Non arriva la sfiducia al sindaco Speranza

Nelle quasi 8 ore di dibattito emerge una maggioranza non coesa al fianco del sindaco, ma al momento del voto manca il colpo di coda.

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    Speranza in chiusura di dibattito ritiene che «durante questa lunga giornata ho ascoltato cose che mi hanno anche offeso sul piano personale. Ho mantenuto fede alla richiesta di portare in consiglio una serie di ragionamenti tenuti in vari incontri con i consiglieri, un programma su quanto si vorrebbe fare da qui a breve. Se poi 16 consiglieri vorranno sfiduciarmi o non votare il bilancio si prenderà atto di questa scelta e si andrà tutti a casa. Se non fosse per il dovere che ho verso i cittadini mi sarei già dimesso, sono ancora sindaco per rispetto del mandato».

    Secondo il primo cittadino «ho dato una risposta semplice a quanto mi è stato chiesto, e per come si è svolta la seduta avrei preferito anche la diretta streaming per far vedere come i lavori si siano susseguiti. Il mio auspicio sarebbe stato di un dibattito incentrato sul rispetto reciproco, ma così non è stato». 

    Speranza assicura che «continuerò a lavorare 12 ore al giorno come ho fatto fino ad ora, anche in questa situazione, ma certe critiche gratuite vanno oltre alla politica. Ho chiesto apertura al dialogo, non approvazioni preconfezionate, non fino al termine del mandato ma per un periodo più breve. Sono cosciente che il  mio mandato da sindaco sta finendo, ma le decisioni finali non spettano a me, perché già sto soffrendo troppo il clima diffamatorio che in certi ambienti si porta avanti nei miei confronti».

    Si va in una sospensione di “raccordo” (votata contro da Cristiano, Caruso e Tedesco), con il rientro in aula quando la mezzanotte è passata da 5 minuti.

    L’ordine del giorno (firmato da 15 consiglieri ovvero Ruberto, Teresa Benincasa, Mastroianni, De Biase, Chirillo, Mazzei, Chirumbolo, Spinelli, Mario Benincasa, Isabella, Grandinetti, Tropea, Aiello, Tedesco,  Cristiano) da presentare viene illustrato da Grandinetti, e nel testo si chiede l’impegno del sindaco a dimettersi «in tempo utile per votare nella primavera del 2014 ed evitare alla città un commissariamento deleterio per la città».

    Speranza risponde che «mi dimetterò i primi di febbraio da sindaco se lo faranno anche 16 consiglieri con me», votando così contro all’ordine del giorno, mentre l’esponente di Fli rivendica «l’intenzione di evitare il commissariamento immediato nonostante la mancanza di maggioranza più che conclamata» nell’annunciare il proprio voto favorevole.

    Caruso (Pdl) unica esponente della minoranza a non aver firmato l’ordine del giorno, vota contrario etichettandolo come «spazzatura, perché qualcuno vuole uscire indenne da questa vicenda. Non dovevamo discutere del commissariamento, ma delle linee programmatiche che senza numeri non possono avere futuro mancando la fiducia».

    Il resto del Pdl e dell’opposizione appoggia il documento presentato, mentre altri voti contrari arrivano dalla parte rimasta della maggioranza, con la capogruppo del Pd Andricciola ad accusare di «tatticismo chi ha portato avanti questo ordine del giorno non avendo avuto il coraggio di presentare una mozione di sfiducia per garantirsi il proprio posto».

    Spinelli (Lamezia Indipendente) rivela che «il mio gruppo avrebbe voluto una sfiducia immediata, si è cercata una soluzione di mediazione visto che la fiducia sulle comunicazioni del sindaco non è arrivata».

    Al momento della votazione c’è ancora tempo per un battibecco per un battibecco tra il presidente Muraca e Tersa Benincasa, prima che con 15 favorevoli contro 14 contrari l’ordine del giorno venga accolto. Un “monito” che non cambia però di molto la sostanza delle cose.

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