“Sono le banche a soffocare le imprese non la pandemia”

Per Francesco Grandinetti, presidente Assimec Calabria, il sistema va rivisto

Per Francesco Grandinetti, presidente Assimec Calabria, «il verbo “soffocare” usato dai due presidenti Ferrara e Rossi è perfetto, ma non è la pandemia a soffocare le imprese, chi soffoca le imprese sono le banche. I presidenti hanno fatto bene ad evidenziare il calo dei fatturati delle imprese calabresi oltre ogni ragionevole previsione. Cosa già evidenziata giorni fa’ con preoccupazione da Banca d’Italia. Ferrara e Rossi sono esemplari quando, conseguentemente alla ricetta “serve immediata liquidità”, fanno seguire interventi concreti come quelle che il presidente della Camera di Commercio Rossi con l’ausilio della ottima Cofidi ha portato avanti un prodotto che garantisse le banche al 100% per un finanziamento di 10.000 euro, o come quello del presidente Ferrara della Unindustria (a cui rivolgo gli auguri per il nuovo meritato incarico) che invoca l’intervento di Fincalabra».

Si reputa però che «tutto ciò non serve se c’è l’imbuto di un sistema bancario freddo, insensibile e completamente distante dalle necessità che il momento storico in cui ci troviamo, impone. Solo una guerra nucleare avrebbe provocato situazioni peggiori di quanto è successo finora alle imprese e quindi alle persone. A giorni farò una conferenza stampa dove denuncerò pubblicamente il caso di una azienda calabrese che seguo personalmente che si è vista rifiutare un finanziamento di 10.000 euro per motivazioni soggettive e superficiali. Banche convenzionate con la Cofidi che aveva già espresso una pre valutazione positiva e che aveva rilasciato insieme alla camera di Commercio di Catanzaro una garanzia al 100%».

Grandinetti lamenta che «le banche in questo caso hanno adottato criteri di valutazione superficiali e soggettivi, visto che la stessa azienda, a distanza di due giorni dal rifiuto, ha ottenuto un affidamento di 38.000 euro senza alcuna garanzia pubblica, ma con la sola fidejussione personale dell’imprenditore, per giunta un giovane di 25 anni. Non servono a niente gli interventi pubblici di garanzia se anche sulle misure adottate dal governo del Cura Italia le banche trovano problemi. Dovrebbero essere obbligate ad erogare i famosi 25.000 euro, invece gli istituti finanziari si trincerano dietro una frase del tipo: “noi siamo privati e dobbiamo guadagnarci e garantirci anche sulle inadempienze dello Stato”».

L’invito rivolto è quello di «intervenire sul sistema bancario, chiedendo al governo di bloccare ogni aiuto dello Stato in loro favore se essi non impregneranno risorse per il credito alle imprese. Fin quando non si capirà che è il governo ad avere bisogno delle imprese e non viceversa, nulla cambierà. Tra qualche mese senza gli investimenti delle imprese la disoccupazione sarà dilagante e la povertà incomberà come uno spettro anche tra i ceti medio alti con tutte le conseguenze di scontri sociali facilmente prevedibili».

I rischi secondo Grandinetti sono noti:«molti funzionari bancari si trincerano dietro le valutazioni dei vari SIC (crif, cerved ecc), allora è anche ora di mettere mano agli algoritmi che determinano il sistema di valutazione del merito creditizio delle persone e quindi delle imprese, molto spesso creato per spingere, spero involontariamente, all’usura».