Prove tecniche di coalizione nel centrosinistra, ma in Piazza Mazzini son in pochi a rispondere presente

Lunedì possibile incontro nella nuova sede del Pd con le altre anime per trovare una sintesi  

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    di GIANLUCA GAMBARDELLA
    Lamezia Bene Comune, come nome del movimento che racchiude pezzi dell’ex amministrazione Speranza ed altre anime del centrosinistra, ma leit motiv quello di rimarcare come si debba parlare del terzo scioglimento del consiglio comunale con oggi arrivato anche quello dell’Asp di Catanzaro in ottica elettorale.

    Di contro la risposta all’appello del movimento a confrontarsi la città non ne è arrivata in modo soddisfacente, ed anzi son di più i bambini che giocano ed i ragazzi che discutono bevendo un birra al bar in piazza Mazzini che gli intervenuti davanti alla Casa del Popolo a voler intervenire. Tra le sedie si vede anche qualche esponente del Pd, che a poca distanza inaugurerà la nuova sede cittadina nei prossimi giorni, compreso il segretario cittadino Sirianni. Qualcuno timidamente fa notare che la vera emergenza al momento è quello che lasceranno i commissari: soltanto 2 dirigenti in servizio e pianta organica ridotto all’osso, blocco delle assunzioni, conti non in ordine con piano di riequilibro da rispettare per non incorrere nel dissesto finanziario, fronte non compatto anche all’interno dei partiti, un nuovo Governo giallorosso e le elezioni regionali a breve giro di posta.

    Si sollecita così risolutezza, con Italo Reale che laconicamente commenta «siamo questi, non ci sono altre soluzioni percorribili» perché «entro lunedì servono liste di candidati credibili ed un sindaco su cui chiedere la fiducia degli elettori che dovranno firmare le nostre liste. Non ci sono tempi per fare le primarie, ormai».

    Il segretario cittadino del Pd, Sirianni, invita a superare le divergenze, incontrarsi e fare sintesi rispettando il codice etico autoimposto per comporre le liste, dando lunedì come data possibile per un incontro più operativo: «non ci sono i tempi per fare le primarie, ma neanche il rischio di avere tempi stretti per non trovare candidature che possano essere di coalizione».

    Sulla mancata discussione sullo scioglimento torna Rosario Piccioni, ma l’ex consigliere comunale allarga il mea culpa anche al centrosinitra che non si è organizzato prima sapendo che, dopo il prolungamento del commissariamento, le elezioni sarebbero state a novembre. Anche in questo caso, però, l’analisi non va negli atti amministrativi o negli sviluppi giudiziari, limitandosi a ribadire che dovrebbero essere i partiti a stabilire l’incandidabilità di coloro i quali non sono stati reputati tali né dal Ministero dell’Interno né dai tribunali. «E’ un problema di responsabilità morale prima che politico» sentenzia l’ex assessore della giunta Speranza reputando che questo sia ragionamento opposto a quello che potrebbe seguire il centrodestra, «ma ci servirà un modus operandi diverso perché le firme andranno autenticate in Comune e serviranno candidati a consiglieri e sindaco noti e credibili. Noi non avalliamo nessuna pretesa o primo genitura sui nomi, solo il rispetto di determinati principi senza rincorrere la corsa a presentare più candidati possibili».

    Da valutare quale sarà la posizione poi che assumerà la lista a sostegno di Milena Liotta sindaco, che ha preso una strada divergente proprio in contrasto con la linea del Partito Democratico, mentre qualche vedetta pentastellata si è avvistata in piazza, sebbene i vertici dei 5 Stelle in modi diversi abbiano tenuto ad oggi posizioni caute o già fermamente contrarie a possibili apparentamenti.

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