Nei 5 punti vaccinali individuati nel lametino poco meno di 900 dosi giornaliere somministratili secondo il piano regionale

Per andare a regime mancano ancora 110 unità di personale in Calabria, ma anche pragmatismi organizzativi

Nelle procedure operative di aprile emanate per la campagna di vaccinazione calabrese da parte del commissario ad acta Longo emergono luci ed ombre della mobilitazione che procede attualmente a fasi di priorità, ma non riesce a programmare una strategia comune a lunga gittata.

Se da un lato in alcune realtà anche dell’hinterland lametino azienda sanitaria provinciale, amministrazioni comunali, medici di base, mondo del volontariato hanno fatto squadra comune per organizzare la vaccinazione degli over 80, con l’aumentare della platea di soggetti interessati sarebbe impellente trovare spazi ed un’organizzazione di maggiore entità, oltre a confidare nel rispetto delle regole e pazienza degli utenti stessi (molte delle lamentele giunte anche per quanto riguarda la situazione lametina corrispondono anche al mancato rispetto delle indicazioni avute o il miglioramento di aspetti logisticamente risolvibili, come giungere sul luogo nel giorno ed orario della prenotazione con il modulo di consenso già compilato nelle parti note).

Ammettendo la necessità di un ulteriore fabbisogno di personale pari a 110 unità in Calabria, nel documento si analizza quanto fatto fino ad ora (da concludere ancora la fase 1 di vaccinazione degli operatori sanitari e socio sanitari, personale ed ospiti rsa, ultraottantenni, forze di polizia e personale scolastico), si ripetono i dettami nazionali, e si profila l’organizzazione regionale con i vari centri vaccinali tra medici di base ed ospedali, ribadendo anche la necessità in ciascun ambito provinciale di «unità mobili da utilizzarsi per raggiungere soggetti da vaccinare residenti in territori che, per collocazione geografica e orografica, possono rendere difficoltoso l’accesso ai punti vaccinali individuati».

Al 25 marzo i punti vaccinali riconosciuti nel lametino, divisi per capacità infrastrutturale – linee vaccinali potenziali / numero di vaccini giornalieri / giorni / ore giornaliere, erano:

  • Lamezia Terme – Via Sottotenente Notaro, Ex Ospedale / 1 / 70 / mar, gio, ven, sab / 4
  • Ospedale Lamezia Terme – Via A. Perugini / 5 / 300 / lun-dom / 4
  • Ospedale Soveria Mannelli – Viale Rubettino / 2 / 120/ lun-dom / 4
  • Polo Sanitario Territoriale di Maida – C.so Garibaldi n. 138 / 2 / 200 / mar, gio, ven, sab, dom / 4
  • Polo Sanitario Territoriale di Nocera Terinese – Via Dante Alighieri / 2 / 200 / mar, gio, ven, sab, dom / 4

Vi è poi anche il passaggio sulle “liste di riserva” che scarica l’organizzazione su ogni singolo punto vaccinale: «in ottemperanza all’Ordinanza 15 marzo 2021 del Commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica COVID-19 e per l’esecuzione della campagna vaccinale nazionale, recante “Disposizioni per ottimizzare l’impiego delle dosi di vaccino”, è necessario che le dosi di vaccino eventualmente residue a fine giornata, qualora non conservabili, siano eccezionalmente somministrate per ottimizzarne l’impiego evitando sprechi, in favore di soggetti comunque disponibili al momento, secondo l’ordine di priorità individuato dal Piano nazionale e successive raccomandazioni. Pertanto, sulla base dei target prioritari previsti nelle presenti procedure operative, sarà necessario prevedere giornalmente, un congruo numero di “riserve”, preventivamente allertate, cui somministrare eventuali dosi residue di fine giornata. Il numero di soggetti da “allertare” dovrà essere proporzionale allo storico delle dosi giornaliere residue (non utilizzate) delle settimane precedenti».

Divise anche le successive categorie, senza dare però tempistiche, che dovranno essere vaccinate:

  1. persone di età compresa tra 70 e 79 anni (in questa fascia di età il tasso di letalità di coloro che vengono a essere infettati risulta pari al 10%)
  2. persone di età compresa tra i 60 e i 69 anni (in questa fascia di età il tasso di letalità di coloro che vengono a essere infettati risulta pari al 3%)
  3. persone di età <60 anni senza affette da patologie o situazioni di compromissione immunologica che possono aumentare il rischio di sviluppare forme severe di Covid-19, seppur senza quella connotazione di gravità riportata per le persone fragili (le tipologie di patologie prese in considerazione sono le medesime assunte per le persone estremamente vulnerabili, ma il livello di gravità considerato è inferiore: malattie respiratorie, malattie cardiocircolatorie, malattie neurologiche, diabete/altre endocrinopatie, hiv, insufficienza renale/patologia renale, ipertensione arteriosa, malattie autoimmuni/immunodeficienze primitive, malattia epatica, malattie cerebrovascolari, patologia oncologica)
  4. il resto della popolazione di età <60 anni.

Per chi è guarito dal Covid-19 è possibile un’unica somministrazione di vaccino, eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa.