Alla luce del piano triennale del personale si dicono preoccupate le famiglie coinvolte dai servizi della struttura “fragilità e cure intermedie”

All'interno dello stabile che ospita anche l'unità di riabilitazione dell'ospedale “Giovanni Paolo II” offre cure a bambini e utenti più grandi, ma specie per i pazienti più piccoli diventa di vitale importante accompagnandoli in un percorso riabilitativo delicato e cruciale per lo sviluppo.

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Si dicono preoccupate le famiglie coinvolte dai servizi della struttura “fragilità e cure intermedie”, che all’interno dello stabile che ospita anche l’unità di riabilitazione dell’ospedale “Giovanni Paolo II” offre cure a bambini e utenti più grandi, ma specie per i pazienti più piccoli diventa di vitale importante accompagnandoli in un percorso riabilitativo delicato e cruciale per lo sviluppo.
    Diverse le patologie (sia fisiche, comportamentali che mentali) cui si fa riferimento, con quindi più professionisti coinvolti nel piano di cura, ma come per tutti i servizi sanitari calabresi anche in questo caso bisogna fare i conti con il numero del personale e le strutture attive, con quindi liste di attesa di oltre 200 pazienti che arrivano anche a far aspettare anni prima della presa in carico dell’utente, con nel caso dei bambini aspetti che emergono fin dalla nascita poi divenuti cruciali nell’essere affrontati tempestivamente.
    Attualmente ogni bambino gode di un paio di sedute a settimana, singole o in gruppo (dovendo conciliare il numero del personale in servizio), ma se da un lato dopo anni di attesa ha finalmente preso servizio una logopedista, ciò che preoccupa i genitori è che nel nuovo piano triennale del fabbisogno del personale, approvato da Giuseppe Fico il 30 aprile (ora la competenza è passata alla nuova direzione), il numero dei fisioterapisti in servizio passa da 11 a 4 (anche alla luce di un pensionamento previsto nel 2020), gli infermieri da 4 a 2 (1 pensionamento il prossimo anno), mentre aumenteranno nel 2021 gli assistenti amministrativi (da 2 a 3) e i dirigenti medici (da 4 a 5), con immutate le figure di coadiutore amministrativo (1 e 1 senior), assistente sociale (1),  logopedista (la neoassunta che ha preso servizio da poco), dirigente psicologo (1) e scompare l’operatore professionale di II categoria infermiere e generico e non c’è ancora nessun massofisioterapista senior. La pianta organica passerà nel triennio 2019-2021 così da 23 persone a 19, in che modo e con quali conseguenze è il quesito che pongono i genitori preoccupati per la continuità delle cure offerte ai propri figli, lamentando le mancate rassicurazioni da parte della direzione dell’Asp (ed i cambi al vertice, l’incertezza operativa legata alla situazione politico – istituzionale, non aiutano) ed anche una scarsa coordinazione tra i vari soggetti chiamati in causa (avendo le stesse famiglie dovuto ricorrere a piani di cura con aziende sanitarie e professionisti di fuori regione). Per singoli casi è stata chiamata in campo anche l’azione della magistratura tramite denunce ed esposti, ma in questo caso il richiamo è di tipo preventivo per poter affrontare la vicenda in modo celere, anche se il contesto in cui si opera è quello complessivo della sanità non solo lametina ma di tutta l’azienda sanitaria provinciale di riferimento (che in ambito di riabilitazione avrebbe anche da risolvere l’accreditamento dei posti letto del polo integrato con l’Inail nell’area industriale).

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