Il 6 marzo incontro su GDPR e la Protezione dei Dati in Calabria

Accreditato dall'Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Catanzaro

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    Si terrà il 6 marzo presso il T Hotel l’incontro “Il GDPR e la Protezione dei Dati in Calabria: Adeguamenti, Strumenti e Opportunità”. L’evento, accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Lamezia Terme e dall’Ordine dei Consulenti del Lavoro di Catanzaro, sarà una prima occasione di confronto operativo regionale sulla protezione dei dati personali, assieme ai rappresentanti nazionali del Garante della Privacy, della Guardia di Finanza, della Scuola di Amministrazione Digitale e del mondo di impresa e delle professioni calabresi.
    «L’evento nasce dall’esigenza di mobilitare con piena consapevolezza istituzioni e imprese della società calabrese su un tema cruciale – ha dichiarato Raffaele Barberio, Presidente di Privacy Italia che promuove il convegno – i nostri dati valgono tanto e sono innanzitutto “nostri”, nessuno può usarli senza il nostro consenso pieno, né può farne oggetto di vendita. Ma attenzione, i nostri dati sono ovunque, dai supermercati alle farmacie, dai negozi alle associazioni sportive, dai Comuni alle scuole. A questo primo appuntamento seguiranno iniziative provinciali, in cui si discuteranno le modalità operative attraverso cui mettersi in regola e affrontare norme e concorrenza con spirito costruttivo e facendo gli interessi della struttura di appartenenza e degli utenti».
    L’adeguamento al nuovo regolamento di protezione dei dati personali (GDPR) non è solo un obbligo di legge vigente dal maggio dello scorso anno, ma anche un impegno a proteggere un immenso patrimonio di informazioni che non devono essere rubato, né usate senza che gli interessati ne siano informati.
    Anche la Calabria e i suoi cittadini sono inseriti in un circuito mondiale di grandi interessi che ruotano intorno ai dati e la loro protezione è un nodo centrale di libertà e democrazia, non un semplice adempimento di legge che, secondo alcuni, crea “solo problemi” a chi non si è ancora adeguato. Il rischio non viene solo dai social media (Facebook in primis), ma da società che raccolgono dati in tutto il mondo e ne fanno oggetto di vendita ripetuta in ambito sanitario, industriale, politico e in altri settori.
     

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