L’Atto aziendale dell’Asp di Catanzaro è irricevibile secondo i sindacalisti di Uil e Cgil

Secondo le Funzioni pubbliche Cgil e Uil il documento che va al vaglio del Commissario Longo stride con le stesse linee guida regionali e nazionali

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L’Atto aziendale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, licenziato dalla terna commissariale che la guida dal marzo 2020, è “irricevibile”. Perlomeno secondo la Fpl Uil e la Cgil Fp dell’Area Vasta Catanzaro Crotone e Vibo Valentia. Diverse sono le cose che non vanno nelle 80 pagine che i commissari Latella, Tancredi e Gullì hanno sottoposto in bozza ai sindacati come prevede l’iter di approvazione che proseguirà con la lettura da parte delle strutture regionali del Dipartimento Salute e del Commissario ad acta, a cui spetta la parola ultima.

fp cgil

Non sarà un percorso agevole, qualora in Dipartimento e nell’Ufficio del Piano di rientro si inforcheranno le uguali lenti critiche usate da Amalia Tallarico segreteria Fp Area Vasta Cgil, Franco Maltese segretario regionale FPL Uil Medici e da Ivan Potente coordinatore dell’area dirigenza sanitaria della Fp Cgil che hanno incontrato i giornalisti per esternare il loro punto di vista.

Le perplessità dei sindacati si possono riassumere in due punti: l’Atto aziendale non risponde in più punti alle linee guida e alle direttive regionali in vigore e, secondo punto, l’Atto ha una visione ospedalocentrica che mal si concilia con la vocazione propria di un’Azienda territoriale della salute.

L’Asp di Catanzaro consta di circa 3.000 dipendenti nei tre distretti di Catanzaro, Lamezia Terme e Soverato in cui insistono tre presidi ospedalieri: lo spoke di Lamezia, l’ospedale generale di Soverato e l’ospedale di zona disagiata di Soveria Mannelli.

Il documento che traccia l’organizzazione aziendale e ne configura attribuzioni e obiettivi fino a nuovo Atto si addentra minuziosamente nell’elencare e caratterizzare i Dipartimenti, le Unità Operative di Staff dirigenziale, le Strutture Complesse, le Strutture Semplici, le Strutture Semplici Dipartimentali. Una organizzazione complessa nella quale i sindacati, dopo attenta valutazione, intravedono più luci che ombre.

“Nell’Atto ci sono delle cose positive che non devono essere taciute – dice Amalia Tallarico – l’istituzione di 12 posti letti nell’ospedale di Soveria per i disturbi alimentari è un fatto importante: certo un atto dovuto, ma il fatto di averlo considerato non fa che privilegiare un territorio, diminuire l’emigrazione sanitaria e venire incontro ai bisogni di tante famiglie. Un altro fatto importante è che i commissari in questi 2 anni hanno fatto un’azione di risanamento nei conti, però nel contempo si è venuta evidenziando una grave carenza nella copertura di personale che si riverbera soprattutto in alcuni settori. Penso al servizio di Salute mentale, penso ai Consultori, che sono in sofferenza di personale, oppure al Carcere, con gli infermieri che operano in una situazione drammatica. Tutte queste aree devono trovare risposte altrimenti è come se l’Azienda sanitaria non desse prestazioni sui servizi commisurate ai bisogni della gente. É necessario nel futuro immediato un’attenzione minore al contenimento dei costi e un’attenzione maggiore alle risposte ai bisogni di salute delle persone”.

Più nello specifico dell’atto va Ivan Potente: “Si crea un Dipartimento igienico organizzativo con due strutture complesse, un Dipartimento che non esiste in nessuna parte d’Italia, dopo aver detto che si chiudevano dei dipartimenti per risparmiare. Oltretutto questo dipartimento avrebbe una seconda struttura complessa creata ex novo nella Struttura sanitaria di Soverato, dove, essendo un ospedale generale, non è prevista una Struttura complessa di direzione sanitaria né dal DM 70 né dal DCA 64 né dalle linee guida dell’Atto aziendale. La norma cogente ci dice che questo passaggio è fuori regola. A questo si aggiunge che all’interno dell’Asp vengono declinate alcune posizioni che riguardano la dirigenza sanitaria che non sono argomento di atto aziendale. Sono responsabilità del Direttore responsabile che sa a chi affidare un incarico piuttosto che un altro e l’Azienda non può preordinare”.

Per Franco Maltese “questo Atto aziendale dimentica questa essere una Azienda sanitaria territoriale. Si è molto concentrato sull’ospedalità, cosa che non dovrebbe fare perché in forza della legge 502 dovrebbe rispettare una forbice di risorse del 60% su prevenzione e territorio e 40% sugli ospedali che vi operano. Poi, il piano triennale delle assunzioni non combacia con le aspettative, dopo che in questo decennio di piano di rientro non abbiamo sostituito con nuove forze tutti i colleghi medici, gli amministrativi e i dirigenti che sono andati in quiescenza. In questo periodo di commissariamento è vero che non ci sono stati contenziosi, che si stanno pagando le fatture. Però il personale che sta contribuendo a raggiungere questi risultati non è gratificato. Il comparto è fermo, i dirigenti sono fermi alla produttività del 2018”.

Insomma, tempi difficili e nervi tesi: “Siamo qui – ribadisce Ivan Potente – per dire al commissario Longo e alle strutture regionali che un Atto aziendale che presenta delle difformità rispetto alle linee guida emanate dalla stessa Regione non può essere approvato. In Calabria spesso abbiamo pensato di poter fare percorsi solo nostri, come fossimo un unicum all’interno della nazione, rinverdendo la diceria della Sanità calabrese come la barzelletta d’Italia. Mentre siamo in una situazione drammatica da cui non riusciamo a uscire, proprio perché non si vuole prendere contezza del fatto che esistono delle norme che dobbiamo rispettare tutti, primi fra tutti i dirigenti e i commissari “.

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