Zuccatelli Missing, Strada Emergency, e anche la Calabria è messa male

Il Governo non fa chiarezza sul Commissario e pure i diretti interessati sembrano vagare nell’incertezza. Se Zuccatelli è inidoneo per l’intera regione, lo sia anche per le aziende catanzaresi

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    “Se mi viene chiesto dal governo, sono pronto a dimettermi. Spontaneamente non lo faccio. Non posso svolgere le mie funzioni se non mi viene notificato il decreto di nomina”. Così parlò Zuccatelli a “Buongiorno Ragione”, la trasmissione mattutina del Tgr Calabria. Finalmente.

    Giuseppe Zuccatelli non aveva risposto al telefono di Gianfrancesco Turano (l’Espresso di domenica 15 novembre), figuriamoci se rispondeva al nostro. Fino a stamattina, a una settimana dalla sua designazione sapevamo soltanto che era rientrato in Calabria dalla sua Cesena, non aveva risposto all’assalto delle tv appena sceso dal terno, seguendo l’esempio che fu di Enrico Cuccia all’epoca di Mani pulite (tenne un rigoroso silenzio per tutto il tempo che l’inviato di Striscia la notizia nel 1995 lo tempestò per un lungo tratto delle vie di Milano di domande che avrebbero fatto perdere il controllo anche a un santo). Non ha risposto neanche all’inviato dell’Arena che lo ha tampinato fin sotto casa adottando la stessa tattica.

    Anche da questo si nota che il personaggio è scafato, sa come muoversi, come districarsi nelle situazioni difficili, ha in mente certi comportamenti e li sa prevedere e prevenire. Anzi, come ha dimostrato, talvolta pecca di troppa disinvoltura e scivola nell’errore opposto, trascurando la potenza del mezzo spesso preponderante rispetto alla pochezza del contenuto. Il commissario ad acta nominato ma messo in naftalina come un loden in attesa di migliore stagione, sa di non godere di buona stampa e men che meno del favore generale della sua utenza, se così si possono definire i cittadini calabresi che reclamano una sanità equa, né peggiore né migliore di quella del resto d’Italia. Anche lui è in attesa di sviluppi. Intanto anche il coinvolgimento di Gino Strada è avvolto nel più rigoroso riserbo: solo un accenno da parte del sottosegretario Sileri sulla possibilità di un passo indietro di Zuccatelli. Neanche il post Facebook dello stesso fondatore di Emergency chiarisce nulla: conferma di essere stato contattato dal governo addirittura lunedì scorso (nello stesso giorno cioè in cui Giuseppe Conte ha nominato Zuccatelli!) ma nulla di più, se non una generosa ma generica volontà di collaborare con ruoli però chiari e definiti. Proprio quello che al momento non ci sono. Anzi, è lo stesso Strada a dichiarare: “al momento non ho ricevuto alcuna proposta formale”.

    Probabilmente perché il governo si è incartato da solo, con una nomina, quella di Zuccatelli, dettata dall’urgenza di rimediare allo sfacelo Cotticelli, certo favorita dalle entrature politiche presso Leu, il partito di Speranza e Bersani, giustificata dalla sua lunga esperienza manageriale ma attaccabile per le cadute mediatiche del commissario. Su queste ultime, effettivamente imbarazzanti e mal deponenti specialmente in questo momento storico, giustamente Zuccatelli fa notare che sono rimaste silenti fino al momento della “promozione” del cesenate da commissario “catanzarese” a commissario regionale: come se fossero innocue prima ed esplosive dopo: una sorta di ordigno ad orologeria, in sostanza. Con un risvolto però niente male. Come è risaputo, Giuseppe Zuccatelli risulta essere sempre, e contemporaneamente, commissario straordinario a Catanzaro dell’Azienda ospedaliera Pugliese Ciaccio e dell’Azienda ospedaliera e universitaria Mater Domini. Si è gridato, coram populo, che Zuccatelli è inadatto al ruolo di Commissario della sanità calabrese in toto perché portatore di istanze negazioniste, pur dallo stesso prontamente ridimensionate e sconfessate. Ma lo stesso dovrebbe valere per lo Zuccatelli commisaario delle due Aziende catanzaresi. Con la conseguenza logica che, qualora l’attuale “supercommissario” dovesse, per decisioni proprie o del governo o per accordi tra loro intercorrenti, lasciare l’incarico regionale, dovrebbe contemporaneamente rinunciare a quello catanzarese: se inadatto in toto, è inadatto anche per una sola parte. Ovvero, in caso di dimissioni, queste dovrebbero comprendere tutta la linea del commissariamento, dal regionale all’aziendale. Di certo, è veramente increscioso, se non scandaloso, che, difronte all’urgenza della situazione sanitaria e gli ospedali che non reggono l’urto della seconda ondata virale, la Calabria in zona rossa non abbia un governo riconosciuto e univoco della sanità.

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