Riparte il cliché: fumo dal campo Rom, proteste per il mancato sgombero

L'ex consigliere comunale se la prende con la terna commissariale, ma i progetti non hanno la stessa attenzione

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    Come consuetudine, con il sollevarsi di una nuova coltre di fumo dal campo rom di Scordovillo i lametini si accorgono che lo stesso non è stato sgomberato e chiedono azioni severe, anche se nei giorni scorsi gli incendi di altri cumuli di rifiuti in altre zone della città avevano alzato cori di protesta non contro i piromani, ma contro il sistema della raccolta della spazzatura ciclicamente in difficoltà.
    «Bisogna intervenire con urgenza, proprio ora che a governare la città c’è una commissione mandata qui direttamente dal Ministero dell’Interno. Alecci chiami immediatamente il Prefetto Ferrandino e il Ministro Salvini», tuona l’ex consigliere comunale di Fratelli d’Italia Mimmo Gianturco, anche se i buoni propositi sul tema del piano delle priorità della terna commissariale approvati ad inizio 2018 già son scomparsi nei piani triennali delle opere pubbliche successivi.
    «Il modo in cui la commissione straordinaria sta gestendo questa problematica – dichiara Gianturco – è la dimostrazione tangibile del loro fallimento amministrativo. Nessuno più della commissione straordinaria potrebbe risolvere con efficacia il problema Scordovillo. Ricordo, prima di tutto a me stesso, alla cittadinanza e al Commissario Alecci, che è stato inviato qui dal Ministero dell’Interno e che fra le priorità c’era proprio un radicale intervento sul campo rom, ma dopo due anni, siamo fermi sempre allo stesso punto».
    Gianturco per onestà intellettuale e politica rimarca anche come lo stesso problema non sia stato affrontato e risolto dalle amministrazioni comunali elette in precedenza, mentre il dibattito politico cittadino poco si interessa agli interventi non andati avanti in merito allo sgombero di Scordovillo o maggiore integrazione dei rom come il progetto Sara, il completamento delle case in via degli Uliveti attualmente occupate da altri cittadini lametini (finito anche nel report delle incompiute 2018 redatto dalla Regione), “un passo oltre” per il recupero ed attività sociali in aree a presenza rom come Ciampa di Cavallo e Scordovillo, etc.
    Per l’Associazione Quartiere Capizzaglie «è verosimile che nell’aria si stia sprigionando diossina, la quale inesorabilmente si deposita sulle nostre coltivazioni, sul nostro corpo e si infiltra anche nell’acqua. Sarebbe davvero paradossale se l’incidenza dei tumori aumentasse in una città priva di industrie, le famiglie lametine stanno subendo una violenza inaudita che, obtorto collo, deve essere fermata. Innanzitutto, di fronte a reati, anche gravi, che fanno presagire un losco traffico di gomme impropriamente ed abusivamente smaltite, siamo certi che la Magistratura e le Forze dell’Ordine agiranno con le consuete tempestività ed efficacia per individuare i responsabili di tali aberranti misfatti». 
    Tutti invocano lo sgombero di Scordovillo sottolineando la vicinanza con ospedale e commissariato (poco popolare quella con gli altri civici o gli insediamenti di edilizia sociale in costruzione), poi nessuno concretamente si interessa a mandare avanti i progetti di ridistribuzione o integrazione sul territorio visto che i rom sono “vicini di casa sgraditi” (fanno fede le proteste dei residenti alle sole ipotesi di trasferimenti), mentre gli stessi lametini forniscono i rifiuti (direttamente o indirettamente, e non a caso i roghi son ripresi ora dopo una nuova emergenza del ciclo della raccolta e smaltimento) che vengono bruciati all’esterno del campo rom. E la ruota dello sdegno riparte online, mentre la commissione interistituzionale che doveva portare allo sgombero entro il 2020 al momento non ha prodotto risultati.
    Gi.Ga.

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