Consiglieri comunali indagati per non aver dichiarato nel 2019 posizioni pendenti non note a tutti foto

Vicenda risolta con un nulla di fatto sia da parte del segretario generale, Pasquale Pupo, che della magistratura ordinaria.

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    Continua la querelle tra consiglieri comunali, uffici tributi, ed organi inquirenti in merito alla posizione debitoria di alcuni verso il Comune prima di essere stati convalidati come eletti a dicembre 2019. La vicenda, approdata in consiglio comunale su richiesta del primo dei non eletti dell’Udc, Vincenzo Ruberto, che reclamava il posto del candidato sindaco sconfitto al ballottaggio, Ruggero Pegna, dopo mesi era stata risolta con un nulla di fatto sia da parte del segretario generale, Pasquale Pupo, che della magistratura ordinaria.

    Superata ogni presunta incompatibilità, rimane confermata l’attuale composizione del civico consesso

    Oggi, invece, l’avviso di conclusione indagini da parte della Guardia di Finanza di Lamezia Terme per 5 degli eletti ora sospesi (2 in maggioranza, 3 in opposizione), ma che potrebbero tornare in consiglio in autunno con una nuova proclamazione successiva alla mini tornata elettorale delle 4 sezioni annullate dal Tar e confermate dal Consiglio di Stato.

    Tra gli indiziati per aver falsamente dichiarato di non avere situazioni debitorie pendenti verso via Perugini figurano così: Ruggero Pegna per 286 euro di mancati versamenti per la Tari e destinatario di 4 cartelle esattoriali per un importo di 3.333 euro per omesso pagamento dell’Imu e della Tari; Giancarlo Nicotera per 16.645 euro di Tari; Pietro Gallo con 2 cartelle esattoriali da 392 euro e di 486 euro per omesso pagamento della Tari.; Lucia Cittadino con 2 cartelle esattoriali di 74 euro e 38 euro per il mancato pagamento della Tari; Maria Grandinetti con 4 cartelle esattoriali pari a 134 euro, 49 euro, 100 euro e 120 euro per sanzioni irrogate a seguito di violazioni del codice della strada.

    LA DIFESA

    Nel ruolo di consigliere indiziata, ma anche di legale si se stessa, Lucia Cittadino fornisce invece una versione diversa della notizia, che ripete invece una “fuga di dati e notizie” prima sulla stampa che all’attenzione dei diretti interessati.

    «Questa mattina mi sveglio ed apprendo direttamente dai giornali di essere destinataria di un avviso conclusioni indagini emesso dal Tribunale di Lamezia Terme insieme ad altri 4 consiglieri comunali; fino a quel momento infatti nessun atto mi era stato notificato personalmente», spiega la Cittadino, andando poi alle contestazioni a lei rivolte: «intorno al 16 dicembre 2019 veniamo convocati tutti i consiglieri comunali, in gran fretta, dagli uffici preposti, al fine di sottoscrivere un malloppo di carte, prodromiche per la proclamazione del consiglio comunale che aveva necessità di insediarsi il 22 dicembre. Tra questi vi era una autocertificazione nella quale si doveva attestare di non avere debiti nei confronti dell’ente. Faccio presente ai funzionari che avevo necessità di sincerarmi che non mi fosse sfuggita alcuna rata relativa a Tari ed Imu e vengo indirizzata verso l’ufficio tributi del Comune, dove accedo più volte proprio allo scopo di essere assolutamente sicura di non avere pendenze. Emerge la sussistenza di un avviso di pochi euro ed immediatamente chiedo a mio marito la cortesia di recarsi presso la sede dell’ Agenzia delle Entrate Riscossione a saldare il dovuto. Solo dopo aver ricevuto la quietanza di pagamento, mi reco nuovamente presso gli uffici ed in tutta tranquillità attesto convintamente di non avere alcun debito. Premetto di essere proprietaria di diversi immobili e diligentemente ho sempre pagato tutto. Ad abundantiam evidenzio che anche le tasse preferisco pagarle in un’unica soluzione, per non rischiare di dimenticare qualche rata».

    Si arriva poi all’aggiornamento sugli atti contestati: «a maggio 2020 vengo a conoscenza della sussistenza di due avvisi di 79,88 ed 38,88 euro, riconducibili ad ipotetiche differenze tari anno 2015, che prontamente pago benchè disconoscessi di essere tenuta a farlo, vista la completa fumosità degli avvisi e difetto di motivazione. A questo punto, con molto disappunto, chiedo all’ufficio tributi del perché non mi fosse stato comunicato nel dicembre 2019 la sussistenza di tali pendenze, e mi veniva risposto che, trattandosi di “differenze” e non tributo vero e proprio, non risultava a video. Così come al Comando di Polizia Municipale non risultava, lo scorso anno, il pagamento di una multa da mio marito immediatamente estinta, solo perché pagata presso un Tabacchi convenzionato con il Comune».

    L’esponente di opposizione rimarca così come la presunta evasione con pagamento mesi dopo la proclamazione non potesse essere non dichiarata a dicembre 2019, commentando invece sarcasticamente che «in un Comune che si distingue in Italia per avere tra le voci di bilancio più importanti, proprio milioni di euro di tributi locali non riscossi, mai mi sarei sognata di attestare falsamente di non aver pagato 100,00 euro di tari anno 2015. Da cittadina ed utente posso a questo punto affermare che i sistemi informatici sono un fiore all’occhiello del Comune di Lamezia Terme».

    Da avvocato «mi preme, invece, rinnovare la mia fiducia nella Magistratura, che sono certa saprà comprendere e correttamente inquadrare i fatti. Tanto dovevo ai miei elettori ed ai tanti concittadini che non perdono occasione per manifestarmi la loro stima per la mia coerenza, rettitudine e per la mia azione politica, che amo profondamente e che nessuno riuscirà a fermare».

    Chiarisce la propria posizione anche Ruggero Pegna, ricordando che «tutto è partito dal disperato tentativo di tale candidato non eletto di entrare a tutti i costi in Consiglio comunale, potendolo fare solo al mio posto, sottolineo che questo accertamento è normale conseguenza della denuncia iniziale, rispetto alla quale ho già ottenuto ogni soddisfazione in sede civile».

    Secondo Pegna quindi «non c’è stata alcuna falsa dichiarazione, ma semplicemente la contestazione di un presunto debito in realtà inesistente, basato su dati catastali imprecisi, del quale io stesso avevo trasmesso i conteggi dell’Ufficio tributi alla Segreteria Comunale prima dell’insediamento. Debito di circa 3.000 euro pagato in via provvisoria, per il quale il mio legale Tiziano Lio ha subito avviato un giudizio al fine di sentire dichiarato che, appunto, le somme non erano dovute, con riserva di recuperarle essendo state indebitamente pagate. Pertanto, non sussisteva e non sussiste alcuna causa di incompatibilità, come già sentenziato dal Tribunale a mio favore e, conseguentemente, non esiste alcun possibile reato di falso a mio carico».

    In conclusione «solidarietà agli altri consiglieri coinvolti per presunti debiti verso il Comune, peraltro di importi ridicoli, certo che anche loro dimostreranno l’insussistenza di ogni accusa».

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