Il centrosinistra continua ad imputare le responsabilità politiche alla maggioranza che ha sostenuto Mascaro

Fermo restando che ad oggi la sentenza di incalidabilità è stata emessa solo per 2 candidati eletti con l'opposizione (Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino)

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    Il centrosinistra lametino reputa che «all’indomani della decisione del Consiglio di Stato di confermare il decreto di scioglimento, Mascaro che è il principale artefice di questi disastri stia facendo di tutto per passare per “vittima”. L’atteggiamento di Mascaro non cambia e risulta sempre più incomprensibile e inaccettabile. Ha davvero dell’incredibile che a parlare di “macerie” sia proprio chi le ha create, e a parlare di “baratro” sia proprio colui che, con la sua condotta irresponsabile, ha trascinato la città nella fossa. Ci domandiamo: a cosa è servito in questi mesi gridare al complotto, alimentare lo scontro con lo Stato e le istituzioni, fino addirittura a parlare di “antiStato” in una terra in cui quel termine identifica la ‘ndrangheta?  Non è servito a nulla».
    Il centrosinistra continua ad imputare le responsabilità politiche alla maggioranza che ha sostenuto Mascaro, fermo restando che ad oggi la sentenza di incalidabilità è stata emessa solo per 2 candidati eletti con l’opposizione (Pasqualino Ruberto e Giuseppe Paladino), citando «la composizione delle liste, la vicenda riguardante il padre del presidente del consiglio comunale De Sarro, fino alle mancate dimissioni quando l’arrivo della commissione d’accesso ormai era nell’aria», aspetto quest’ultimo che un refrain più politico che reale (Lavagna, Tropea, Petronà son Comuni in cui non è servito ad evitare il commissariamento le dimissioni del sindaco o la caduta del consiglio comunale) valido sia a giugno 2017 che a febbraio 2019 quando il Tar aveva riabilitato l’amministrazione comunale sciolta a novembre 2017 dopo 15 mesi di commissariamento in cui nessun atto amministrativo era stato revocato.
    Il centrosinistra imputa alla maggioranza di non aver «preso le distanze dai consiglieri comunali citati negli atti dello scioglimento», citando la collocazione politica nel centrodestra dell’attuale ministro dell’Interno, Salvini, e del giudice Franco Frattini, autorevole magistrato e già ministro nei governi Berlusconi. 
    «Ad un anno e mezzo dallo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, la città continua ad attraversare una fase drammatica sotto tutti i fronti, un tunnel buio che sembra non avere più fine», ammette il centrosinistra, «dai disservizi che tanti cittadini e imprese registrano ogni giorno, alla mancanza di una incisiva interlocuzione istituzionale per intervenire su presidi fondamentali del territorio, a cominciare dal tribunale e dall’ospedale; dalla paralisi dei principali centri di aggregazione della vita della città, a cominciare dai luoghi culturali e sportivi.  L’azione della commissione straordinaria, forse condizionata da un apparato amministrativo sottodimensionato, si è rivelata del tutto inadeguata, contraddistinta da una mancanza di ascolto e di relazione con la parte più viva della città, con conseguenze negative sotto gli occhi di tutti. Una fase oscura che la città ha vissuto in poche altre occasioni nella sua storia e che, forse, mai come questa volta, sta producendo nei cittadini lametini un senso di totale disorientamento, rassegnazione, la perdita di fiducia nelle istituzioni e nella politica». Affermazioni che sono, paradossalmente, le stesse fornite ieri dal contestato ex primo cittadino, così come quella che «aprire una fase nuova richiede a tutta la politica lametina, con il contributo delle diverse energie della società civile, di rimettere al centro i temi della selezione della classe dirigente, della moralità della politica, della pulizia delle liste. Qualsiasi discussione sul presente e sul futuro della città deve partire da queste questioni imprescindibili. C’è l’urgenza di dar vita a un nuovo corso di buona politica e buona amministrazione per una città che ha già pagato troppo per responsabilità politiche ben precise».
    g.g.

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