Candidature Pd nella Circoscrizione centro: il colpo di Cuda che spiazza tutti

Cronistoria di una settimana culminata nella notte che non ha portato consiglio e nella resa dei conti mattutina

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    La direzione provinciale Pd si era conclusa lunedì sera con il capitolo aperto e le pagine da riempire sulla chiusura delle candidature nella lista dei candidati Pd al Consiglio regionale per la Circoscrizione centro. Due posti disponibili, tre candidati possibili: Ernesto Alecci, Enzo Bruno, Francesco Pitaro. Nella settimana in cui tutti i dem partecipanti al rodeo hanno continuato a correre senza freni fino al limite estremo del precipizio, novelli Thelma e Louise in versione maschile, è successo di tutto intorno al fulcro della vicenda, rappresentato dal commissario regionale Stefano Graziano, al quale, come era logico e giusto succedesse, è stato demandato il compito di dirimere la complicata vicenda che la direzione provinciale, da sola, non era riuscita a sbrogliare. È successo, per esempio, che, nell’immediato, il segretario provinciale Gianluca Cuda e il presidente dell’Assemblea provinciale, Michele Drosi, hanno recapitato una lettera riservata al commissario Graziano. Non tanto riservata, comunque, da impedire a Catanzaroinforma di poterne carpire il contenuto che grosso modo è il seguente: visto che la direzione si è conclusa come sappiamo, noi proponiamo i due nomi di Francesco Pitaro ed Ernesto Alecci, oltre agli altri già accettati da tutti: Aquila Villella, Giusy Iemma, Fabio Guerriero.

    Pronta a questo punto la reazione di dodici dei diciotto presenti alla direzione del lunedì: la direzione non ha deciso questo. Ricordando come, tra le altre proposte, nero su bianco era arrivata quella del coordinamento dei circoli catanzaresi che indicavano in prima battuta i nomi di Enzo Bruno e Gianluca Cuda, precisando che, qualora il segretario di federazione non dovesse accettare la candidatura, si dovesse procedere a individuare un candidato tra Alecci e Pitaro, salvaguardando in ogni modo Bruno. Il commissario Graziano, a questo punto, con un occhio probabilmente alle ragioni del cuore e l’altro all’economia elettorale, ha dato per buone le indicazioni di Drosi e Cuda, inserendo nel novero degli otto fortunati proprio il sindaco di Soverato e il consigliere regionale uscente del Misto. Questo fino a tarda notte, l’ultima. Nella mattinata, ore ancora antelucane, si presentano a Graziano quattro dei candidati, due sicuri e due in pectore, Alecci, Guerriero, Bruno e Luigi Tassone dicendogli: Commissario, o ci candidi tutti e quattro o tutti e quattro non ci candidiamo. Un diktat da romanzo in capa e spada, Tutti per uno uno per tutti, che avrebbe steso chiunque figuriamoci il compassato Graziano che, messo con le spalle al muro, ha acconsentito. Un po’ come Gertrude quando dice sì a Egidio: “La sventurata rispose”, divenendo, per tutti, la monaca di Monza. A questo punto l’intervento del segretario Cuda che, punto sull’orgoglio, si è ricordato e ha ricordato a tutti di essere nella rosa dei presentabili per scienza e coscienza, diritto e consuetudine: “Bene, allora mi candido io”. Su Cuda quindi, nessuno avrebbe nulla da eccepire. Quello che nel partito si chiedono militanti e quadri, soprattutto quelli che in ragione dell’appartenenza storica al partito, attaccamento ai colori, esperienza amministrativa, avevano osteggiato Pitaro e favorito Bruno, è, in sostanza, perché Alecci e non Bruno? Perché il sindaco di Soverato e non l’ex presidente della Provincia? Perché favorire un esponente di partito che ha dichiarato con tranquillità, a favore di telecamera e nella comodità di un salotto televisivo, di avere votato Forza Italia a una delle ultime elezioni? Sono questi gli umori che circolano, soprattutto nel partito catanzarese.

    Questo è quanto succede, al di là delle note che sopraggiungono nelle redazioni. Quella del commissario Graziano che nel commentare con granitico entusiasmo la composizione delle liste afferma: “Il Partito Democratico calabrese ha voluto affiancare all’esperienza degli uscenti che ringrazio per l’impegno di questi anni in Consiglio regionale, l’entusiasmo di tanti volti nuovi. Il cambiamento lo abbiamo praticato nei fatti”.
    Peccato che dai due esclusi, Enzo Bruno e Francesco Pitaro, giungano considerazioni differenti, anche se da postazioni molto distanti l’un l’altra. Dichiara il consigliere uscente del Misto, di recente iscritto al Pd: “Non sarò candidato alle Regionali del 3-4 ottobre. Avrei voluto farlo nella lista del Pd. Tuttavia, la gestione chiusa, settaria, direi per alcuni versi miserabile e culturalmente miope di un partito privo di visione e di intelligenza politica, l’ha impedito. Il Pd (almeno nel collegio centro della Calabria) è in mano a un commissario spedito da Roma per sedare le contrapposizioni locali, ma che, viceversa, alla resa dei conti, anziché da soggetto terzo ha agito, nella stesura della lista, da parte in causa. Tutelando a spada tratta uno dei candidati affiliato alla sua corrente d’appartenenza (fa capo all’on. Luca Lotti) con l’obiettivo di consentirne l’elezione”.

    Dice l’ex presidente della Provincia di Catanzaro: “Non sono candidato al Consiglio regionale. Logiche poco trasparenti, perverse e poco rispettose della comunità democratica hanno prevalso”. Ciò non impedisce a Enzo Bruno di dimostrarsi sempre aggiornato e sul pezzo, nel dare prova di grande resilienza, parola e virtù abusata: “Ho scelto di rispondere all’appello dei miei concittadini ed ho accettato la candidatura a sindaco di Vallefiorita per il cambiamento e la rinascita del mio paese”. A Vallefiorita, paese di sua provenienza, infatti, si va alle urne per l’elezione del nuovo sindaco. E Bruno ci ritenta, dopo avervi dovuto rinunciare nel 2016, quando il Tar ha respinto il ricorso da lui presentato dopo la decisione della Commissione elettorale circondariale di esclusione della sua candidatura a sindaco e della sua lista. Allora Bruno era presidente della provincia ma anche segretario provinciale del Pd. Allora, a difendere le ragioni del sindaco vincitore delle elezioni, Salvatore Megna, era stato l’avvocato Francesco Pitaro. Le combinazioni, lo dice la parola, sono talvolta casuali. Ma talvolta aprono cassaforti, e racchiudono scenari.

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