Il Centrodestra in ordine sparso con 6 liste rispetto alle 2 del Centrosinistra per le elezioni provinciali

Salvo accordi in dirittura d’arrivo. Entro domenica la presentazione dei candidati consiglieri. Venerdì si riunisce il Consiglio per approvare a maggioranza il consuntivo

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O tempora… Tempi strani, sul cielo politico di Catanzaro e provincia. Quello che sembrava inimmaginabile soltanto un paio di mesi fa, si sta verificando in vista delle elezioni di domenica 18 dicembre che rinnoveranno il Consiglio provinciale. Una volta tanto, mentre il centrosinistra viaggia placido e tranquillo verso la composizione ordinata delle annunciate due liste, il centrodestra, che tradizionalmente fa della compattezza una delle sue armi vincenti, marcia in formazione sparsa mettendo in campo un numero di liste non precisato ancora, ma che si prevede possano raggiungere o superare il numero francamente esagerato di sei. Se non di più. Il frastuono che ha accompagnato l’esito delle regionali di ottobre, con poche conferme e molte sorprese rispetto alle previsioni della vigilia sul posizionamento dei singoli candidati, si va risolvendo in un cupo brontolio di fondo che la composizione della giunta Occhiuto ha finito per incrementare piuttosto che mettere in sordina.

Con ripercussioni a breve termine, sulla prima occasione utile. Appunto, le provinciali di dicembre. Da quel che si prevede, non c’è stata possibilità per il centrodestra di addivenire a una regia unica elettorale. Nonostante il copione esista, ovvero l’auspicata riconferma di una maggioranza amica preludio di una bandierina sulla presidenza che rimarrà in capo a Sergio Abramo fino alla sua decadenza per limite di mandato, manca proprio il regista, ovvero chi possa prendersi la briga di rimettere un poi’ d’ordine in un battaglione che è agguerrito, ma molto litigioso. L’unico a poterlo fare sarebbe il presidente della giunta regionale Roberto Occhiuto, per l’autorità che gli deriva dalla funzione e dalle urne. Ma: primo, ha altro cui pensare; secondo, anche se gli avanzasse tempo, chi glielo fa fare a mettere le mani in una situazione fluida, difficilmente gestibile e ancor più restia a farsi comprimere in un solo contenitore? Non può essere Giuseppe Mangialavori, senatore e coordinatore regionale di Forza Italia che è attualmente ai ferri corti con il coordinatore provinciale Domenico Tallini. Tanto che solo in questo ambito azzurro si viaggia verso le due liste, una più propriamente di partito, una dalle coloriture civiche secondo l’accezione che al termine si vorrà dare. Accanto, la Lega sta mettendo in fila i suoi candidati, ispirati dal vero (e unico) vincitore catanzarese delle regionali, il presidente del Consiglio Filippo Mancuso e dal lametino consigliere Pietro Raso, in una pax territoriale che troverà suggello nelle funzioni interne di gruppo a Palazzo Campanella. Ci sarà poi la lista di Antonio Montuoro, eletto con Fratelli d’Italia alle regionali sovvertendo i pronostici interni, vicepresidente della provincia uscente e con ampie deleghe che gli hanno consentito di estendere con giovamento le sue relazioni in ambito provinciale. Ma se un vice può ispirare una lista, figuriamoci il presidente, che pure rimarrà in carica quantomeno fino al prossimo settembre (i meccanismi della legge elettorale provinciale non solo sono astrusi, ma costituiscono probabilmente un unicum nel panorama europeo della legislazione di settore). Quindi Sergio Abramo, assurto a consulente particolare di Luigi Brugnaro, cercherà di dotare Coraggio Italia della prima àncora di radicamento territoriale. Poi c’è da considerare le aspirazioni ritrovate dell’Udc, il cui tasso di affermazione calabrese non ha eguali in tutta Italia.

I conti sono presto fatti, e, naturalmente, possono essere smentiti dalle evoluzioni sempre possibili. Solo che i tempi stringono, perché sabato e domenica occorre depositare liste e simboli. Le liste devono rispettare le quote di genere, mentre la preferenza, in questa elezione di secondo livello riservata agli eletti e agli amministratori comunali, è unica. Le liste possono contenere da un minimo di sei a un massimo di dodici candidati. Lo scrutinio terrà conto del voto cosiddetto ponderato, per il quale il voto dei consiglieri di Catanzaro e Lamezia sarà considerevolmente più “pesante” del voto dei colleghi degli altri 78 comuni, ulteriormente divisi in altre fasce di valore secondo il numero di residenti.

Il centrosinistra ha invece raggiunto l’accordo sulle due liste: una più propriamente partitica e una più versata al territorio, secondo quanto emerso nella riunione della scorsa settimana convocata a Palazzo di Vetro dai consiglieri Marziale Battaglia, Davide Zicchinella e Gregorio Gallello. Oggi pomeriggio è prevista una riunione di rifinitura a Soveria Mannelli, prima della chiusura dei giochi nel capoluogo tra giovedì e venerdì quando la coalizione depositerà liste di candidati di cui si stanno completando adesioni e firme, e simboli, che già esistono ma su cui vige un ossequioso riserbo.

Sul fronte più propriamente amministrativo, venerdì si riunisce il Consiglio, con all’ordine del giorno l’approvazione del conto consuntivo. Passaggio obbligato, tanto che la minoranza, pur molto critica, si asterrà nel merito, in previsione del successivo passaggio del riequilibrio, necessario non solo ai fini contabili, ma anche per l’accesso alle provvidenze “salva Province” previste nella finanziaria 2022. Minoranza che ha anche sorvolato sull’ultimo “sgarbo” ricevuto in Commissione bilancio, dove si sono presentati solo due consiglieri di maggioranza, pur in presenza di una pratica, quella del consuntivo, meritevole di discussione e approfondimento considerata la difficile situazione finanziaria. I consiglieri di opposizione hanno comunque concesso la liberatoria ovviando al ritardato deposito del documento contabile in segreteria rispetto ai venti giorni precedenti la sua approvazione in Aula.

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