Seminario sulla crisi climatica organizzato dall’Associazione Don Pasquale Luzzo

In collaborazione con L’Associazione Nazionale Medici per l’Ambiente (ISDE) e con la rete nazionale dei medici sentinella per l’Ambiente.

Più informazioni su

Oggi alle 18, nel chiostro di San Domenico, seminario sulla crisi climatica organizzato dall’Associazione Don Pasquale Luzzo, in collaborazione con L’Associazione Nazionale Medici per l’Ambiente (ISDE) e con la rete nazionale dei medici sentinella per l’Ambiente.

Incontro con 3 esperti sulle relazioni tra ambiente, clima e salute per saperne di più e soprattutto per collaborare come cittadini alla riduzione dell’inquinamento atmosferico che lo causa.

Il quadro che emerge dai rapporti dei principali organismi scientifici internazionali rimarca che la crisi climatica è un fenomeno inconfutabilmente in atto, con effetti devastanti già rilevati e documentati, come l’aumento della frequenza degli eventi estremi, degli incendi, delle inondazioni, della fusione dei ghiacciai, della siccità, delle carestie, delle malattie infettive e cronico-degenerative e della mortalità per molte cause.

L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite che ha il compito di redigere rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti, ai rischi connessi e alle opzioni per la mitigazione e l’adattamento, revisionando e riassumendo il lavoro di decine di migliaia di studi scientifici, il Joint Research Centre della Commissione Europea, o il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, tutti evidenziano come a nessun livello (locale, italiano, europeo, mondiale) le azioni e le politiche di intervento, mitigazione e adattamento risultino ad oggi minimamente sufficienti a fronteggiare la minaccia di un collasso sistemico globale, in grado di coinvolgere gli equilibri ecosistemici a tutte le scale, aprendo così la porta a un crollo delle infrastrutture sociali, sanitarie ed economiche, con conseguente minaccia per l’esistenza stessa delle società.

I cambiamenti climatici hanno contribuito a ridurre del 20% le risorse idriche disponibili sul Pianeta negli ultimi 20 anni e l’attuale siccità mostra quanto questo processo sia in atto e capace di avere un impatto devastante sull’intera ecosfera e sulle nostre società.

Il mondo scientifico ha dimostrato che questa crisi è il risultato delle attività umane che hanno causato cambiamenti senza precedenti su beni e servizi primari prodotti dai sistemi ecologici e dai sistemi agricoli. Questi cambiamenti hanno distrutto la capacità della natura di regolare l’ambiente e garantire la stabilità del clima, e le culture e le società umane dovranno fare fronte a questa perdita. Secondo le stime attuali, oltre il 75% degli ecosistemi naturali è soggetto al degrado e alla perdita delle proprie funzioni, il che mina tutti gli sforzi per preservare il clima e minaccia il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità tra cui l’eradicazione della fame, delle malattie e della povertà.

È acclarato che l’esposizione al calore estremo aumenta il rischio di morte per malattie cardiovascolari, cerebrovascolari, respiratorie e tutte le cause. Il Lancet Countdown 2021 ha stimato nell’anno 2019 un record a livello globale di 345.000 decessi correlati al calore nelle persone over 65, l’80% in più rispetto alla media del periodo 2000-05.

Il fatto che l’energia sia prodotta principalmente con combustibili fossili ha causato il cambiamento climatico e la continua richiesta di nuove fonti di energia è una delle cause dei conflitti. Il cambiamento climatico stesso può agire da catalizzatore e trasformare situazioni di crisi e tensione in guerre. Questo legame tra il cambiamento climatico e la guerra era già stato messo in chiara evidenza dal Comitato Nobel nel 2007, quando aveva assegnato a ‘Intergovernmental Panel on Climate Change’ (IPCC) e ad Al Gore il premio Nobel per la Pace.

Ma ridurre le emissioni climalteranti non basta gli scienziati ribadiscono che è necessario riconoscere e sostenere il ruolo unico degli ecosistemi naturali nel preservare il clima e un ambiente vitale con adeguamenti della politica climatica internazionale e cambiamenti fondamentali nelle strategie di sviluppo nazionali. Occorre preservare la ricchezza di habitat naturali e di biodiversità come la massima priorità dell’umanità e fermare la loro ulteriore distruzione attraverso l’adozione di una moratoria globale su qualsiasi ulteriore sviluppo di territori ancora non toccati dalle attività umane, con meccanismi di sostegno internazionale, compresi i finanziamenti.

Più informazioni su