I pro della discarica controllata di località Stretto espressi dalla Lamezia Multiservizi contro i dubbi di Rete Civica

Nell'ambito del dibattito su un'eventuale terza vasca e uso delle prime due esaurite negli anni scorsi

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Alla vigilia di ferragosto la Lamezia Multiservizi, società in house del comune di Lamezia Terme, si inserisce nel dibattito avviato dalla Rete Civica contro la costruzione delle terza vasca in località Stretto, che al momento è in fase progettuale (incarico commissariato dalla Regione ad un proprio dipendente, ma con costo a carico del Comune), ma avviata dalla precedente gestione amministrative regionale e comunale, sebbene le polemiche siano sorte solo ora nel 2020.

La società nella nota stampa inviata si concentra invece sull’impatto che la discarica avrebbe sul territorio, essendo già esistente quella esaurita in località Stretto ed essendo le due vasche ad oggi oggetto di lavori per nuovi abbanchi (la giunta comunale ha incaricato a luglio la Multiservizi di progettare l’abbanco della prima vasca della discarica in località Stretto).

«La logica aristotelica ci insegna che un ragionamento deduttivo può essere corretto ma, se si fonda su una premessa falsa, anche la conclusione può risultare tale» sostiene la società, anche se la nota non porta la firma di chi ha scritto il testo inviato alla stampa, precisando che «la discarica controllata è un impianto di gestione dei rifiuti realizzato conformemente alla direttiva comunitaria 1999/31/CE, recepita dall’Italia con il D.Lgs. n.36/2003. La direttiva è stata emanata per definire i criteri di costruzione e gestione di discariche sicure e controllate, sulla base del documento di strategia comunitaria sulla politica dei rifiuti, che prevedeva l’emanazione di criteri e norme per il corretto smaltimento dei rifiuti mediante interramento. A tal fine la direttiva e la norma nazionale di recepimento, oltre che le specifiche procedura VIA (valutazione impatto ambientale), hanno previsto per le discariche controllate rigidi requisiti costruttivi e gestionali, volti a prevenire le ripercussioni negative sull’ambiente».

Pertanto secondo chi ha emanato la nota «una discarica controllata, realizzata nel rispetto della normativa, deve prevenire l’inquinamento delle acque superficiali, delle acque freatiche, del suolo e dell’atmosfera; deve prevenire l’incidenza sull’ambiente globale, compreso l’effetto serra, nonché ogni rischio per la salute umana durante l’intero ciclo di vita (gestione operativa e gestione post-operativa trentennale dopo la chiusura). In tal senso, il d.lgs. 36/2003 da una parte definisce i criteri costruttivi in termini di: ubicazione dell’impianto, protezione delle matrici ambientali, controllo delle acque e gestione del percolato, protezione del terreno e delle falde, controllo del biogas, stabilità, dall’altra definisce i criteri di conduzione della discarica, prescrivendo i contenuti: del piano di gestione operativa dell’impianto, del piano di ripristino ambientale, del piano di gestione post-operativa, del piano di sorveglianza e controllo, del piano economico-finanziario. E’ evidente che la discarica controllata, quale tecnica di trattamento così concepita, non può essere considerata fonte di inquinamento, ma piuttosto una infrastruttura sanitaria di base a tutela dell’ambiente, insostituibile in qualunque piano di salvaguardia e di risanamento ambientale».

Si ritiene così che «la discarica controllata di Lamezia, proprio perché è uno dei pochi impianti pubblici gestiti direttamente dal pubblico, rappresenta un presidio di legalità e comporta un notevole vantaggio economico per il Comune e, conseguentemente, per i cittadini di Lamezia che avrebbero una minore incidenza della tassa rifiuti», reputando che «su questi temi ambientali che incidono sul nostro territorio, sull’economia locale e sul futuro dei nostri figli non possiamo permetterci di essere superficiali e lasciarci suggestionare, ma dobbiamo cercare di essere il più possibile razionali e fare scelte consapevoli».

Nell’analisi manca solo l’attività di sequestro ed indagini da parte delle forze dell’ordine nate dopo la riapertura deliberata dalla terna commissariale senza prima accertarsi che tutti i lavori necessari fossero stati compiuti, per rimanere in tema di discarica controllata.

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