Divergenze di opinioni tra 5 Stelle e comitati civici sul possibile ingresso del Giovanni Paolo II nell’azienda sanitaria di Catanzaro

L'ultima parola spetterà al consiglio regionale, in cui nessun esponente di Lamezia Terme ha attualmente posto

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    Se l’ultima parola spetterà al consiglio regionale, in cui nessun esponente di Lamezia Terme ha attualmente posto, sull’ingresso dell’ospedale Giovanni Paolo II all’interno dell’azienda unica di Catanzaro continua lo scambio di opinioni contrastanti tra Movimento 5 Stelle e comitati civici lametini.
    Scettico su una proposta di cui non sono noti i particolari è Dariush Assadi a nome del Meetup 5 Stelle Lamezia Amici di Beppe Grillo, appoggiando però una tesi già offerta da Arturo Bova a mezzo stampa: «l’ospedale di Lamezia fa parte dell’Asp di Catanzaro assieme a quelli di Soverato e Soveria Mannelli. Di conseguenza, per integrarlo, sorvolando sulle ovvie difficoltà tecniche e giuridiche del caso, occorrerebbe prima scorporarlo dall’Asp di Catanzaro. E va da se che siffatta procedura verrebbe a pregiudicare la poc’anzi citata Asp, la quale si ritroverebbe privata di una struttura ospedaliera come quella della città della piana, e quindi fortemente impoverita in termini di personale e risorse economiche, tanto da mettere addirittura in discussione la sua stessa sopravvivenza a causa della mancata capacità di erogare servizi all’intera collettività provinciale».
    Secondo il grillino «la politica dovrebbe sapere che i cittadini chiedono  non altro che un posto letto immediatamente disponibile, senza dover essere sballottati a decine e decine, se non centinaia, di km di distanza, e un medico in grado di visitarli senza ore e ore di attesa al Pronto Soccorso o liste di attesa, per visite specialistiche,  della durata di 6-8 o 10 mesi», dipingendo così lamentele note ed elevate da ogni angolo della Calabria.
    Sull’altro versante le sigle Comitato salviamo la sanità del lametino, Tribunale dei Diritti del Malato, Comitato Malati Cronici, Comitato Lamezia 4 gennaio rispondendo alla posizione critica avanzata sul tema dal deputato D’Ippolito reputano che «quanto ai pericoli che sta correndo l’Ospedale di Lamezia a star fuori dall’azienda unica non c’è bisogno di sperimentarli, sono abbondantemente già in atto (per dirla brutalmente, veniamo dal morto). Averlo classificato Spoke ed averlo messo sotto la gestione dell’Asp ha finora significato il continuo svuotamento della struttura, lo stillicidio di perdite di reparti e servizi creati per primi a Lamezia e fiori all’occhiello della sanità lametina, l’aumento esponenziale dell’emigrazione sanitaria non solo verso il centro-nord, ma anche verso gli ospedali catanzaresi. E le cause di tutto ciò non sono certo da attribuire né alla struttura del nostro ospedale, né agli operatori che vi prestano servizio oggi o vi hanno lavorato in passato», sostenendo che anche la stessa proposta 5 Stelle di creare 3 uniche aziende sanitarie in Calabria vada in fin dei conti per l’area della provincia di Catanzaro verso l’attuale disegno che sarà discusso in consiglio regionale.
    Le sigle civiche chiedono a D’Ippolito di impegnarsi «affinché i 20 milioni di euro assegnati al nostro ospedale dai Patti per la Calabria non vengano dispersi e indirizzati a sterili rimaneggiamenti e ad abbellimenti della struttura, ma invece finalizzati  a completare e predisporre nuove e più qualificate funzioni del nostro ospedale, anche in sinergia con il Centro Protesi Inail», anche se a progetto già approvato in caso di passaggio di amministrazione saranno altri gli incaricati a dover rispondere.
    g.g.

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