Tagli e investimenti come lascito della terna commissariale che guida l’Asp di Catanzaro nel piano triennale delle perfomance

I ricoveri effettuati nei 3 ospedali dell'Asp di Catanzaro nel 2019 sono stati 14.445, di cui i circa 2/3 nello spoke di Lamezia Terme (10.465)

Il piano delle Perfomance 2020-2022 dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro arriva a fine anno nel delineare quale sarà il lascito dell’attuale terna commissariale guidata dall’ex Prefetto Latella a chi ne prenderà il posto nel corso del 2021 alla fine del lungo periodo di commissariamento.

Numeri e programmi che non possono non risentire della gestione della pandemia ancora in corso, che continuerà negli effetti anche nel prossimo anno, ma che mira anche a rivedere l’organizzazione dei 2 ospedali ricadenti nel territorio lametino. Si ricorda infatti che il vigente atto aziendale dell’Asp è stato approvato l’8 agosto 2016, ma che «sarà necessariamente oggetto di rivisitazione in ottemperanza a quanto sancito dal decreto Calabria 2020, ciò anche al fine di consentire all’azienda di poter finalmente contare su un’organizzazione snella». Lo scorso anno, di fatti, la terna commissariale aveva deliberato un dissesto aziendale ad oggi però rimasto nel limbo.

IL CONTESTO PREGRESSO

Al netto di un’aspettativa media di vita più alta (circa 80 anni), ed un tasso di natalità in decrescita, facendo riferimento ai dati del 2017 le principali cause di morte nel territorio provinciale sono tumori (913 in totale, 25,25 come quoziente ogni 10.000 abitanti) e malattie del sistema circolatorio (1617 totali, 44,72 come quoziente ogni 10.000 abitanti), con a seguire malattie del sistema respiratorio (260 totali, 7,19 come quoziente ogni 10.000 abitanti), malattie endocrine, nutrizionali e metaboliche (226 totali, 6,25 come quoziente ogni 10.000 abitanti).

Per tali ragioni l’Asp reputa che «l’attenzione nel prossimo triennio dovrà continuare ad essere posta sulla prevenzione dei tumori della cervice uterina e della mammella, sul fenomeno delle morti per incidenti stradali e per tumori legati al fumo (polmone), oltre che, ovviamente, a proseguire nell’impegno per la rimozione dei fattori di rischio delle patologie cardiovascolari».

I ricoveri effettuati nei 3 ospedali dell’Asp di Catanzaro nel 2019 sono stati 14.445, di cui i circa 2/3 nello spoke di Lamezia Terme (10.465) con distanziati gli ospedali di Soverato (3.460) e Soveria Mannelli (520), dati comunque in aumento in tutti e 3 i presidi rispetto al 2018.

Il 14 dicembre scadrà il termine per la presentazione delle domande volte alla realizzazione della centrale operativa territoriale (base d’asta di 35.000 euro), che dovrà rientrare nell’opera di riorganizzazione delle postazioni di continuità assistenziale per la centralizzazione delle chiamate che potrà gestire anche l’emergenza Covid.

Per quanto riguarda le prestazioni specialistiche nell’anno scorso il distretto di Lamezia Terme ne ha registrate 165.059 per un valore di 1.142.529,62 euro, l’ospedale Giovanni Paolo II 841.973 pari a 10.277.519,97 euro, quello di Soveria Mannelli 192.865 per 1.369.061,63 euro.

Sono invece 744 i cittadini coinvolti dall’assistenza domiciliare nel distretto lametino, 17 coinvolti da cure palliative, 5.466 per l’assistenza protesica.

I tre consultori del distretto hanno accolto 2.566 utenti a Lamezia Terme, 666 a Maida, 361 a Soveria Mannelli, con la neuropsichiatria lametina ad avere avuto 1535 pazienti ed il centro di salute mentale del Reventino 396.

L’AMBITO ECONOMICO

La relazione rimarca l’incidenza primaria sui conti aziendali della presenza nella stessa provincia delle aziende ospedaliere Pugliese – Ciaccio e Mater Domini, oltre che 4 strutture private accreditate, una “concorrenza interna” ai 3 ospedali di diretta competenza dell’Asp e nell’ambito della ripartizione del fondo sanitario. Si punta così ad avere un numero maggiore di prestazioni sanitarie e chirurgiche, ambito che però viene visto nel lungo periodo tra una pandemia da dover superare ed un incremento di personale e strumentazioni ad oggi non perseguibile.

Si decide di rivedere le 60 postazioni di continuità assistenziale, che hanno un costo di 9.200.000 euro senza però avere adeguati volumi di attività, valutando l’ipotesi di rivalutare anche i poli con più specialità ad oggi frammentati o sovrapposti con l’assistenza sanitaria.

Riorganizzazione previste anche per le sedi e la composizione degli uffici amministrativi, mentre costi troppo elevati vengono lamentati per la spesa farmaceutica, il progetto Sigemona ed il centro di neurogenetica, con paradossi come il servizio psichiatrico di diagnosi e cura del Pugliese, con le spese a carico dell’Asp e i ricavi a beneficio dell’azienda ospedaliera.

Tra gli obiettivi annunciati così figurano il completamento e l’adeguamento delle prestazione e degli standard per come previsto a livello nazionale con i Lea, anche se si reputa non destino preoccupazione le liste d’attesa (anche se le denunce di tempi troppo prolungati son all’ordine del giorno) e della gestione informatica ed informativa (quando la pandemia da Covid sta mostrando tutt’altra versione tra mancate comunicazioni e rallentamenti vari).