I 5 Stelle valutano il ricorso al Consiglio di Stato ed annullare tutte le elezioni del novembre 2019

La “scheda ballerina” viene così affiancata da Pitaro a "fenomeni malavitosi, ed è un dato giuridico e morale"

Più informazioni su

Possibile ricorso al Consiglio di Stato per annullare tutto il voto del 10 novembre 2019, non certe le elezioni a febbraio in 4 sezioni, strali contro la mancata empatia palesati in conferenza stampa post sentenza del Tar da parte dei 5 Stelle, che ottenuto il ritorno alle urne in 4 sezioni su 78 elogiano il risultato reputando tramite l’ex candidato a sindaco Silvio Zizza che «sarebbe stato auspicabile che tutti si fossero schierati al nostro fianco, non solo il consigliere Piccioni e l’altro candidato a sindaco Cristiano, mentre invece abbiamo riscontrato anche dell’ostruzionismo» lamentando la posizione presa dal Comune tramite gli avvocati convenzionati.

Per Zizza il Tar avrebbe accolto ogni rimostranza, anche se la sentenza non recita questo, «in una relazione pesantissima, che sarebbe potuta avvenire il 30 settembre e non l’11 dicembre senza le opposizioni poste dal Comune», contestando che «la sentenza sia stata banalizzata da tutti, perché non si può accusare di tutto solo i presidenti di seggio e gli scrutatori per i loro errori» ricordando però come «la Procura dovrà decidere in merito all’ambito penale della vicenda».

L’ex candidato a sindaco sottolinea come «non ho fatto ricorso perché cerco una poltrona, non farò una campagna elettorale spinta, ma solo per una questione di legalità ed onestà che mi è costata livore sui social e la perdita di amicizia», e le sole 4 sezioni «poche o tante che siano non giustificano il non rivedere un iter inficiato nella regolarità».

Gli avvocati Giuseppe Pitaro e Gaetano Liperoti esprimono «vicinanza a Silvio Zizza per la solitudine in cui si trova, mentre una gran parte della città non ha colto la gravità della situazione emersa e invece il Comune di Lamezia Terme si è costituito eccependo questioni di carattere formale per creare una questione pregiudiziale», ricordando che in un caso precedente anche il Comune di Catanzaro si fosse costituito parimenti.

Si loda «il lavoro imponente della Prefettura, durato mesi, a dimostrazione che non tutto andava nel verso della legittimità», ma alla fine i problemi riguarderanno solo 4 sezioni per il numero di schede non regolare. La “scheda ballerina” viene così affiancata da Pitaro a «fenomeni malavitosi, ed è un dato giuridico e morale» contesta il legale, sostenendo che «non esista un termine di 60 giorni per tornare al voto», anche se in casi simili come Cisterna di Latina il termine è stato dedotto dall’articolo 79 del Dpr 16 maggio 1960, n 570, «ma non è una legge, ed è decisione del Prefetto valutare i tempi» replica l’avvocato.

«Abbiamo denunciato irregolarità in 48 sezioni, quindi reputiamo che vadano ripetute tutte le elezioni, ma il Tar non è stato dello stesso avviso» spiega Pitaro leggendo parti della sentenza che spiegano il perché le rimostranze pentastellate non abbiano trovato riscontro fattivo essendo state ritenute dai giudici amministrativi secondarie, ma secondo il legale «non sarebbero secondarie date le incongruenze tra verbali». Incongruenze superate già in Tribunale nella commissione elettorale, dove nessun rappresentante dei due ricorrenti ha però seguito i lavori, e nella sentenza sono state bocciate le rimostranze dei ricorrenti nelle altre denunciate poiché «i meri errori di verbalizzazione o di calcolo non possono impattare sulla legittimità complessiva delle operazioni», con in totale 284 schede che non tornano sui 62.214 cittadini iscritti nelle liste elettorali.

Si annuncia così la possibilità di ricorrere al Consiglio di Stato, affidamento da parte di Zizza però ancora non formalizzato (il termine scadrà 20 giorni dopo il deposito della sentenza, confermando che anche in questo caso a pagare saranno i parlamentari pentastellati calabresi), chiedendo di far tornare al voto tutta la città, ed ipotizzando una possibile nuova udienza del terzo grado di giudizio amministrativo per i primi mesi del 202, ovvero febbraio o marzo. In tal caso non si terrebbero le elezioni con le regionali, ma anzi il commissariamento potrebbe andare avanti fino al turno elettorale successivo.

Liperoti sottolinea invece che «il ricorso non è stato ideato e seguito sul piano singolo, ma su quello collettivo. Per questo dopo la sentenza del Tar crediamo che si possa operare in un quadro più ampio».

Sulle elezioni deciderà la Prefettura, specie in caso di ricorso al Consiglio di Stato con udienza da fissare prima del ritorno al voto, così come le diffide inviate al Prefetto dai legali pentastellati su eventuali annullamenti delle delibere di giunta ed atti fatti dall’amministrazione Mascaro dopo la sentenza del Tar Calabria.

Più informazioni su