Segreteria cittadina Pd, Gennarino Masi e Dario Rocca domani al voto dei 380 tesserati

Franco Lucia, coordinatore cittadino uscente, rivendica il lavoro portato avanti e non nasconde polemiche

Mentre in altre realtà calabresi, ma anche quella provinciale, si è giunti alla fine ad un’unica candidatura per le segreterie, per il congresso lametino del Partito Democratico previsto domani nella sede di Civico Trame saranno invece due i candidati, e così ieri in diretta facebook dalla sede regionale di Via delle Nazioni si è tenuta la discussione delle mozioni dei candidati Gennarino Masi e Dario Rocca: da un lato l’esperienza dell’attuale presidente della Fondazione Terina, dall’altro la corrente più young di chi arriva dai Giovani Democratici; il primo con discorso scritto e stampato, il secondo a braccio su appunti letti dal cellulare; Masi che si appella a “compagni e compagne”, Rocca ai social ed ai giovani.

L’UOMO DI PARTITO

Masi di fatti fa riferimento a termini come “tradizione” e “partito unito” per una “coscienza civica, democratica ed ecologista”, contro “la precarietà dei diritti” ed in contrapposizione della destra sovranista e di “certe spinte nazionali”. Si apre così al dialogo al resto del centrosinistra e mondo sindacale, all’integrazione “senza differenze di genere”, lamentando che «il nostro partito molto spesso non ha fatto gli interessi dei principi originali della sinistra» mentre «stelle polari» dovranno essere la rigenerazione urbana e la transizione ecologica «anche per le strutture viarie e turistiche», e nel parlare di stazione ed aeroporto si cita per la prima volta anche Lamezia Terme.

Il centrosinistra secondo il legale lameitno deve effettuare «una scelta di campo netta contro certe politiche neoliberiste che non tutelano i lavoratori», auspicando «il superamento del precariato ed il ripristino dei diritti che sono venuti meno anche durante la gestione renziana del partito al Governo».

Equità nel sistema scolastico e sanitario, l’ingerenza alla criminalità, sono temi nazionali riproposti anche a livello locale dove si chiede una riapertura dei circoli per rispondere all’assenza di rappresentanza lamentata sul territorio, confidando nella rigenerazione «ma senza forme di paternalismo» perché «le sfide che Lamezia Terme ha avuto non hanno trovato una classe politica all’altezza, ed anche il dibattito politico è sceso proponendo slogan semplicistici per temi complessi. Da anni assistiamo ad un progresso declino della classe politica, con personalismi, senza un vero sviluppo della città o dibattito sui grandi temi del territorio».

La nuova classe dirigente dovrà secondo Masi «alzare i contenuti del dibattito politico» ma anche «affrontare la discussione sui fondi del Pnrr» e per tale motivo saranno centrali i circoli «il cui accentramento ha portato l’asfissia del partito, mortificando gli iscritti. Bisogna ripartire da ciò che ci unisce in un partito che abbia nuovi vertici aperti a tutto il centrosinista, i dati elettorali delle ultime tornate regionali e locali testimoniano lo stato comatoso del Pd a Lamezia Terme».

Il VOLTO NUOVO

Rocca parla invece di “nuove idee” e “nuove leve” portate da «ragazzi che si sono avvicinati durante le scorse elezioni comunali, perché il Partito Democratico ha mezzi per esprimere in città le potenzialità inespresse».

Obiettivo principale della mozione è quella di «aprire un dialogo e scardinare le logiche che hanno vissuto nel partito. Nessuno può ergersi da solo a partito, bisogna amalgamare percorsi diversi che vengono anche da lontano con la freschezza di chi si è messo da poco in cammino».

Si lamenta come durante il commissariamento «non c’è stata una forma di confronto che abbia funzionato, siamo stati noi giovani a portare avanti nuove idee e radicarci fino al punto di proporci come nuova classe dirigente in un partito ostile ad un vero cambiamento. Proponiamo quindi una netta separazione dalle esperienze precedenti, prendendo però quanto di buono c’è stato nelle segreterie passate».

Il partito voluto da Rocca punta a «società civile, quartieri, tornare nelle periferie e non parlare solo a chi vive il centro. Tornare sul territorio per una partecipazione vera e non solo quando conviene», tramite «strutture e organizzazione che possano aprire un confronto per essere una vera opposizione all’attuale amministrazione comunale. Usare meglio i social per essere pervasivi, la scarsa partecipazione alle fase congressuali testimonia come il partito non riesca ad essere coinvolgente».

Si critica anche «il distacco tra partito ed eletti, che non rispondono più alla base ma portano avanti battaglie personali. Servono invece idee e progetti condivisi, ma che siano di cambiamento ed unitarie in ottica di città senza ragionare in 3 ex quartieri o periferie/centro».

La visione quindi sarebbe «volta al futuro, perché in diversi temi e spazi Lamezia Terme è indietro di anche 40 anni rispetto ad altre realtà come Rende per chi viene dall’esperienza universitaria», chiedendo «che insieme, dentro e fuori il partito, si ripensi a questo territorio come centrale per tutta la Calabria con una visione programmatica che sia di coalizione ma non di sudditanza».

LE POLEMICHE DEL COORDINATORE USCENTE

Franco Lucia, coordinatore cittadino uscente, rivendica invece il lavoro portato avanti: «ho cercato, pur nelle condizioni difficili in cui mi sono trovato, di amalgamare ed unire il più possibile il gruppo dirigente arrivando alla scelta delle candidature per le regionali con il massimo della condivisione, il che non era scontato, di aprire all’esterno il partito attraverso i Forum tematici e di stimolare un opposizione di merito alla giunta Mascaro. Infine consegno un rapporto forte e costruttivo con il M5S che alle elezioni passate si era presentato da solo alla competizione elettorale».

Alla sfida interna per la nuova classe dirigente però si arriva con polemiche non nuove: «i segnali sono in chiaro scuro. Nella città il tesseramento ci consegna 380 iscritti. Per la prima volta, in tanti tra cui molti giovani e donne, ma anche figure del mondo sindacale, si sono iscritti al nostro partito. Contestualmente a ciò è doveroso stigmatizzare episodi di tesseramento incontrollato con l’obiettivo di ipotecare il controllo del partito, che andavano preventivamente censurati. Purtroppo, mi dispiace dirlo, le commissioni di garanzia regionale e provinciale hanno operato più sulle eccezioni che sulle regole. Per alcuni casi occorreva, invece, un’ulteriore valutazione. La maturazione dei processi spesso in politica è necessaria proprio perché riguarda soggetti – ex dirigenti Pd – che fino a poco tempo fa hanno sostenuto liste del centro destra o altri partiti concorrenti al Pd, ed investe la costruzione di una prospettiva alternativa alla giunta Mascaro. Tutto ciò è stato un grave errore che lede fortemente l’immagine e la credibilità del Partito. E’ difficile costruire l’alternativa a Mascaro con soggetti che fino a poco tempo fa l’hanno fiancheggiato e sostenuto».

Posizione neutrale sui due contendenti: «sulle candidature in campo non ho niente da dire. Io avevo proposto al gruppo dirigente regionale e provinciale una candidatura unitaria in linea con il progetto di rigenerazione e con il percorso avviato, un giovane e affermato professionista nonché componente della segreteria che coniugava bene cambiamento e radicamento elettorale. Evidentemente sono prevalse altre logiche e sono fortemente preoccupato, si rischia di partire con il piede sbagliato e ritornare a prima del 2018, con un partito frammentato caratterizzato da eccessi di arrivismo, ambizioni sfrenate e personalismi. Passione e competenza devono ritornare ad essere l’energia del Pd se si vuole ritornare ad essere punto di riferimento di ampi settori della società lametina».