Nel reparto Covid lametino curati 54 pazienti, Mancuso e Bonacci rassicurano sull’idoneità della struttura

La prossima sfida per l'ospedale lametino sarà riuscire a garantire il vaccino ai propri operatori

Gerardo Mancuso, Direttore U.O.C. Medicina Interna POLT Referente Gestione esecutiva COVID, e Federico Bonacci – Responsabile U.O.S.D. Rischio Clinico – Covid Manager, replicano alle preoccupazioni espresse nei giorni scorsi in merito alla gestione del reparto lametino.

«Se può risultare comprensibile lo sfogo dei familiari degli operatori sanitari contagiati, in attività di servizio, peraltro tutti asintomatici o paucisintomatici, non è giustificabile basare le proprie affermazioni, su dichiarazioni anonime di soggetti terzi, che non hanno né competenza né conoscenza diretta dei fatti trattati», reputano i due professionisti, contestando «una visione distorta della realtà, alimentando nella cittadinanza la sfiducia nel Servizio Sanitario Pubblico, già soggetto a forti critiche ed a perdita di consensi, di cui disinformazione e fake news sono sicuramente corresponsabili».

Si ci dichiara «sicuri che l’indagine epidemiologica in corso farà chiarezza sulle cause del contagio delle operatrici sanitarie del Reparto Covid, nel frattempo si rende necessario confutare alcune affermazioni assolutamente non veritiere», ovvero: «i turni di servizio di ciascun operatore sanitario sono stati espletati in conformità ai contratti collettivi nazionali di lavoro, solo in via del tutto eccezionale in alcuni casi si è fatto ricorso ad ore di prestazioni aggiuntive, effettuate esclusivamente su base volontaria; i presidi di protezione individuale necessari sono stati forniti dalla farmacia ospedaliera in modo costante e regolarmente distribuiti agli operatori sanitari ad ogni turno; il percorso “sporco-pulito” dell’Area Covid è stato delineato dalla Direzione Sanitaria POU ed approvato dall’Unità di Crisi aziendale prima dell’attivazione del reparto; tutti gli operatori sanitari in servizio nell’Area Covid sono stati sottoposti a formazione individuale, relativamente all’esecuzione in sicurezza delle procedure di vestizione-svestizione, dai medici competenti unitamente al responsabile della prevenzione e protezione aziendale».

Inoltre si assicura che «la sanificazione è regolarmente effettuata nel nosocomio, ma ovviamente è inutile effettuarla nelle stanze di degenza Covid, nelle quali gli ammalati respirano in aria ambiente;

il ricambio d’aria nel reparto è garantito dalla ventilazione esterna, l’utilizzo dei climatizzatori nei Reparti Covid è fortemente sconsigliato per la possibile diffusione del virus nell’ambiente; l’applicazione dei caschi per la respirazione è di competenza dei medici».

Si passa poi a chiarire che «la sistemazione in stanze singole, a pressione negativa, con bagno annesso, rappresenta senz’altro il gold standard per i malati Covid, purtroppo possibile solo per pochi pazienti, dato l’enorme numero degli affetti: in Calabria solo negli Ospedali HUB esistono alcune stanze a pressione negativa. Non possiedono stanze a pressione negativa le Malattie infettive di Vibo Valentia, Crotone ed il Reparto Covid 2 del Pugliese, situato nell’ex Geriatria, attivate contemporaneamente al Reparto lametino, come peraltro l’85% dei reparti che assistono i pazienti Covid in Italia».

Si evidenzia ancora che «l’apertura del Reparto Covid a Lamezia è avvenuta su esplicita richiesta del Dipartimento della Salute regionale, per ovviare al sovraffollamento degli Ospedali HUB in sofferenza per la seconda ondata, tanto da far dichiarare la Calabria zona rossa, non per il numero dei contagi, ma per l’insufficiente numero di posti letto Covid della rete ospedaliera. Tuttavia è necessario sottolineare un aspetto sicuramente importante, il reparto Covid del Giovanni Paolo II ha curato a oggi, con innegabile successo, 54 utenti, quasi tutti dell’area lametina, che altrimenti, in assenza di posti letto negli HUB, sarebbero stati trasferiti quasi certamente fuori regione, con le inevitabili conseguenze cliniche dovute al ritardo nell’inizio della terapia, senza considerare il disagio per le famiglie e lo stress per il paziente stesso».

La prossima sfida per l’ospedale lametino sarà riuscire a garantire il vaccino ai propri operatori (a livello europeo solo recentemente è partita la prima fase), con il dipartimento di prevenzione che nei prossimi mesi avrà come compito in più gestire la situazione anche per il resto della popolazione.