Anche un lametino al Premio Merini tra i poeti scelti per le Targhe del Presidente

Scelti da Vincenzo Ursini 50 poeti che riceveranno il riconoscimento

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    Sono 50 i poeti che nell’ambito della prossima edizione del Premio “Alda Merini”, promosso e organizzato dall’Accademia dei Bronzi di Catanzaro, riceveranno la “Targa del Presidente”, riconoscimento assegnato direttamente da Vincenzo Ursini, presidente del sodalizio culturale catanzarese.
    “Un premio – ha detto Ursini – che oltre a segnalare alcuni dei poeti che da anni ci seguono con grande affetto, vuole essere un tangibile riconoscimento per altri autori che per la prima volta hanno aderito, con risultati positivi, ad una nostra iniziativa”.
    “I premiati – ha aggiunto – rappresentano quasi tutta la Penisola, a conferma del fatto che al premio da noi ideato partecipano autori di ogni regione”.
    In attesa che la giuria (G. Battista Scalise, Mario Donato Cosco, Antonio Montuoro, Vincenzo Ursini e Mauro Rechichi) definisca i nomi dei 5 finalisti e assegni gli altri premi in palio, ecco i poeti che il prossimo 3 agosto, riceveranno la “Targa del Presidente”: Aiello Franca (Torino) per la lirica “In un attimo”nella quale l’autrice parla di una tragica fatalità: un’auto che investe nella notte una persona e ne cambia irrimediabilmente il corso della vita; Amodio Felicita (Taranto) per “Macchie resistenti”: il dolore è qui mostrato come macchie, qualcosa che non riesce ad andar via, a guarire; Angotti Rosy (Catanzaro) per “Mamma”: dolce momento di una madre verso la propria figlia vissuto come quintessenza di ogni gioia umana; Barraco Antonina (Garbagnate Milanese) per “L’isola perduta”: nella quale la poetessa evidenzia la vera natura dell’esistenza che è quella di continuare a cercare mari e isole in cui vivere e amare; Biasuzzo Sabina (Mestre) per “Autoritratto con cane nero”: componimento che con pochi elementi raffigura la poetica e l’opera di Courbet: Bocotti Massimo (Lodi), per “Vorrei perdermi nei tuoi occhi” una bella poesia d’amore nella quale l’amante desidera perdersi negli occhi dell’amata e sprofondare nel suo cuore; Brunasso Giuseppe (Santa Maria Capua Vetere), per “Ogni giorno, anche stanotte…”, pochi e calzanti versi per illustrare il dolore e parlare della consapevolezza che la pena umana si rinnova quotidianamente”; Capillo Stellario (Catanzaro) per “Guizzo”, uno scatto inteso come capacità di realizzare qualcosa di estemporaneo e generoso: amore, sorpresa, iniziativa che porta alla vittoria, perdono; Capria Francesco Saverio (Catanzaro) per “Mi nascondo in te”, gentile confidarsi con la poesia, offrirle le proprie afflizioni e pene e, in modo garbato, chiederle soccorso nella seduzione di una donna, affinché lei scopra l’animo gentile di chi scrive versi; Carnì Teresa (Catanzaro) per “Il tempo” composizione con la quale l’autrice propone una riflessione profonda e originale sul tempo, illustrato attraverso una serie di antitesi dal ritmo incalzante; Carrabba Maria Pompea (San Paolo di Civitate, Foggia) per “Il volo degli ultimi” lirica dedicata al “Capitano Ultimo” e ai suoi ragazzi raffigurati come aquiloni, simboli dell’aspirazione a librarsi in alto e al tempo stesso della fragilità di una condizione umana ancorata a pesanti vincoli; Carrassi Maria (Lecce) per “Dal fronte”, immagini di vita al fronte con un soldato che pensa alla sua amata, al futuro di vita coniugale negato, agli spari e alla sua quotidianità ormai lontana; Cau Maria (Monserrato, Cagliari), “Lacerati brandelli”, qui la sintomatologia del dolore è espressa con appropriata cura; Cesaro Luca (Venezia) per “Oh mio amato” nella quale la pena del vivere viene raccontata attraverso la descrizione di uno stato d’animo inquieto, frenetico e annoiato; Chiappetta Angelo (Rende) per “Fra le braccia della luna”, lirica che il poeta rendese dedicata al padre scomparso, con i ricordi che legano genitore e figlio eternamente; Chiricosta Rosa (Firenze) per la lirica “Magma di vulcano” nella quale il bagliore degli astri è capace di ferire per un istante l’anima, scena che imprime dentro al cuore la stessa forza del magma; Colicchio Maria Rosaria (Napoli) per “Mamma”, ode commossa alla mamma, che pur se non più in vita, è presente, nel ricordo delle sue carezze; Cosco Paola (Catanzaro) per “Dedica” con la quale l’autrice ritorna quasi bambina rovistando tra le vecchie carte; Di Giovanni Gioacchino (Bagheria, Palermo) per “Stille fugaci” poesia del ricordo attraverso la quale l’innamorato canta la propria lode all’amata; D’Urso Marino (Bisceglie) per “Figlio mio”, bella composizione che accompagna lo “svezzamento” di un figlio con le gioie, i dolori e le soddisfazioni che poi arrivano; Errico Maria (Crispiano, Taranto) per “Il tributo”, un’istantanea che, attraverso poche parole, riesce a rendere l’idea del grande mistero dell’estasi e del dolore; Famà Concetta (Messina) per “Lasciati amare” ode dell’amante alla sua amata perché lo lasci posare su di lei come ali di farfalla a primavera; Fusar Poli Donata (Chieve) per “Buongiorno a lei”, bella poesia dedicata ad Ada Merini, immaginata mentre si gode la beatitudine nell’aldilà, dispensando ancora le sue parole poetiche; Gentile Ela (Gragnano) per “Come mi manchi tu” nella quale la poetessa, guardando la luna, immagina quanti la stiano osservando rammentando una persona cara; Giordano Anna Maria (Lomazzo, Como) per “Forse un giorno”, qui la protagonista esprime il proprio dubbio di fronte a ciò che sarà della vita; Maccioni Franco (Scano di Montiferro) per “Sei tutto…” una poesia d’amore assoluto nel senso più romantico del termine; Marchesotti Stefano (Borgarello, Pavia) per “Aprile tende la pelle” nella quale emerge la ricerca di nuove emozioni e si respira anche tanta fiducia nel mese di aprile, mese della rinascita naturale; Marino Bruna (Catanzaro) per “Lacrime”, qui intese come l’unico mezzo per lavarsi dalle sofferenze perché ogni espressione della nostra esistenza ha dignità di essere vissuta; Mazzitelli Agata (Caraffa del Bianco) per “Ti accarezza l’autunno” poesia con la quale la poetessa ci proietta in uno sfondo rurale, in cui l’uomo è inserito in un contesto naturale arcaico; Meloncelli Giuliana (Copparo) per “La strada verso casa” che affronta il tema del ritorno, un rientro con maggiore consapevolezza, in un io che scopre nuova unità e per questo può rinverdire le vecchie promesse; Mercuri Cesare Teodoro (Lamezia Terme) per “Primavera” componimento poetico ed elegante che riassume efficacemente tutte le suggestioni della primavera; Misasi Francesca (Vicenza) per “Vorrei”, forte grido di dolore per quanto successo nel vicino Medio Oriente con la tragedia dei bambini di Aleppo in Siria; Morabito Caterina (Montepaone) per “In cerca di vento”, poesia di stampo esistenzialista, che con la metafora dell’aquilone descrive bene le incertezze di una vita senza vento; Munizza Salvatore (Taverna), per “Al Parco degli Acquedotti” qui il poeta parla delle immani fatiche affrontate dagli uomini nel corso dei secoli per costruire opere di grande rilievo sociale; Palazzesi Gianni (Appignano di Macerata), per “Fragilità”, poesia d’amore, ma nel senso più alto del termine, quello del prendersi cura dall’altro; Parducci Laura (Milano) per “Femminicidio”, componimento che colpisce e fa riflettere nel quale l’orrore del crimine è descritto proprio da chi l’ha subito; Parrini Rossella (Portoferraio) per “Le donne”, rappresentate dalla poetessa come fiori che sbocciano, a volte fragili ma spesso forti e coraggiose; Pazzini Maria Cristina (Roma) per “Salendo le scale” nella quale la vita è raffigurata come una scalata il cui ultimo gradino è laddove si compirà l’ultimo destino; Pedatella Rocco (Trezzano sul Naviglio) per “Il colore del dolore”, ricordo commuovente di Alda Merini in cui si associa il colore bianco al dolore. Poesia toccante e molto delicata; Pedone Gabriele (Lecce) per “Terra” lirica con la quale l’autore ricorda che la patria natia, il terreno e il suolo possono essere abbandonati ma non dimenticati perché rimarranno sempre nel cuore; Rinforzi Lolita (Assisi)  per “Parlo al futuro” componimento con il quale la poetessa si rivolge al futuro, narrandogli tutte le aspettative che aveva riversato su di esso fin da bambina; Rizzo Caterina (Pizzo) per “Fugace bellezza” paesaggio d’immagini eleganti e soavi; il tramonto che si riflette sull’acqua, il vento che sospinge le nubi, un fiore bianco di cui nessuno vede il colore ma di cui tutti percepiscono la fragranza; Issorf Igor – Rossi (Napoli) per “Chiuso amore”, una poesia di veglia, quella dell’amante sull’amato che si è addormentato, ma potrebbe essere anche una poesia di morte, dove l’aurora rappresenta la rinascita; Rotundo Gesuzza (Catanzaro) per “Malinconie”, poesia del ricordo, facendo rivivere appieno una realtà, un’epoca che ormai non esiste più; Ruscitti Claudia (Montesilvano, Pescara) per “All’improvviso, un giorno” componimento che arriva come una rivelazione, vi si sentono delle sensazioni obliate; questo grazie ad una distesa di papaveri che riaccendono un “lumino” che è dentro il protagonista, “corde” di una “ricerca” che sembrava dimenticata; Saggio Sonia (Longobardi, Cosenza), per “Silenzio” poesia sull’amore, sulle sue strane alchimie, sui suoi strani passaggi; Talarico Maria Teresa (Cropani Marina) per “Pioggia che piange”, una pioggia che è forse il dolore del mondo; Tavormina Giuseppe (Provaglio d’Iseo, Brescia) per “Onda di vento” qui l’onda del mare è indotta dal vento che la smuove, le dà forza e direzione; sembra inarrestabile e senza fine così come la corrente che l’ha generata; Tulelli Paolo (San Pietro Magisano) per “In un giorno qualunque”, metafora di tutta una generazione che vede piano piano la propria terra natia rimanere uccisa, più che di lupara, “di speranze disattese” e, infine, Zampa Alessia (Settimo Torinese) per “Oltre”, composizione che va ben oltre la pelle e crea un “buco nero” che va al di là della superficie delle cose.

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