Sos Sert in terza commissione: servizio con poco personale e scarsa attenzione, non irreale il rischio chiusura

Il responsabile Giovanni Falvo chiede maggiore attenzione sul tema

Di dipendenze ed assistenza sul territorio si discute in terza commissione consiliare con Giovanni Falvo, che in merito alla situazione del Sert non nasconde come non sempre il tema sia stato approfondito.

«Il servizio è unico per tutta l’area del distretto, avendo però sempre meno attenzione e temo che quando andrò in pensione lo stesso sia a rischio chiusura», sottolinea il responsabile del servizio lametino, «lavoriamo con un numero di personale ridotto al lumicino, ma godiamo di un’attenzione minore rispetto agli altri meritori reparti. La richiesta è di dare voce al servizio prima che si estingua».

Nel 2019 sono stati assistiti 145 nuovi utenti in merito alle varie dipendenze (droga, alcool, gioco), che si aggiungono ai 230 pazienti già in cura, con terapie soggettive che mutano nel corso della vita del paziente il quale deve convivere con la malattia.

Nel 2020 sono stati 80 gli utenti seguiti, passando in un anno da 29 a 16 persone inserite nelle comunità di recupero.

Tra le dipendenze non si hanno dati aggiornati per cannabis e cocaina, mentre la maggiore parte di utenti si recano al sert per problemi legati ad alcool e gioco d’azzardo, anche legalizzato come quello delle slot machine.

Per quanto riguarda la ludopatia nel 2016 solo a Lamezia Terme son state spesi 51 milioni di euro, divenuti 35 milioni nel primo semestre del 2017, con cifre più alte che riguardano Maida per la presenza del centro commerciale.

Falvo rimarca come questa tipologia di dipendenza sia in crescita «sebbene non sia nata come patologica, avendo però caratteristiche che si riscontrano anche negli altri settori, come l’astinenza», contrapponendo «un senso di solitudine che si prova nel parlare di questi temi, sui quali non c’è la giusta attenzione e seguito. Non si riesce ad avere un’incidenza adeguata per modificare l’ambiente che circonda il paziente, il cui processo di recupero rischia di essere vanificato se ritorna nella situazione iniziale da cui la dipendenza è nata».

La proposta del medico è quella di creare un osservatorio sulle dipendenze del territorio tra Asp, Comune, associazioni, diocesi e forze dell’ordine «perché non dobbiamo aspettare che nascano forme collaborative estemporanee, come avvenuto recentemente per un senzatetto con problemi di alcool segnalatoci dalla Caritas. Entrare anche nelle scuole, per verificare se esistano forme di disagio possibili nelle famiglie, ed avere un confronto con le forze dell’ordine che sono in strada per monitorare e reprimere».

Falvo sollecita poi di riprendere l’argomento delle sale giochi proponendo di «effettuare corsi di formazione per gli stessi esercenti», ma anche di «favorire il sorgere di attività culturali e sportive al posto di locali in cui l’unica offerta è alcolica».