Non accorpata a Catanzaro, ora si chiedono potenziamenti e riaperture per la sanità lametina non previste

Dopo l'approvazione dell'azienda unica sanitaria di Catanzaro il sindaco di Lamezia Terme torna a chiedere il potenziamento del Giovanni Paolo II

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Si aggrega anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, al gruppo di scontenti per l’approvazione in consiglio regionale di quanto previsto già a marzo 2019 per quanto riguarda la nascente azienda sanitaria unica di Catanzaro.

Il primo cittadino, richiamando la Legge Regionale n. 6 del 13/03/19, si appella al comma 4 dell’art. 1 della legge medesima, il quale si limitava a prevedere che «in attesa del complessivo riordino organizzativo del sistema delle aziende del servizio sanitario regionale, il protocollo d’intesa di cui al comma 3 prevede l’integrazione del presidio ospedaliero Giovanni Paolo II di Lamezia Terme con l’Azienda Ospedaliero Universitaria “Mater Domini-Pugliese Ciaccio”», senza poi però occuparsi più in altro modo del “Giovanni Paolo II” se non in questo appunto.

Anche nell’approvazione di lunedì notte Lamezia non compare più, con il sindaco a lamentare che «non vi sia stato alcun previo coinvolgimento del territorio lametino e dei suoi rappresentanti istituzionali in ordine alla intenzione di procedere a radicale modifica della precedente normativa, escludendo de plano non solo l’importante struttura ma soprattutto l’intera Comunità dalla medesima servita», specificando che «nè può essere di consolazione alcuna la rassicurazione sulla futura attenzione verso la sanità lametina in quanto è da decenni che le “future attenzioni” mai si sono tradotte in azioni concrete ma al contrario si è assistito, quasi impotenti, ad ingiustificate ed inaccettabili reiterate spoliazioni».

Se però lo stesso commissario al piano di rientro Cotticelli lo scorso anno aveva manifestato l’intenzione di non voler includere nel nuovo soggetto aziendale l’ospedale di Lamezia Terme che era e rimane attualmente sotto la gestione dell’Asp di Catanzaro (anch’essa commissariata e con un dissesto dichiarato a dicembre), per Mascaro «è evidente, quindi, che con assoluta priorità ed urgenza deve procedersi oggi ad attribuire al Presidio Ospedaliero di Lamezia Terme il ruolo e le funzioni, ma soprattutto i reparti, le specializzazioni e le eccellenze che il medesimo merita. Di parole, di rassicurazioni e di future attenzioni si è, invero, stanchi ed è giunto il momento di tradurli in atti e fatti concreti».

L’appello del sindaco è così nuovamente sulla riapertura del Reparto di Malattie Infettive e di Microbiologia, rimarcando come nessuno abbia risposto alle richieste di politica e mondo civico lametino in un ambito non previsto però già in quanto organizzato da marzo per quanto riguarda la lotta al Covid-19.

Nel proprio comunicato Mascaro chiede così, in una regione che sotto il piano di rientro non prevede aumento di posti letto e lotta contro il blocco del turn over, «ulteriori posti letto ed unità mediche in svariati reparti quali cardiologia, radiologia, chirurgia, pediatria, neonatologia», mentre il piano del fabbisogno dell’Asp è stato deliberato il 12 marzo non prevedendo neanche la riapertura della Terapia Intensiva Neonatale nuovamente richiesta ora dal primo cittadino.

In merito alla riunione convocata per il 6 maggio a Catanzaro dal commissario Cotticelli in merito al Centro Regionale Covid 19 per Mascaro «ubicazione diversa dalla struttura sopra indicata e già esistente in Lamezia sarebbe irragionevole ed inspiegabile non agli occhi del comprensorio lametino ma di chiunque sia scevro da visione di mero campanile e sia proiettato invece all’ottimizzazione dell’offerta sanitaria regionale». In lizza però ci sono le strutture di Catanzaro, con il placet della stessa Asp che nel capoluogo non ha ospedali, ma anche di diversi sindaci del comprensorio lametino.

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