La fede al tempo del coronavirus nella riflessione di don Pino Latelli

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«Ho appena impartito la benedizione a un defunto davanti all’androne d’ingresso del cimitero di Lamezia Terme». Con queste parole inizia la riflessione che don Pino Latelli, parroco in solido della Chiesa del Carmine di Lamezia Terme, ha il desiderio di comunicare dopo aver impartito la benedizione ad un suo parrocchiano deceduto nel tempo del coronavirus.

«In questi giorni – continua il prelato – sempre più spesso negli ospedali si muore soli, con o senza coronavirus, a causa delle stringenti regole giustamente imposte per contenere la diffusione del virus. E per legge, almeno fino al 3 aprile, si viene sepolti quasi da soli: i funerali sono vietati, è concessa solo una semplice preghiera e la benedizione, poche persone e direttamente al cimitero. Si susseguono i bollettini della Protezione civile sulla situazione dell’emergenza coronavirus: conta dei deceduti in continuo aumento, delle persone in terapia intensiva e in isolamento a casa, persone che hanno superato la malattia».

Secondo il religioso «abbiamo bisogno che qualcuno ci ascolti, ci comprenda, ci consoli e risponda con sollecitudine al nostro bisogno di aiuto. Le risposte non si sono fatte attendere. Penso, prima di tutto, che occorre affrontare con fede e coraggio le grandi difficoltà del momento e non perdere la speranza come suggerisce con forza il nostro vescovo monsignor Giuseppe Schillaci in due recenti lettere inviate ai sacerdoti e ai fedeli della diocesi «Ritornerà il tempo degli abbracci della gioia, della fiducia. La Quaresima è per noi cristiani l’attraversamento del deserto ma non dobbiamo dimenticare la meta che è la Luce Pasquale, è Gesù il Risorto, il Vivente ed è lo stesso ieri, oggi e sempre… Prego e sono vicino a quanti sono contagiati, alle loro famiglie e ricordo al Signore il personale medico e paramedico e tutti gli operatori e lavoratori che assicurano a noi una vita tranquilla nelle nostre case… Siamo provati e preoccupati. Le nostre lacrime si uniscono a tutti coloro che sono nel pianto».

Si reputa «lodevole l’impegno, la serietà e il grande senso di responsabilità delle istituzioni civili e religiose profuso nell’affrontare l’attuale grave situazione: ognuno sta facendo con coscienza la sua parte per il bene di tutti. Papa Francesco, che «l’Italia – scrive il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella – sa di poter guardare sempre con fiducia e gratitudine», costantemente fa sentire la sua vicinanza spirituale, prega ed incoraggia coloro che soffrono per la diffusione del coronavirus e quelli che se ne prendono cura. Dopo il commovente e storico pellegrinaggio per invocare la fine della epidemia davanti all’immagine della “Salus populi romani” e al “Crocifisso” della Chiesa di San Marcello, l’amore e la compassione verso l’umanità sofferente insieme al desiderio di dare conforto con la tenerezza di una ideale carezza alle persone più provate e sole nella prova dell’emergenza coronavirus, hanno spinto il Papa a indire due appuntamenti spirituali di respiro universale: la recita del Padre nostro con i cristiani di tutte le confessioni mercoledì alle 12 e la preghiera di venerdì 27 alle 18 dal Sagrato della Basilica di San Pietro con l’adorazione del Santissimo Sacramento e la Benedizione “Urbi et Orbi”».

Si ricorda poi come «la Conferenza Episcopale Italiana ha realizzato un sussidio per aiutare il popolo di Dio a pregare in questo tempo di prova; ha promosso l’iniziativa che ha visto la partecipazione di milioni di italiani che, uniti nella preghiera per chiedere alla misericordia del Padre di liberare l’umanità da questa pandemia, accompagnati dal Santo Padre, dai vescovi e dal nostro vescovo Giuseppe Schillaci, hanno recitato a casa il Santo Rosario la sera della solennità di San Giuseppe esponendo alle finestre un drappo o una candela accesa, simboli di speranza e di luce della fede. Ha deliberato, inoltre, lo stanziamento di 10 milioni di euro provenienti da donazioni e dall’otto per mille per sostenere le Caritas diocesane nella loro azione di supporto alle persone in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus».

Nel ringraziare operatori sanitari, forze dell’ordine, volontari e tutti coloro sono ancora in prima linea in questo momento di emergenza Don Pino conclude evidenziando «tanti in Italia, anche a Lamezia Terme, i piccoli e i grandi gesti di solidarietà per sostenere la lotta contro il coronavirus convinti che «uniti ce la faremo». In questo tempo del coronavirus tante famiglie stanno recuperando gli affetti familiari, i genitori parlano di più con i loro figli, ci si chiede come si sta, si fanno domande e ci si interessa degli altri e ci si interroga sul senso della vita e sulla fragilità della condizione umana. Tante case sono diventate cenacoli di preghiera, dove si sta sperimentando con la preghiera e la lettura della Parola di Dio la consolazione e la misericordia di Dio. Tanti partecipano alla Santa Messa attraverso la televisione durante la quale fanno comunione spirituale con il Signore e con i fratelli. In conclusione posso affermare con sicurezza che ognuno sta cercando di tirare il meglio di se stesso per uscire da questa tragica situazione e ciò ci spinge, nonostante le difficoltà e le sofferenze del presente, ad andare avanti e guardare al futuro con fiducia e speranza».

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