Piccioni chiede alla Santelli chiede di replicare il modello Toscana nel coinvolgimento dei medici di base

Articolare il territorio in unità speciali di continuità assistenziale, in ciascuna delle quali opererà un certo numero di medici specializzati

Rosario Piccioni, consigliere comunale di Lamezia bene comune, lancia un appello alla presidente Santelli perché «come fatto in Regione Toscana dal presidente Rossi con il coinvolgimento delle Asp e delle federazioni dei medici di medicina generale, i medici di famiglia siano sempre più protagonisti della lotta al coronavirus», ovvero «articolare il territorio in unità speciali di continuità assistenziale, in ciascuna delle quali opererà un certo numero di medici specializzati affiancati da altrettanti infermieri, dotati di tutti i dispositivi di protezione, che, su segnalazione dei medici di famiglia, si recheranno nelle abitazioni dei pazienti positivi già in quarantena e dei pazienti che avvertono i primi sintomi e per i quali potrebbe essere necessario effettuare il tampone».

Strategia che dovrebbe servire a «ridurre il numero, purtroppo ancora alto, di persone che, magari spinte da comprensibilissima paura, si recano autonomamente al pronto soccorso, con rischi per la sicurezza e creando sovraffollamenti; ridurre, laddove ci siano le condizioni, le ospedalizzazioni e consentire ai pazienti sul territorio con sintomi lievi o trattabili a casa di essere seguite dai medici presso le proprie abitazioni, ancor più dopo le disposizioni dell’Aifa che consentono ai medici di famiglia di somministrare in casi di necessità alcuni farmaci antivirali; consentire ai medici di famiglia di seguire pazienti con altre patologie, evitando che magari si aggravino e debbano ricorrere all’ospedale, complicando ulteriormente la situazione di emergenza».

Piccioni ricorda che «pur con tutti gli sforzi, sappiamo tutti che i posti letto per i ricoveri e le terapie intensive in Calabria sono limitati: laddove i pazienti possono essere seguiti sul territorio e a domicilio, nella massima sicurezza e con adeguati percorsi di cura, dobbiamo fare di tutto per seguire questa strada. Regioni molto più avanzate di noi sul piano sanitario e con una maggiore disponibilità di posti letto stanno seguendo questa strada». Anche perché le direttive nazionali più volte pubblicizzate indicano tale via.