«Dopo sentenza del Tar nessuna autocritica da Mascaro e dalla sua maggioranza. Ora momento della responsabilità»

Si era ripreso intanto a lavorare su bilancio e Psc, così come a convocare la commissioni consiliari, anche perché un consiglio comunale avrebbe dovuto deliberare qualcosa per avere un senso istituzionale.

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    Nel fronte dei perplessi dalla sospensiva emessa dal Consiglio di Stato che ha di fatto commissariato l’amministrazione comunale per la seconda volta dopo 16 mesi non si iscrivono i consiglieri comunali di opposizione Rosario Piccioni ed Aquila Villella, contestando invece che la maggioranza non abbia fatto autocritica dopo la sentenza del Tar del Lazio che riabilitava tutto il consiglio comunale, anche se lo stesso Ministero dell’Interno che oggi ricorre contro la decisione del tribunale amministrativa aveva richiesto l’incandidabilità (quindi reputato responsabili diretti dello scioglimento) oltre al sindaco due consiglieri comunali eletti con la minoranza (Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino).
    «Nei giorni scorsi si è aperta una fase estremamente delicata per la nostra città. Una fase, che a nostro giudizio, va accompagnata da un estremo senso di responsabilità da parte di tutti.  Come abbiamo avuto modo di ribadire in ogni occasione, bisogna stare sempre dalla parte dello Stato. Senza se e senza ma. I provvedimenti emessi da organi dello Stato,  siano essi il Tar o il  Consiglio di Stato, siano essi il governo o la prefettura,  si rispettano ed eventualmente si contrastano nelle sedi opportune. Non esiste una magistratura buona o cattiva a fasi alterne, a seconda di quanto le decisioni dei giudici siano in linea o meno con le nostre aspettative», precisano gli esponenti della minoranza, «ci preoccupa  l’atteggiamento di Mascaro che ancora una volta alza i toni e ripropone un film già visto. Come nelle settimane precedenti il decreto di scioglimento del novembre 2017,  si torna a gridare al complotto,  si alimenta lo scontro con lo Stato e le istituzioni. Un atteggiamento che non fa altro che danneggiare irreversibilmente la città.  Un atteggiamento non consono a chi rappresenta le istituzioni e che, proprio in momenti delicati come questo, dovrebbe far prevalere il senso dello Stato nell’interesse della città».
    I due esponenti di centrosinistra reputano che «quello dei giorni scorsi è un provvedimento cautelare;  la decisione fondamentale del Consiglio di Stato arriverà tra poco più di due settimane. A cosa serve inveire  a mezzo social contro giudici e magistratura, con  appellativi certamente inaccettabili da qualsiasi cittadino e ancor più da chi rappresenta le istituzioni? A cosa serve? Ci si rende conto che con questo atteggiamento si rischia concretamente di pregiudicare l’esito di una partita ancora aperta? Prima i bersagli di Mascaro erano l’allora ministro degli interni e il prefetto. Ma ora? Il ministro degli Interni è della stessa area politica di Mascaro. E’ evidente che si cercano, come sempre, nemici “immaginari” per non guardare in faccia la realtà. La realtà di un’ autocritica e di una svolta “etica” che nell’amministrazione Mascaro non ci sono mai state. E a pagarne le conseguenze, ancora una volta, rischia di essere la città».
    Piccioni e Villella imputano così a Mascaro il non essersi dimesso all’indomani dell’operazione “Crisalide”, anche se il caso Lavagna o quello Tropea (per citare 2 amministrazioni sciolte per mafia anche dopo la caduta del sindaco per motivi politici) dimostrano come non sarebbe bastato questo solo atto per fermare l’eventuale arrivo della commissione d’accesso. Dopo la sentenza del Tar del Lazio secondo i due esponenti della minoranza si sarebbe dovuto «prendere le distanze dai consiglieri citati negli atti o coinvolti in operazioni della magistratura e lanciare un chiaro segnale di discontinuità. E invece Mascaro e la sua maggioranza si sono trincerati nel solito silenzio e nella solita autoreferenzialità. Come se nulla fosse successo. Non si è voluto tenere un Consiglio Comunale per discutere sugli accadimenti degli ultimi mesi. Come se la sentenza del Tar fosse un colpo di spugna sopra fatti storici e incontrovertibili. Fatti che purtroppo, come si legge nelle pagine del ricorso dell’Avvocatura e nel decreto di sospensiva, ritornano e continuano a pesare come un macigno». Si era ripreso intanto a lavorare su bilancio e Psc, così come a convocare la commissioni consiliari, anche perché un consiglio comunale avrebbe dovuto deliberare qualcosa per avere un senso istituzionale.
    Gi.Ga.

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