mancanza di azioni per superare gli attuali vuoti di organico che comportano un rallentamento di tutti gli atti amministrativi ma anche una qualità della vita peggiore in città, oltre all’assenza di una visione organizzativa.
    L’esponente della Cgil, Giovanna Folino Gallo, riepiloga l’iter percorso fino ad oggi, senza però esiti, dal punto di vista sindacale per riuscire a colmare le mancanze della terna commissariale nelle relazioni con i dipendenti. Si risponde poi anche alla domanda sul perché l’assenza di dirigenti tecnici esistente anche durante l’amministrazione Mascaro non avesse comportato attuali disagi come le strutture sportive e culturali chiuse, finanziamenti persi o bandi a cui non si è partecipato, incertezza sulla soluzione dei problemi.
    «Fino al 31 dicembre 2013 avevamo in organico 12 dirigenti, compreso il segretario generale. Dal 2014 in ottica dissesto son scesi a 5 con un solo tecnico, dal 2015 si è tornati a 4 e dal 2018 a 3», ricorda Bruno Ruberto della Uil, «durante l’amministrazione Mascaro lo stesso sindaco denunciava tali carenze, gli organi di indirizzo politico trovano e si confrontavano per trovare soluzioni prendendosi anche le proprie responsabilità. Putroppo il piano del fabbisogno son 3 anni che non viene approvato dalla commissione ministeriale. Anche la commissione straordinaria ha ripreso lo schema deliberato in precedenza ma non ha aderito ad una propria prerogativa, non nelle possibilità del passato e futuro sindaco, di poter nominare dirigenti a tempo determinato che sarebbero potuti rimanere anche per una fase interlocutoria con il prossimo sindaco. Invece a questo punto anche la prossima amministrazione eletta si troverà con tutti questi problemi e poche soluzioni».
    Il sindacalista reputa che «c’è una confusione amministrativa che è arrivata all’esasperazione, si potrà solo andare a peggiorare, e non c’è neanche una divisione dei compiti tra i tre componenti della terna commissariale né la volontà di entrare fisicamente negli uffici a capire i procedimenti. Siamo arrivati intanto a 4 segretari generali che si son alternati nell’ultimo anno, andando anche in malattia, né la commissione straordinaria ha trovato una risposta meno superficiale nell’affrontare tale problematica».
    Non ci sono mea culpa nella sala dei sindacati perché «non c’è mai stato un avvicinamento della commissione straordinaria, credo essere il primo caso di scioperi sotto regime commissariale, ma un vero dialogo e collaborazione non si sono trovati neanche in Prefettura con tavolo appositamente convocato». Una soluzione non seguita è quella delle posizioni organizzative, incalza Ruberto, «che avrebbe comportato la ridistribuzione delle deleghe tra i dipendenti stessi, che avrebbero avuto anche riconosciuto il ruolo a livello economico, altra cosa è la via scelta di dare funzioni dirigenziali dando oneri ma non altro».
    Per la Cisl Giuseppe Chirumbolo rimarca come «non c’è neanche la nomina del nucleo di valutazione, dopo 14 mesi neanche questo passaggio è stato compiuto», essendo del 3 dicembre il nuovo avviso pubblico per il nucleo di valutazione triennale per il Comune di Lamezia Terme (ed i compensi della precedente divenuti debito fuori bilancio).
    Direttamente interpellate, e nell’occhio del ciclone amministrativo, le dirigenti Nadia Aiello e Alessandra Belvedere non ci stanno a passare per essere l’ostacolo burocratico lametino. L’Aiello non nasconde che «i sovrafunzionari dovrebbero verificare se le nostre azioni sono coerenti con gli indirizzi della terna, ma l’aspetto pratico comporta che questo non può essere fatto avendo io e la collega una mole di lavoro e settori superiore al lavoro di 5 giorni a settimana», mentre gli incarichi semestrali dei sovrafunzionari prevedevano un paio di giorni e qualche ora di presenza in via Perugini, con un apporto che sembra essere stato non rilevato dalle parole degli stessi dipendenti.
    «Non si può chiedere a noi di avere competenze che non abbiamo, il che comporta l’assenza di servizi, e poi subire il blocco di assunzioni perché non vengono approvati Peg e Piano delle Performance da chi sostituisce la giunta», contesta così l’Aiello, sostenendo che «non si può essere dirigente della Protezione Civile, o dell’urbanistica, lavori pubblici, ed altri senza avere le competenze tecniche. Non possiamo usare il paragone con 6 figure presenti fino al 2015, quando c’era anche un dirigente esterno».
    I numeri della pianta organica, come già emerso nella conferenza stampa del bilancio delle attiività 2018 della polizia locale, per altro sono inclementi: 288 presenti su oltre 500 dipendenti previsti in pianta organica, 3 dirigenti su 7, con l’Aiello a specificare che «anche i funzionari si trovano sovraccarichi di lavoro, perché come può un ufficio tecnico di una città così grande e con oltre 70.000 abitanti reggere su 1 architetto ed 1 ingegnere? Anche gli Lsu non si sono potuti stabilizzare né alcuni contratti portati a termine perché mancavano le firme del segretario assente» e così è avvenuto anche per i bandi cui non si è partecipato o per gli errori nel presentare le domande.
    Si arriva poi a situazioni paradossali: «la gara sui parchi è stata presieduta da uno dei sovrafunzionari perché non c’era un dirigente che poteva firmare visti i vincoli di legge, ma è ferma ed il rischio di avere le aree verdi in preda all’incuria con l’arrivo della prima vera è tutt’ora presente. Non dipende però da noi».
    Entro fine marzo si dovrà approvare il nuovo bilancio di previsione, ma nella stessa data si dovrebbero completare (pena revoca dei fondi Pisu) anche i lavori al nuovo palazzetto in via del Progresso, con in mezzo la programmazione di altri fondi importanti (Progetto Sara che si è smentito essere già stato affidato alla Provincia, ma anche altre riqualificazioni o Agenda Urbana), le strutture da riaprire e dover gestire, etc. Una città che si è fermata e non riesce a ripartire, né le premesse per un ritorno alla normalità con la prossima amministrazione comunale sembrano esserci.

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