Ex dell’amministrazione Speranza lamentano un mancato parere del consiglio comunale sulla vendita dell’ex cantina sociale

Prezzo ed indizione della gara con unico concorrente un privato sono arrivati però sotto la gestione commissariale, quando non c'erano consiglieri e sindaco in carica

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Sull’ex cantina sociale continua la disamina politica del centrosinistra, con un elenco di ex consiglieri comunali ed assessori dell’allora amministrazione Speranza a ribadire la propria posizione, salvo poi affermare che la vendita sia avvenuta sotto la gestione Mascaro quando gli atti consultabili anche su amministrazione trasparente testimoniano che prezzo ed asta di vendita siano avvenuti sotto la gestione commissariale.

Parti politiche ancora divise sull’iter dell’ex cantina sociale messa in vendita ufficialmente dalla terna commissariale

«La volontà di acquisire dall’Arssa l’ex cantina sociale tra il 2008 e il 2009 da parte dell’amministrazione comunale guidata da Gianni Speranza, con l’obiettivo di riqualificare e valorizzare l’immobile e l’area circostante, tentativo già avviato con il progetto Sara nel 2013 salvo poi la contrazione del finanziamento da parte del governo, non fu una scelta individuale o estemporanea, ma frutto di una precisa indicazione politica da parte di tutto il consiglio comunale e soprattutto delle sollecitazioni che provenivano da tanti cittadini e realtà dell’associazionismo, soprattutto della zona dell’ex Comune di Sambiase» sostengono Gianni Arena, Eugenio Carnovale, Giandomenico Crapis, Gianni Gallo, Giovanni Gallo, Nicola Palazzo, Vittorio Paola, Antonello Sdanganelli, «una volontà condivisa da tutti i consiglieri di maggioranza e di opposizione, in particolare di quelli legati alla zona di Sambiase, anche di quelli che allora facevano parte a vario titolo dell’amministrazione Speranza e oggi sono figure di primo piano dell’amministrazione Mascaro».

Si punta il dita contro l’amministrazione Mascaro ed il prezzo di vendita del bene ritenuto non adeguato rispetto a quanto segnalato dalla commissione di accesso arrivata nel 2017, ma non si ricorda però che è stata proprio la terna commissariale guidata da Alecci a stabilire prezzo e vendita del bene ai privati senza che nessuno, se non due anni dopo l’aggiudicazione del bene, avesse contestato nulla. Da qui la lettura politica: «perché non si è passati attraverso una nuova discussione dal consiglio comunale, come si era fatto al momento dell’acquisto? Forse timori di mal di pancia nella maggioranza, a cominciare proprio da quegli ex consiglieri comunali, oggi in maggioranza, che tanto avevano caldeggiato l’acquisto da parte del Comune 13 anni fa?». La risposta è che non c’erano consiglieri comunali in carica, ma secondo gli ex «chi oggi siede tra i banchi della maggioranza o della giunta e ha cambiato idea rispetto al passato, non può prestare il fianco a bugie, cambi repentini di posizione, operazioni poco trasparenti che non sono consoni a chi dovrebbe rappresentare tutti i cittadini».

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