Si al compost, no ai fanghi nei campi calabresi espresso dal circolo lametino di Rifondazione Comunista

Si ribadisce la propria contrarietà ad un eventuale nuovo impianto nel territorio di Pianopoli

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Per il circolo lametino di Rifondazione Comunista «le esperienze nel ciclo dei rifiuti, i dati squadernati ogni anno dallo stesso Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, dimostrano che sono necessarie politiche alternative a quelle attuate finora in Calabria. C’è bisogno di politiche regionali forti a favore della differenziata che per essere efficace ha bisogno di campagne pubblicitarie continue sulla sua utilità. Bisogna incominciare a porsi obiettivi concreti, cosa mai fatta, per la riduzione dei rifiuti a partire dagli imballaggi, promuovere e favorire il “compostaggio domestico” a partire dagli agricoltori, e, allo stesso tempo, promuovere comportamenti virtuosi delle imprese, dei commercianti, dei cittadini tutti e, soprattutto, vanno garantiti impianti efficaci di trattamento meccanico e biologico».

Si ci schiera così contro un nuovo potenziale impianto da circa un milione di mc nel territorio del comune di Pianopoli, ricordando come l’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) nel rapporto 2019, «con riferimento all’anno precedente, ci annovera tra le tre regioni che smaltiscono più rifiuti in discarica. Con il 52% , contendiamo il penultimo posto al Molise, a fronte del 9% o del 7% rispettivamente del Friuli e del Trentino e del 25% della Sardegna. Ci sono regioni che hanno superato o sono vicinissime all’obiettivo del 10% fissato per il 2035 dalla direttiva 850/2018 UE. Tra l’altro queste sono regioni che hanno un conferimento risibile di rifiuti non trattati (le norme prevedono che in discarica finiscano solo rifiuti trattati: meno volume, meno inquinanti) smaltiti in discarica».

Si è scettici anche sulla proposta, avanzata da Italo Reale, di utilizzare i fanghi della depurazione e la “frazione organica” dei rifiuti come ammendante per i terreni agricoli: «se ci si riferisce al compost non possiamo che essere favorevoli a condizione che ci siano tutte le certificazioni necessarie sulla qualità dello stesso. Gli stessi agricoltori spesso sono diffidenti a causa delle notizie sulle inefficienze degli impianti di trasformazione. In quanto ai fanghi, in totale sintonia con le posizioni espresse dalle associazioni ambientaliste e da associazioni che si battono per la salute dei cittadini, siamo fermamente contrari. Intanto ribadiamo la nostra richiesta che i comuni, innanzitutto il nostro, pretendano informazioni precise sugli impianti ricadenti nel nostro comprensorio, soprattutto sulla loro sicurezza e sui loro livelli di efficienza e efficacia. Non occorre ricordare i ripetuti problemi emersi nel corso degli anni nell’impianto di depurazione e le condizioni dell’impianto TMB (Trattamento Meccanico Biologico) ricadente nella zona industriale. Un impianto obsoleto definito fatiscente dallo stesso consorzio di imprese subentrato, nel gennaio di quest’anno, alla Daneco».

Anche a livello nazionale si lamenta la nascita nel 2018 dell’articolo 41 nel decreto Genova che riguardava la vicenda del ponte Morandi: «con quell’articolo, nel consentire l’utilizzo dei fanghi in agricoltura, si innalzavano notevolmente i limiti indicati nel 2017 dalla Cassazione relativi a diverse sostanze contaminanti. Così sono stati innalzati, per esempio, di ben 20 volte i limiti per gli idrocarburi presenti nei fanghi. Accanto all’inquinamento dei terreni e quindi delle produzioni agricole questo decreto rappresenta un pericolo per le acque sotterrane, che, è bene ricordarlo, forniscono circa la metà dell’acqua da bere e di quella per l’irrigazione usata nel mondo».

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