Altra testimonianza firmata di una storia a lieto fine per una paziente lametina alle prese con il Covid-19.
«La mia mamma è stata ricoverata per un lunghissimo periodo nel reparto Covid, oggi finalmente è tornata da noi! L’emozione è stata unica nel rivederla, la paura che potesse morire lontano da me e mio padre era fortissima», scrive il figlio della signora, esprimendo «un’altalena di emozioni che voglio raccontare perché qui in Calabria si esaltano sempre i problemi, i limiti e si tende forse spesso a non vedere ciò che c’è d bello».
Si inizia dal principio: «il giorno più brutto è stato il giorno del risultato del tampone, una notizia che ha rotto l’equilibrio in casa. Poi la visita del personale USCA, il dottore Errico visita mia madre e ci consiglia di farla ricoverare, noi rifiutiamo e lui ci dice di ripensarci e che sarebbe tornato il giorno dopo. Il giorno seguente di fronte ad un nostro nuovo rifiuto ci chiede carta e penna, immaginiamo per firmare il rifiuto del ricovero, invece il dottore scrive sul foglio “Non sapendo quando l’alba arriverà tengo aperta ogni porta” e lo da in mano a mia madre. Lì la mia mamma cambia idea, guarda me e mio padre e ci dice “Preparate la mia borsa”».
La seconda fase è nel “Giovanni Paolo II”: «mia madre ha tenuto stretto in mano il bigliettino durante tutto il ricovero, un ricordo che avrà per sempre soprattutto perché è stata una persona così giovane a darle un messaggio così bello. Ora siamo tutti insieme, dopo un lungo periodo in cui spesso ci veniva detto che le condizioni erano molto delicate. Il mio grazie va a tutto il sistema sanitario di Lamezia, alle USCA, all’ospedale ed ai medici del 118».
Ed anche un pò ad Emily Dickinson, essendo il messaggio estrapolato e rivisto da una sua lettera:
“Non sapendo quando l’Alba verrà,
Apro tutte le Porte,
Abbia essa Piume, come un Uccello,
O Frangenti, come una Riva”.