“Nell’elenco delle patologie afferenti alla categoria 1 dedicata all’elevata fragilità non sono contemplate le demenze”

Non bastano le vaccinazioni degli over 80, dei ricoverati in Rsa, dei disabili gravi

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«In Calabria la salute non sembra più un diritto, poiché ‘ndrángheta e politica hanno fagocitato a man bassa», afferma Luigi de Magistris candidato Presidente alla Regione Calabria, ma il settore anche per le due cause citate è commissariato sia a livello regionale che provinciale.

Vengono poi citate le parole di Amalia Bruni, direttrice del centro regionale di Neurogenetica di Lamezia Terme e Presidente Sindem, la quale chiede che «le persone affette da demenza siano incluse tra le categorie fragili aventi diritto alla priorità per il vaccino Covid-19, indipendentemente dall’età anagrafica o dal grado di malattia», quando però le direttive da seguire son quelle nazionali.

«Purtroppo – sottolineano in una nota congiunta la stessa Amalia Bruni, Gioacchino Tedeschi Presidente Sin, Francesco Landi Presidente Sigg, Ovidio Brignoli Vice Presidente Simg, Patrizia Spadin Presidente Aima e Antonio Gaudioso Segretario Generale Cittadinanzattiva – nell’elenco delle patologie afferenti alla categoria 1 dedicata all’elevata fragilità, non sono contemplate le demenze quando proprio le persone affette da queste gravi patologie sono facili target per il virus: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, circa un terzo delle donne e quasi un quinto degli uomini morti per Covid-19 avevano una storia di demenza. È necessario, quindi, non cadere nell’errore di ritenere che le vaccinazioni degli over 80, dei ricoverati in Rsa, dei disabili gravi ai sensi della Legge 104/1992, esaurisca la platea ancora vastissima delle persone con demenza, di fatto escluse dalla priorità di vaccinazione, e per le quali quindi di richiede l’inserimento in tabella 1».

«Le persone con demenza – prosegue la nota – non sono in grado di tollerare l’uso di dispositivi di protezione individuale, né li comprendono; faticano a sopportare l’isolamento sociale, il cambio di abitudini, le mutate relazioni. Da qui la fatica centuplicata dei caregiver, il peggioramento generalizzato dei pazienti, l’aumentato pericolo di contagio e l’obbligo ad una prigionia stretta».

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