Eliseo Bevivino rassicura sui controlli delle due vasche sature in discarica e sull’impatto della terza in divenire

Somma dei rifiuti già conferiti nelle due aree sature uguale a quanto prodotto in 20 anni nel lametino

Anche l’amministratore unico della Lamezia Multiservizi SpA, Eliseo Bevivino, interviene sul dibattito in atto in merito alle discariche passate e futuro in località Stretto.

«Riguardo alle due vasche site nel comune di Lamezia in località Stretto, non più operative da anni perché esaurite, è vero che in esse sono stati smaltiti prevalentemente (molto di meno nella seconda) rifiuti indifferenziati. Vorrei tranquillizzare tutti perché grazie alle impostazioni progettuali e alla post gestione che Multiservizi sta effettuando in modo scrupoloso, non si sono corsi e non si correranno in futuro rischi di alcun genere», spiega Bevivino, «nelle due vasche infatti viene ancora oggi captato il biogas con il quale viene alimentato un impianto che ormai da diversi anni produce energia elettrica che viene immessa nella rete Enel. Per quanto riguarda il percolato le vasche sono dotate di sistemi di monitoraggio e controllo di eventuali fuoriuscite, tra l’altro mai verificatesi, e lo stesso viene convogliato in apposite sezioni e poi smaltito presso operatori specializzati sostenendo oneri pesantissimi».

L’amministratore della Multiservizi quindi rilancia: «la fase di postgestione, della quale non tutti conoscono l’esistenza, è importantissima e dovrebbe preoccupare molto di più che la fase di realizzazione. Quante discariche oggi sono abbandonate? Quanti gestori non hanno adempiuto agli obblighi contrattuali che prevedevano la postgestione? Questo in località Stretto non è accaduto perché Multiservizi sta gestendo questa fase che dura ben 30 anni, utilizzando le risorse accantonate in un fondo, alimentato dalle tariffe di smaltimento riconosciute dalla regione, di circa 5 milioni di euro in parte ancora oggi appostato in bilancio per far fronte agli oneri specifici futuri».

Non si nasconde che «c’è sicuramente un problema di trasparenza, di affidabilità, di correttezza, di costi che deve essere tenuto presente perché lo smaltimento dei rifiuti, o meglio dei residui della lavorazione dei rifiuti, sia considerato un servizio adeguatamente remunerato ma non speculativo», ed in tale ambito non mancano le inchieste giudiziarie, anche a Lamezia Terme ed in maniera diversa pure sulla discarica di località Stretto nella parte attualmente sotto sequestro (con indagati anche i vertici della società municipalizzata).

Si entra poi nella discussione della terza vasca, sostenendo che «avviene in un contesto diverso, dove gli obiettivi della regione e dell’ambito provinciale sono quelli di ridurre al minimo lo smaltimento finale dei residui, e di rendere però autonomi gli ambiti per quanto concerne l’impiantistica legata a tutto il ciclo dei rifiuti. Gli obiettivi non sono ancora raggiunti, ma a Lamezia si sta implementando il sistema di raccolta differenziata con investimenti importanti della società, della regione e del Comune di Lamezia e ciò anche con un ritorno occupazionale».

Ineluttabile parlare di discariche perché «qualsiasi sistema di trattamento dei rifiuti ha un aspetto ineliminabile, che è quello di cosa fare dei residui delle lavorazioni siano essi sovvalli che residuano dal processo di valorizzazione o ceneri nel caso di trattamento termico», meno per Bevivino «quello sull’impatto che gli impianti finali di smaltimento potrebbero avere a livello ambientale, ma ancor di più sul fatto che gli stessi potrebbero essere destinati ad accogliere rifiuti provenienti da altre aree diverse da quelle dove sono ubicati gli impianti. Nel caso delle vasche localizzate in località Stretto non c’è nel modo più assoluto alcuna evidenza di ciò. Infatti la quantità di materiale immagazzinato nelle due vasche è esattamente corrispondente ai rifiuti smaltiti dalle comunità di tutto il comprensorio lametino negli ultimi 20 anni. Potrebbe essere fuorviante un fenomeno di compensazione nel senso che a volte sono stati smaltiti rifiuti provenienti da altri distretti ma nelle stesse quantità che il comprensorio di Lamezia ha smaltito fuori comune da quando le due vasche non sono operative».