Immuni ignorata anche nel lametino, contromisure per le attività commerciali per nuove restrizioni

L'effetto domino istituzionale, in rispetto della gerarchia delle fonti, traccerà anche i prossimi mesi e probabilmente il 2021

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Tra rumors, incertezze, protocolli non seguiti al meglio e ricadute su problemi già noti anche per la vita quotidiana nel lametino di sigle da monitorare al momento ce ne sono diverse:

  • Dcpm, il decreto del presidente del consiglio dei ministri che da marzo regola le attività private e pubbliche, con oggi atteso un nuovo aggiornamento per quanto riguarda le attività commerciali ma anche i servizi pubblici;
  • Covid-19, ovvero la denominazione del coronavirus tracciato nel 2019 e che per tutto il 2020 sta tenendo banco, che nella quarta città della Calabria ed hinterland non ha avuto grossi numeri ma non ha risparmiato preoccupazioni;
  • Asp, ovvero l’azienda sanitaria provinciale che nel caso specifico lametino è quella di Catanzaro, che fino a marzo (salvo proroga di altri 6 mesi) sarà guidata da una terna commissariale dopo lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, la quale a dicembre dello scorso anno ha deliberato il dissesto finanziario (pratica però congelata e non ancora ratificata con lo scoppio della pandemia), un piano triennale delle assunzioni che prevede più pensionamenti che nuovi ingressi. Inoltre non aiuta l’ambito pragmatico l’essere con un commissario al piano di rientro regionale dimissionario, Cotticelli, e con un ente Regione che dopo la scomparsa della presidente Santelli sarà senza consiglio regionale entro fine mese, con nuove elezioni previste verosimilmente nel 2021 quando dal Governo si avrà contezza anche sul destino del commissariamento del settore sanità calabrese.

LA RISTORAZIONE SI ADEGUA

Se oggi il premier Conte, dopo il confronto con le Regioni, dovrebbe promulgare nuove misure di contenimento della pandemia, che dovrebbero rivedere gli orari consentiti per l’apertura di attività di ristorazione, ma potendo allargarsi anche a nuove serrate per altre attività ritenute non indispensabili, in città si cercano di trovare eventuali contromisure per compensare le mancate entrate. Non sono così pochi i pub, ristoranti, bar o in generale attività legati al beverage & food ad aver percorso la strada di apertura anche in fase mattutina, allargando così dove non previsto la fase degli aperitivi o pranzi ai propri servizi nella fascia oraria attorno a mezzogiorno.

Nell’ambito locale mentre da un lato in commissione consiliare, prima delle recenti limitazioni orarie, si era discusso di ripetere l’esperienza dell’isola pedonale dopo le 20 su Corso Numistrano, dall’altro a fine mese scadranno le concessioni di ulteriore suolo pubblico in modo gratuito per le stesse attività commerciali che con le attuali regole sfruttano i tavoli in più all’esterno per poter servire i clienti fino alle 24. Inevitabile che entrambe le questioni dovranno essere riviste alla luce di quanto verrà deciso dal Governo, aspetto che in fase programmatica inciderà anche sulle attività natalizie che essendo giunti a metà ottobre in via Perugini si dovrebbe iniziare a programmare. Per il Comune, poi, un eventuale uso ancora maggiore del telelavoro potrebbe ulteriormente rallentare alcune pratiche, già oggi poco celeri per via del poco personale e della scarsa propensione ad adeguare al digitale le procedure interne agli uffici.

REGOLE METRICHE MASCHERATE

Nuovi o vecchi dcpm, però, in comune hanno nell’ambito della prevenzione il divieto di assembramenti, termine che sebbene non abbia una definizione specifica metrica indica il senso di non creare raggruppamenti numerosi con distanze minime, si suppone sotto il metro di distanziamento sociale.

Se all’inizio della Fase 2 il rispetto era rigoroso delle distanze di sedute e socialità, durante l’estate si è entrati in interpretazioni più elastiche, ma tra aprile e settembre nel lametino i numeri del contagio son stati contenuti se non quasi del tutto fermi. Si sono tenuti anche eventi di socialità ed intrattenimento, senza registrare positività da assembramenti, ma con la fine dell’estate il ritorno di bollettini Covid ha riproposto il problema dei controlli. La polizia locale per penuria di personale non può garantire il presidio di tutto il territorio, né ha turni dopo le 20, ed anche le altre forze dell’ordine hanno problemi nel potere effettuare tutti i servizi richiesti e questi aggiuntivi.

CONTACT TRACING ORALE

Dato il contesto, oltre all’autocontrollo proprio per prevenire un contagio, in caso di positività cruciale è così la fase del tracciamento dei contatti, che da protocollo nazionale sarebbe legato all’app Immuni, ma anche in Calabria come in altre Regioni i problemi non mancano.

A livello nazionale fino al 15 ottobre sono stati 8.838.387 i download (che non corrispondono però necessariamente ad utenti attivi, data la possibilità di eliminare l’app), 10.060 le notifiche inviate, 567 gli utenti che hanno condiviso le informazioni di positività, se hanno o non hanno ricevuto la notifica di esposizione.

I dati della sola Calabria aggiornati al 30 settembre riscontravano che solo l’8,2% degli utenti sopra i 14 anni aveva scaricato l’app, percentuale tra le più basse d’Italia in cui per altro la media era del 12,5%.

Se da un lato si è lontani quindi da un uso di massa dell’applicazione lanciata ad inizio fase 2 (anche se si è superata la soglia del 15% identificata dall’Università di Oxford come necessaria a garantire la piena operatività del sistema), anche le aziende ospedaliere manifestano una certa diffidenza.

Accade che anche la stessa Asp di Catanzaro, stando ai racconti di contatti o cittadini risultati positivi, non fornisca il codice necessario per poter inviare tramite applicazione la segnalazione anonima di potenziale contagio agli altri utenti, conosciuti e sconosciuti al cittadino positivo che si sia trovato con loro negli ultimi 14 giorni a meno di 2 metri.

Un primo banco di prova in tal senso lo si è avuto con il potenziale focolaio estivo in due locali da ballo di Soverato, con file di giovani fuori dai punti allestiti dai 3 distretti sanitari per venire testati tramite tampone. Alla fine nessun contagio di massa, ma un primo campanello d’allarme.

Il dipartimento dell’Asp si affida oralmente invece alla memoria di chi è stato verificato tramite tampone positivo al Covid-19, ed anche questa fase è tutt’altro che immediata tra analisi effettuate a Lamezia e quelle a Catanzaro.

Motivo dei tempi e modi diversi da quelli ideali stilati a livello nazionale son anche in questo caso i problemi strutturali e quelli di personale: poco, non formato sufficientemente e specificamente per l’emergenza pandemica, finito tra incudine e martello nei problemi organizzativi della stessa Asp di Catanzaro e della sanità regionale, con un’utenza impaurita e preoccupata davanti ad un virus con sintomi simili in alcuni casi, ma anche più gravi in altri, rispetto ad un’influenza di stagione; l’assistenza territoriale che soffre ulteriormente in tali premesse, e la rete dei medici di base a non poter sostituirsi o poter monitorare tutti i pazienti.

Anche i bollettini giornalieri del numero di tamponi effettuati e relativi risultati nell’Asp di Catanzaro non esiste: per un breve periodo sul sito aziendale si aveva un aggiornamento giornaliero almeno dei casi positivi riscontrati, ora il compito è soggettivo e legato alla volontà comunicativa dei sindaci cui l’azienda sanitaria manda le comunicazioni per le relative ordinanze di quarantena.

I PROSSIMI MESI

L’effetto domino istituzionale, in rispetto della gerarchia delle fonti, traccerà anche i prossimi mesi e probabilmente il 2021, con una serie di questioni da risolvere nel: cercare un equilibrio per un’economia già fragile (con livelli peggiori scendendo da quello nazionale al regionale, e poi al locale); una sanità ordinaria già in affanno ed in fase pandemica ancora di più rallentata fino al blocco; un cambio culturale della vita quotidiana che ancora stenta ad essere effettuato, data anche la narrazione discordante a seconda della corrente politica seguita.

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