Seguendo il precedente laziale nelle 4 sezioni incriminate richiamati a votare sarebbero gli iscritti al 10 novembre 2019

A Cisterna di Latina lo scorso anno si tennero elezioni simili a quelle che aspettano Lamezia Terme

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Lamezia Terme chiama Cisterna di Latina, e non per rinsaldare l’amicizia pallavolistica (il ds della squadra pontina è il lametino Candido Grande) quanto per “confrontarsi” su come si dovranno svolgere le nuove mini elezioni amministrative entro 60 giorni in 4 sezioni dopo la sentenza del Tar della Calabria di ieri.

Infatti lo scorso anno anche la cittadina laziale dovette fronteggiare la medesima evenienza su sentenza del competente tribunale amministrativo arrivata il 9 novembre 2018, con 4 sezioni su 33 nuovamente al voto, ed un sindaco che il 10 giugno 2018 al primo turno aveva di soli 3 voti superato la soglia minima per conquistare la poltrona di primo cittadino senza incorrere nel ballottaggio.

Mauro Carturan (centrodestra) poi il 6 gennaio 2019 aveva aumentato il distacco sul principale avversario Gianluca Del Prete (centrosinistra, ma con dentro anche Forza Italia), che aveva presentato il ricorso al Tar trovando anche in questo caso parziale accoglimento (nella sentenza arrivarono anche 2 voti in più per Lega e 6 per il Movimento 5 Stelle, che non sostenevano il ricorrente al primo turno).

Immutati i candidati a sindaco e consigliere comunale rispetto al novembre 2019, il quesito che oggi circola, in attesa che la Prefettura di Catanzaro nomini il commissario che traghetterà la città delle terme verso questa nuova fase intermedia ed avvii la macchina elettorale a ranghi ridotti, è come potenzialmente cambierà il corpo elettorale chiamato alle urne, essendo plausibile che in un anno gli iscritti alle 3 diverse sezioni (la 78 è quella speciale in ospedale, al momento causa pandemia chiuso ai ricoveri non urgenti) siano mutati non in forma e sostanza ma nel numero tra decessi, nuovi maggiorenni ed eventuali cambi di residenza.

Il sito di Cisterna di Latina precisava nel proprio caso che «vista la circolare prefettizia del 22.11.2018 prot.n.34700, il corpo elettorale deve rimanere quello del 10.06.2018». Pertanto non potevano votare «gli scrutatori e i rappresentanti di lista che non sono elettori iscritti nella lista» ma potevano votare «tutti gli iscritti nella lista sezionale e nell’eventuale lista aggiunta; coloro che pur iscritti in altre liste sezionali, il 10.06.2018 hanno espresso il voto in una delle quattro sezioni richiamate al voto e di seguito specificate».

Il sito internet del comune laziale ha poi curato tutta la parte relativa ad affluenza, scrutini e nuovo conteggio delle preferenze, mentre in via Perugini questo aspetto relativo al 2019 è scomparso tra il passaggio al nuovo sito internet ed un servizio affidato all’esterno per quanto riguarda le operazioni del voto. Scaduto l’affidamento sono scomparsi i voti ed i risultati, né c’è grossa speranza che in ambito informatico il Comune lametino ad oggi possa garantire efficacia ed efficienza tra gap tecnologici e di personale.

Inoltre come in tutte le elezioni, l’albo dei presidenti di seggio e degli scrutatori sarà quello che include solo residenti lametini, gli stessi contro cui si punta il dito per l’azione nei ricorsi elettorali (e su cui dovrà esprimersi poi l’azione della Procura), ed ora ci sarà da tenere in conto anche le norme anti Covid. A parte la posizione di qualche candidato a consigliere distanziato di pochi voti, il quadro generale del consiglio comunale non dovrebbe però cambiare di molto.

Si dovranno recare infatti alle urne i 2255 elettori delle 3 sezioni (2, 44, 73) citate nella sentenza, mentre da un lato Massimo Cristiano incontrando alcuni giornalisti ha annunciato oggi l’intenzione di ricorrere anche al Consiglio di Stato non appena si avranno le motivazioni della sentenza, volendo un annullamento totale delle elezioni palesando brogli che a questo punto né la Prefettura né il Tar hanno riscontrato nella misura lamentata dall’ex candidato a sindaco, che al pari dell’omologo dei 5 Stelle ricorrente non aveva partecipato alle operazioni di controllo dei voti in Tribunale scaturiti dal primo turno (il verbale pubblicato su amministrazione trasparente certifica come il rappresentante delle sue due liste si sia presentato solo il 29 novembre, ovvero dopo il ballottaggio) contestandone poi la validità.

Dal fronte del centrosinistra se il candidato a sindaco del Pd, Eugenio Guarascio, reputa che «insieme a tutti i componenti della coalizione di centrosinistra e ai candidati al Consiglio comunale, saremo in campo guardando solo al bene della città», la prima dichiarazione ufficiale del neo coordinatore lametino del Partito Democratico, Franco Lucia, è contro l’amministrazione sostenendo che «ogni qual volta a Lamezia si sono affermate le forze del centrodestra si è andato incontro allo scioglimento del consiglio comunale. Lamezia è stata amministrata per tanti anni dai sindaci Lo Moro e Speranza e mai si sono riscontrate illegittimità nelle votazioni e nell’azione amministrativa». Anche se in realtà non sono mancate le turbolenze politiche interne alla stessa maggioranza nelle precedenti versioni citate.

A complicare ulteriormente la tenuta odierna lametina potrebbe giungere anche la sentenza della Cassazione in merito all’incandidabilità di Paolo Mascaro dopo il precedente scioglimento del consiglio comunale: assolto nei primi 2 gradi di giudizio, si attende l’esito dell’ultimo giudizio dopo la seduta del 30 novembre, con in caso di condanna ad aprirsi scenari ben diversi sia legali che amministrativi.

A febbraio le elezioni regionali e a marzo quelle provinciali (interne però agli eletti devi vari comuni) completano il quadro politico cui dovrà confrontarsi la quarta città della Calabria ad inizio 2021.

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