“La riqualificazione della zona industriale del lametino deve avvenire tenendo conto di 3 fattori fondamentali”

Iolanda Baretta, candidata con Calabria Libera con Carlo Tansi alle prossime elezioni regionali, interviene sull'area industriale lametina

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L’operazione Waste Water, che segue per altro ad altre indagini inerenti la stessa azienda che in precedenza aveva registrato anche delle morti sul lavoro, porta Iolanda Baretta, candidata con Calabria Libera con Carlo Tansi alle prossime elezioni regionali, ad un’analisi più ampia sull’area industriale lametina, ricordando il mancato sviluppo iniziale come area Sir.

«L’associazione Logos & Polis della quale mi pregio di essere membro fondatore, in collaborazione con le associazioni Costa Nostra di Curinga, Lamezia Rifiuti Zero e Compagnia di via Bologna di San Pietro a Maida ed il supporto di Legambiente, nel giugno 2019, ha organizzato una raccolta di rifiuti sulla spiaggia di San Pietro Lametino», ricorda la Baretta, «in quell’occasione io stessa ho fatto un video-denuncia in cui ho ripreso i liquami versati nel mare ed in particolare il ritrovamento di un fusto pieno di olio esausto sulla spiaggia. Situazione di grave criticità che naturalmente ho comunicato alle autorità competenti. Durante la pulizia della spiaggia, in quell’occasione, oltre alla raccolta della plastica e dei vari rifiuti abbiamo rilevato la presenza di rifiuti ospedalieri in particolare siringhe e micro aghi per insulina, probabilmente riconducibili ai rifiuti illeciti interrati nella piana e venuti alla luce a seguito delle inondazioni».

Secondo la candidata a consigliere regionale l’area industriale sarebbe «un insieme disorganizzato di strutture che non hanno un filo logico, considerando la posizione strategica e la centralità del territorio, che prima del devastante intervento umano, era dal punto paesaggistico un paradiso, trasformato dalla cattiva politica e dagli interessi economici di pochi in una discarica infernale. A questo scempio dobbiamo porre rimedio riconvertendo quanto più possibile le strutture in uso ed in disuso in attività che puntano alla riqualificazione di un territorio troppo mortificato dalla malapolitica che porta la responsabilità di ciò che è accaduto, e continua ad accadere con scelte scellerate».

Si reputa che «la riqualificazione della zona industriale del lametino deve avvenire tenendo conto di 3 fattori fondamentali: l’area è una zona a rischio idrogeologico, è una zona che ha dal punto paesaggistico ha delle specie di flora e fauna protette. Inoltre sul piano storico esistono nella piana dei reperti archeologici di una valenza importantissima per la nostra terra. Oggi vediamo riconvertite alcune strutture presenti nell’area ad utilizzi diversi da quelli pensati in origine, come il centro di riabilitazione e l’aula bunker del processo Rinascita Scott. Alla classe politica che verrà eletta nelle prossime elezioni regionali spetta il compito di risanare gli errori fatti finora con scelte ponderate, dalla visione lungimirante. È necessaria una prospettiva concreta e mirata di riqualificazione dei vari territori deturpati in tutta la regione, tenendo conto della vocazione naturale degli stessi e non degli interessi e delle tasche dei pochi».

A gestire “l’urbanistica” però son enti regionali diversi, come Lameziaeuropa e l’attualmente in liquidazione Corap, oltre alla Fondazione Terina che ha scopi di ricerca oltre alla gestione del proprio patrimonio immobiliare.

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