Legalità nell’impresa e nel lavoro come tema scelto per il X festival della dottrina sociale della chiesa foto

Il Procuratore Curcio chiede maggiore impegno alle istituzioni, il sindaco Mascaro di andare direttamente nei luoghi

Si apre con un ricordo di Don Adriano, venuto a mancare a febbraio, il lancio del X festival della dottrina sociale della chiesa, si chiude con l’augurio di avere prima di Pasqua l’inaugurazione dei servizi nel complesso interparrocchiale di San Beneddetto, con i locali attualmente sotto regime di lavori in corso visitati insieme al vescovo Giuseppe Schillaci e al presidente della Fondazione Caritas lametine, don Fabio Stanizzo, anche dal sindaco Paolo Mascaro e dal Procuratore Salvatore Curcio.

Nel proprio intervento Schillaci parla in merito alla scuola di dottrina sociale come «segno di comunità per la nostra città e per tutte le città, un principio che guarda alle radici del passato», ricollegandosi al passaggio della genesi letto in merito alla nascita del giardino dell’Eden poiché «piantare è un segno di speranza, le origini in Dio sono un tema comune».

Il tema scelto per la decima edizione è quello della legalità, «negli stili di vita e nel lavoro, nelle istituzioni» specifica il vescovo, chiedendo «l’impegno di costruire un futuro migliore dato il momento complesso e complicato, come emerge dagli organi di informazione» e citando Don Bosco nell’aspirare ad avere «onesti cittadini e buoni cristiani».

Secondo il Procuratore Curcio «dobbiamo sostituire l’io con il noi, l’individualismo con la solidarietà e comunità. Anche le istituzioni devono fare la propria parte senza affidarsi solo al lavoro delle forze dell’ordine».

Richiamo su cui interviene anche il sindaco Paolo Mascaro: «chi riveste importanti ruoli deve essere emblema di esempio nei comportamenti, dell’essere inattaccabile. Veniamo da decenni di contrasti interni, dobbiamo vincere la sfida che ci viene posta sulla legalità praticandola come comunità».

Il primo cittadino si affida poi al concetto di perdono: «chi delinque deve essere trascinato dalla parte della ragione, non fare nette divisioni e creare un muro di non revisione. Bisogna andare nei luoghi di sofferenza, di delinquenza, degli errori e affrontare le persone con umanità per favorire un percorso di cambiamento». In tal senso per il sindaco «lo dobbiamo fare insieme noi istituzioni. Dopo la pandemia le attività devono passare da luoghi come Ciampa di Cavallo, per spiegare loro che chi nasce nel malaffare ne può uscire, ma il primo passo è farsi carne e ossa e non solo volti sui giornali».

Un sollecito al Comune da parte di don Fabio Stanizzo arriva poi sul dormitorio attualmente chiuso per lavori da effettuare a carico del Comune, con una pianta di melograno messa a dimore in zona attigua ai locali che ospiteranno l’area destinata al consumo dei pasti nella mensa della Caritas.