«Si ci lamenta che le strutture sportive sono chiuse, ma non si capisce che le scelte sono arrivate da una commissione giunta per il terzo scioglimento del consiglio comunale»

Mario De Grazia, Maria Teresa Morano, Francesco Scoppetta concordi nel dipingere uno spaccato di città che predica bene ma razzola male

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    A partire dal libro di Mario De Grazia “La notte della città. Storie di ordinaria collusione e di tre scioglimenti”, già presentato sempre nei corridoi del Chiostro di San Domenico la scorsa estate a Trame, l’incontro di oggi pomeriggio sarebbe dovuto essere l’occasione per una riflessione su quanto avvenuto a Lamezia Terme, a più di un anno dal terzo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. In sintesi però si contesta il mancato moto di orgoglio della città, preventivando un mancato cambiamento per evitare un altro scioglimento, condannando così un po’ tutte le forze in campo a Lamezia Terme.
    Con l’autore, Mario De Grazia, a rispondere ai solleciti del giornalista Pasqualino Rettura, Maria Teresa Morano, dell’Associazione Antiracket Lamezia onlus e Francesco Scoppetta, già dirigente scolastico, sono concordi nel dipingere uno spaccato di città che predica bene ma razzola male, ed anche i malumori per la gestione commissariale sono visti come secondari rispetto ad un mea culpa mancato da parte dei cittadini. 
    Per De Grazia «la città è malata, nonostante tutte le iniziative culturali e le operazioni delle forze dell’ordine, se dal 2000 al 2015 si contano 60 omicidi e 15 tentati omicidi di mafia, innumerevoli intimidazioni, con anche 2 avvocati uccisi. Nel libro si riportano le considerazioni di 3 Procuratori della Repubblica che hanno prestato servizio a Lamezia, ovvero Mazzotta, Vitello e Borrelli, considerazioni pesanti e gravi che si sarebbero poi rispecchiate in 3 scioglimenti del consiglio comunale in 27 anni».
    Secondo l’autore «non si è in un territorio come tanti altri, la notte non è passata se non si fa una riflessione forte che vada al di là delle appartenenze politiche, ma non nel cercare i colpevoli quanto sullo sviluppo che non c’è ed il ruolo baricentrico nei confronti dell’hinterland». 
    Viene nuovamente puntato il dito contro la scelta di avere troppe liste, perché «troppi candidati vuol dire voler cercare in ogni modo il consenso, appoggiarsi su parentati ed influenze, non giudicare chi porta voti in ottica di chi frequenta».
    La Morano ricorda gli avvenimenti vissuti a Cittanova contestando che «Lamezia ha vissuto l’ultimo scioglimento senza alcun scatto d’orgoglio, in questo Comune è come se ci fosse ancora fastidio a parlare di ndrangheta, sebbene sia la realtà che ci circonda», e la rappresentante dell’Ala ripercorre le operazioni in cui si ci è costituiti parte civile nel rimarcare che «la città è ricca, ma lo è di un sistema economico non virtuoso. Chiudono le grandi aziende ma non c’è un ricambio, se non in modo sospetto, ed i giovani vanno via perché non trovano un sistema pulito».
    La professionista sottolinea come «dopo lo scioglimento abbiamo visto un rimuginare su chi fosse il responsabile, come se fosse un solo politico o partito, ma non cambiare il metodo culturale. Lo abbiamo visto con l’operazione che ha svelato come la ndrangheta fosse entrata anche nel sistema sanitario, si è perso tanto tempo».
    L’unico riferimento alla realtà lametina del 2018 arriva con una contestazione: «ci si lamenta che le strutture sportive sono chiuse, ma non si capisce che le scelte sono arrivate da una commissione giunta per il terzo scioglimento del consiglio comunale. Preoccupa che tra Crisalide e Nuove Leve gli arresti testimonino come ci sia un continuo ricambio generazionale, ed anche su questo la politica deve interrogarsi».
    Boccia la città delle terme anche Scopetta: «non c’è alcun complotto, la colpa è delle liste inquinate perché non bastano solo i carichi pendenti, lo scioglimento non chiede atti infiltrati», anche se il Tuel parla anche di atti amministrativi a favorire la criminalità, e su quello si invia la commissione d’accesso, sebbene a Lamezia dopo un anno di scioglimento nulla è stato revocato di quanto imputato (ma anzi in qualche caso prorogato).
    «La politica gioca in un campetto, la vera partita nello stadio la giocano le forze economiche e culturali», ammonisce l’ex preside, «non esiste una società civile, non c’è una zona grigia, essere collusi vuol dire essere dalla parte della mafia. Tutti gli ordini professionali sono spaccati, anche tra i presidi era così, e nelle scuole ancora oggi si fanno troppe parole e pochi gesti».
    Il 2019 sarà l’anno con 3 competizioni elettorali (europee, regionali, comunali), tempi stretti quindi per autoanalisi lametine mentre il contesto nazionale parla di uno scenario politico 2.0 ben lontano dai meccanismi dei vecchi partiti. In sala di politici lametini, per altro, a parte l’ex parlamentare Ida D’Ippolito e l’ex consigliere comunale Rosa Tavella, son pochi i volti presenti.

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