Giandomenico Crapis boccia l’amministrazione Mascaro al netto degli atti amministrativi

Per l'ex consigliere comunale "non c’è bisogno di spulciare carte o documenti comunali" lamentando anche le posizioni della giunta

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Secondo Giandomenico Crapis, consigliere comunale di maggioranza durante l’amministrazione Speranza, «l’amministrazione del sindaco Mascaro rischia di passare alla storia, per la sua inconcludenza, come la peggiore degli ultimi trent’anni» parlando di «fiume della retorica ufficiale e l’enormità delle assenze del governo cittadino», stilando però una serie di lamentele che in alcuni casi hanno risposte negli atti amministrativi.

Tra due rielezioni e due periodi di stop, Crapis rimarca siano passati «due lunghi anni e mezzo, più un altro anno dopo il primo commissariamento, più quasi un anno dopo il secondo, fanno circa quattro anni e mezzo di mandato», citando nuovamente la vicenda della ex Cantina sociale, la cui procedura di vendita è avvenuta sotto la gestione commissariale, e reputando che «non c’è bisogno di spulciare carte o documenti comunali, magari quelli che dicono di bandi non centrati, progetti perduti, finanziamenti mancati oppure di scelte poco chiare e ai limiti della legittimità».

Si contesta all’amministrazione Mascaro gli atti di vandalismo al Lungomare Falcone Borsellino, sostenendo che «le auto ingorgano il sentiero a fianco alzando nuvole di polvere, parcheggiano sulla pista ciclabile che così si rovinerà presto», proprio nell’anno in cui l’amministrazione aveva deciso di chiudere il tratto come era previsto nel progetto originale non completato del lungomare (di fatti la pista ciclabile non esiste) trovando anche le contestazioni da fronti del centrosinistra.

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«La pineta è abbandonata a se stessa, le staccionate che la chiudono devastate, rami e sterpaglie dappertutto, il percorso ginnico-pedonale devastato, per non dire del secondo lungomare a Ginepri. Le docce pubbliche sulla spiaggia e le passerelle scomparse», continua Crapis, anche se le passerelle sono state collocate come gli anni scorsi e le docce non montate per problemi di portata idrica esistenti già nelle scorse estati.

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Si chiede per la manutenzione «un bando di poche migliaia di euro per chiamare qualcuno ad occuparsene, come accadeva prima», che però già esiste da fine luglio, e si contesta l’assenza del cinema estivo, che era però legato ai finanziamenti regionali con LameziaSummertime, sostenendo che nessuno abbia «tentato di programmare in economia una decina di pellicole, contattato chi in Italia, e in Calabria, gira con pulmino e proiettore per fare il cinema in piazza affittando ai comuni il servizio per prezzi modici».

Si reputa che «il Chiostro, lo Scolastico, l’Abbazia o il Castello pieni di gente entusiasta per gli spettacoli (teatrali o cinematografici) sono solo un lontano ricordo. Ma gli spazi culturali soffrono anche d’inverno. Pur avendo due cinema-teatro comunali non si è riusciti a mettere a bando le sale, magari solo per una o due film settimanali (quel che resiste di cinema e teatro è grazie solo alla meritoria opera di alcune associazioni): e dire che c’è pure una delibera di Speranza della primavera del 2015 che facilitava l’utilizzo delle sale pubbliche ma nessuno ha pensato di recuperarla. La proposta di teatro Stabile del direttore di ‘Sipario’, Mattia Giorgetti, un’autorità in materia, è caduta nel nulla». Sui teatri il consiglio comunale ha deliberato nel 2020, ma il bando deve essere effettuato dalla centrale unica di committenza della città metropolitana di Reggio Calabria, sul Castello si è recentemente firmata la convezione attesa da anni in Agenda Urbana.

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Quando si fanno i bandi non va meglio, e Crapis sostiene che «il bando per le attività ricreative e culturali di recente andato deserto è la fotografia del disastro di questi anni. Idem per gli spazi sportivi: palestre e impianti chiusi da anni e inutilizzabili dalle società», e lo stesso consigliere ricorda che però dietro ci sono norme e mancanza di personale per riuscire a risolvere le questioni burocratiche sollevate dalla gestione commissariale.

Si cita poi il nuovo palasport di via del Progresso, la cui prima pietra era avvenuta sul finire del secondo mandato Speranza ma che in questi anni ha visto cambi di finanziamento e ritardi nella progettazione, «per non farne una cattedrale nel deserto bisognerebbe muoversi per la gestione, anzi bisognava già averlo fatto: con un bando magari europeo» lamenta Crapis, ma per una gestione servirebbe prima affidare gli arredi e le attrezzature, oltre a creare la viabilità necessaria che l’amministrazione Speranza non aveva incluso.

Al netto degli interventi inseriti all’interno del piano triennale delle opere pubbliche, secondo Crapis in via Perugini ci sarebbe «progettualità quasi a zero, anche quella per i finanziamenti (europei, nazionali, regionali), lavori inesistenti, tranne quelli disegnati nel passato come il bel parco della Piedichiusa, il Piano strutturale al palo insieme al piano Api, in area Rotoli non si muove nulla come in quella industriale», aspetti che tra Pnrr, Riqualificazione Urbana, lavori nelle scuole avviati (vedi Bella e Sant’Eufemia) o prossimi (Scolastico), sedute di commissione sul Psc, relazioni di Lameziaeuropa su area industriale e Rotoli, cantieri in area Api, negli atti hanno un esito almeno in moto.

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Si cita poi il Bastione di Malta, «simbolo cittadino e da 10 anni finalmente proprietà comunale, potenziale polo attrattivo insieme all’Abbazia e agli scavi, abbandonato a se stesso, pur se dal 2014 ripulito e pronto per i lavori di sistemazione (snobbato fu il progetto del regista Agosti che ci voleva fare un film)», ma non la richiesta di fondi Pnrr destinati proprio ai beni culturali.

Mentre la centrale unica di committenza della città metropolitana di Reggio Calabria dovrebbe bandire l’affidamento biennale del verde pubblico, e la Malgrado Tutto ha in esecuzione l’affidamento di 4 mesi che scadrà dopo l’estate, l’ex consigliere lamenta che «le strade e il verde in periferia inguardabili, con erbacce, cespugli, arbusti e rifiuti che la fanno da padrone; per non dire delle discariche a cielo aperto. Il parcheggio libero vicino alla stazione, quello con la locomotiva, è semplicemente inguardabile, impresentabile, una vergogna. Se non abbiamo la spazzatura ai primi piani è solo perché Lamezia fu la prima nel 2009 a cominciare la raccolta differenziata. E poi i cimiteri al collasso, un aeroporto con gli altri che fanno i padroni senza che il primo cittadino dica né mah nè bah, e lasciamo perdere la sanità che sarebbe come sparare sulla Croce Rossa», anche se Sacal attualmente non ha un cda in carica, e la sanità non è competenza comunale (l’Asp ha già avviato lavori attorno al “Giovanni Paolo II” con assunzioni in atto anche per alcune figure professionali).

I risanamenti dei conti, che hanno portato dopo il blocco delle assunzioni vigente dal 2014 solo recentemente la possibilità di avere il via libera ad alcune forze nuove per via Perugini, secondo Crapis sarebbero stati diretta conseguenza di mancate spese, legate però ai fondi vincolati e da accantonare che il piano di riequilibrio comportava. Per l’ex consigliere comunale però «se non fai nulla, non spendi nulla, alla fine forse salvi la cassa ma ammazzi la città. Della serie: operazione riuscita ma malato morto. A chiudere i rubinetti non c’è virtù, virtù è trovare l’equilibrio tra la spesa necessaria a non morire e le esigenze di cassa», lamentando le prese di posizione del primo cittadino, accusato però prima di non averne avute abbastanza sui temi sviscerati.

Sul piano politico l’ex consigliere contesta anche il resto della giunta, parlando di «difficoltà nel ruolo di alcuni assessori che hanno accettato, di certo con buone intenzioni, l’offerta di un sindaco disposto a smentirsi, dopo anni di invettive anche volgari contro la sinistra, per far fronte alla crisi di credibilità che lo ha investito dentro e fuori il suo campo politico. Sia chiaro: non mi scandalizzo rispetto ad un impegno giustificato da un alto profilo e da un tratto civico e unitario. Ma il feeling, legittimo peraltro, con la Lega e i toni divisivi del primo cittadino mi pare non ne raffigurino affatto una silhouette nè civica né unitaria. Meno ancora di alto profilo».

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