“Primi discepoli come noi oggi, chiusi per paura. Ma il Risorto viene ad aprire le porte del cuore”

Dal vescovo della diocesi lametina il pensiero e la preghiera per medici, infermieri, volontari, tutti coloro messi a repentaglio in questo periodo

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«Se il Signore è in mezzo a noi, allora regna la pace, la concordia, l’amore. Siamo liberi da ogni paura che ci chiude in noi stessi, liberi da ogni vincolo che ci impedisce di rapportarci con gli altri. In un tempo in cui gli altri sono visti sempre più come una minaccia, un pericolo. Se il Signore sta in mezzo a noi, allora ci apriamo alla fiducia verso tutti. Anche noi, come la comunità dei primi discepoli, abbiamo ricevuto il mandato di annunciare, vivere ed edificare la pace». Così il vescovo di Lamezia Terme Giuseppe Schillaci che questa mattina ha presieduto la messa domenicale al Santuario di Sant’Antonio di Padova, in diretta web sul sito diocesano e in Tv.

Dal vescovo della diocesi lametina il pensiero e la preghiera «per quanti, medici, infermieri, volontari, per tutti coloro che hanno messo a repentaglio la propria esistenza in questo periodo fino a sacrificare la propria vita. La prima comunità dei discepoli a cui Gesù si manifesta Risorto è un po’ come noi in questo momento: una comunità fragile, chiusi per la paura. Ma il Signore Risorto viene ad abitare le nostre paure, le nostre chiusure, e ci libera da tutto questo. Non abbiamo ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma uno spirito da figli adottivi. Non lasciamoci imprigionare dalla paura, non chiudiamoci e soprattutto non chiudiamo la nostra vita dentro orizzonti sempre più angusti perché preoccupati del nostro tornaconto, dei nostri interessi. Il Risorto viene ad aprire le porte della comunità, le porte del nostro cuore».

Dal presule, l’invito ad interrogarsi sulla «missione della Chiesa oggi, a Lamezia, in Calabria. Un cristiano che non costruisce la pace ovunque si trovi ad operare, che cristiano è? Un cristiano che non vive la gioia, che non annuncia la buona notizia del Vangelo, che cristiano è? Un cristiano che non getta ponti, che cristiano è ? Un cristiano triste o un cristiano che divide, è una contraddizione. Apriamoci al soffio che viene dal Signore Risorto, che ci fa creature nuove e ci permette di vivere tra noi e con gli altri i doni della pace e della gioia, i segni della presenza del Signore».

Commentando l’episodio di Tommaso, il vescovo sottolinea come «Tommaso vede il Signore quando accetta di stare con gli altri. Anche se non li capisce fino in fondo. Stare con gli altri è una dimensione fondamentali del nostro essere uomini, del nostro essere Chiesa. Immaginiamo il futuro della Chiesa, a Lamezia e nel mondo, sul modello della prima comunità cristiana: erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere»

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