Giuseppe D’Ippolito spiega il proprio non voto al decreto semplificazioni

Continua anche il botta e risposta sul tema dell'edilizia scolastica con l'amministrazione comunale lametina

Continua il botta e risposta sul tema dell’edilizia scolastica con l’amministrazione comunale lametina del parlamentare Giuseppe D’Ippolito: le parti son concordi nel certificare l’ammissione di Lamezia Terme ad un primo finanziamento ministeriale ma non ad un secondo per il rientro in aula in sicurezza degli alunni, con gli atti ufficiali sui soldi in arrivo per affittare nuovi locali che citano solo i comuni ammessi (7 in provincia di Catanzaro, con nel lametino solo Martirano che avrà 18.000 euro per le spese di fitto e 12.000 per quelle di conduzione degli spazi in affitto e di relativo adattamento alle esigenze didattiche).

Così da un lato via Perugini si trova a lamentare una selezione parziale (avendo proposto l’acquisto di 7 moduli prefebbricati, mentre i verbali citano solo i comuni che hanno scelto per il fitto) ed i pentastellati a lamentare una mancata partecipazione (negli atti pubblicati non compaiono le proposte escluse) o la scelta di non usare poteri commissariali sull’avvio dei lavori del primo progetto (il cui progetto è stato esternalizzato per carenza di personale).

Il parlamentare grillino ieri si è trovato online anche a spiegare le ragioni che lo hanno portato a non votare il decreto semplificazioni. «Non si ammettono deroghe alla coerenza, dunque alla dignità, alla storia politica individuale. Perciò, insieme a diversi colleghi – deputati 5 Stelle – della commissione Ambiente, ho deciso di non votare il dl Semplificazioni», spiega D’Ippolito, evidenziando le criticità ma anche i punti di forza del decreto.

Secondo il parlamentare «bisognava trovare un punto di equilibrio tra l’esigenza di favorire la ripresa economica, dunque la ripartenza del Paese, e la necessità di preservare l’ambiente e i beni comuni, peraltro oggetto di una mia specifica proposta di legge che rafforza le tutele per agevolare l’economia circolare e la crescita della comunità. La decretazione d’urgenza è strumento indispensabile, di fronte a catastrofi economiche e sociali come il Covid. Ciononostante, rispetto a questioni primarie il dibattito politico non può essere compresso né saltato, come invece è successo con la rapida approvazione di alcuni emendamenti, al dl Semplificazioni, in tema di ambiente e beni comuni. Il confronto democratico resta doveroso, quando si legifera sulle condizioni essenziali della vita umana, direttamente collegate alla difesa dell’ambiente come casa comune, tanto cara al Papa e alla nostra modernità. Rispetto a questi argomenti, che travalicano ogni confine, è un errore politico soffocare la discussione (parlamentare), impoverirla, piegarla ai tempi e ritmi propri del decreto legge».

Si contestano gli emendamenti che «escludono la procedura di dibattito pubblico dall’iter autorizzativo di grandi opere infrastrutturali; consentono di riproporre provvedimenti già annullati dal giudice per vizi di atti interni al procedimento amministrativo; permettono, in deroga a eventuali dichiarazioni di interesse culturale o pubblico, di trasformare impianti sportivi per le competizioni di livello professionistico; prevedono l’iscrizione più o meno diretta, cioè senza particolari verifiche, all’Albo gestori ambientali ai fini del recupero di materiali ferrosi (e Dio sa quanto mi sia sgolato a denunciare che già per quella ordinaria si può incredibilmente fare a meno della certificazione antimafia); riducono le garanzie indispensabili allo stoccaggio geologico di anidride carbonica; autorizzano la ricostruzione, con la sola Scia (Segnalazione certificata di inizio attività), di edifici crollati, archiviando ogni altro aspetto e permesso».

Nel decreto però ci sono anche punti da evidenziare secondo lo stesso legale lametino: «si ristabilisce l’obbligo di bonifica per le acque sotterranee, con lo svincolo delle garanzie finanziarie che il privato deve depositare solo al termine delle bonifiche. In merito alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.), i miglioramenti riguardano i termini della partecipazione dei cittadini per le osservazioni sui progetti. In particolare, essi vengono riportati a quelli precedenti al decreto per la Verifica di Assoggettabilità a V.I.A.: si torna ai 45 giorni. Ancora, per la V.I.A. nazionale si ritorna ai 60 giorni. Sempre a proposito della V.I.A. è stato approvato un emendamento circa l’obbligo, terminati i lavori di un’opera, di depositare e pubblicare i documenti di fine lavori, comprensivi di rapporto sull’attuazione delle prescrizioni di carattere ambientale. Aggiungo che sono approvati due emendamenti al fine di evitare, nelle aree di uso civico, la realizzazione di gasdotti senza il coinvolgimento delle comunità che ne detengono i diritti. Infine, è stato salvaguardato l’obbligo di raccogliere le indagini archeologiche preventive, prima di procedere alla V.I.A».