Omicidio Ventura, confermata la condanna a 30 anni per Domenico Cannizaro

Accusato di essere il mandante dell'omicidio del fotografo di Lamezia Terme, e carabiniere in congedo

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    La Corte d’assise d’appello di Catanzaro ha confermato la condanna a 30 anni di reclusione nei confronti di Domenico Cannizzaro, accusato di essere il mandante dell’omicidio del fotografo di Lamezia Terme, e carabiniere in congedo, Gennaro Ventura. 
    Ventura era scomparso il 16 dicembre 1996, uscito per un appuntamento di lavoro e non aveva fatto più ritorno a casa. La sua scomparsa e’ rimasta avvolta nel mistero fino al 2008, quando il suo corpo e’ stato ritrovato in un casale abbandonato fuori dal centro cittadino. Il caso e’ stato archiviato per due volte prima che il killer Gennaro Pulice, legato alla consorteria Iannazzo-Cannizzaro-Daponte, decidesse di collaborare e indicare mandanti e movente dell’omicidio. Secondo il racconto del pentito (condannato in appello a 7 anni e 8 mesi di reclusione) a ordinare l’omicidio di Ventura sarebbe stato Domenico Cannizzaro per vendicare l’arresto, per rapina, di un cugino del boss, Raffaele Rao, avvenuto anche grazie alla testimonianza del fotografo quando era carabiniere a Tivoli.
    Quando Ventura si congedo’ dall’Arma e torno’ a Lamezia, Cannizzaro, ha raccontato Pulice, avrebbe deciso di vendicare col sangue l’arresto del parente. Pulice diede un appuntamento di lavoro a Gennaro Ventura e lo porto’ in un luogo abbandonato fuori citta’ dove lo usccise con due colpi di pistola, di cui uno alla testa 

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