Per il centro d’eccellenza per la produzione di anticorpi monoclonali e di nanoanticorpi Nisticò mira ai fondi Por

Ha ottenuto il via libera da parte della competente commissione scientifica del ministero per il Sud il Renato Dulbecco Institute che dovrà sorgere nei locali della Fondazione Terina

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Ha ottenuto il via libera da parte della competente commissione scientifica del ministero per il Sud il Renato Dulbecco Institute, centro d’eccellenza per la produzione di anticorpi monoclonali e di nanoanticorpi (o pronectine), una forma più avanzata dei monoclonali attualmente in fase sperimentale per il trattamento del Covid ma anche in campo oncologico che sorgerà a Lamezia Terme. L’iniziativa prevede un investimento di 27 milioni di euro e una ricaduta occupazionale per almeno 100 persone, fra cui ricercatori, collaboratori e impiegati, mentre a ospitare i laboratori del centro sarà la Fondazione Mediterranea Terina, nell’area ex Sir di Lamezia Terme, che opererà in collegamento stretto con le università calabresi.

A darne notizia è il commissario della fondazione intitolata al premio Nobel nato a Catanzaro, l’ex presidente della Regione e docente universitario Giuseppe Nisticò. Il progetto e’ uno dei 13 riguardanti il territorio calabrese giudicati idonei, ma non tutti saranno ammessi ai finanziamenti nell’ambito del bando sugli ecosistemi per gli ecosistemi per l’innovatività’ nelle regioni meridionali per i quali son previsti 350 milioni di budget totale.

Nisticò ha spiegato all’AGI Nisticò, esprimendo la sua soddisfazione «per i criteri, basati sul merito, seguiti dal ministero guidato da Mara Carfagna», che «i finanziamenti ci sono. Trattandosi di un progetto innovativo si può anche attingere ai fondi comunitari e in particolare al Por. C’è un miliardo di euro non spesi nell’ultimo quinquennio. Il Dulbecco Institute dovrà essere il primo tassello di una rete di centri di eccellenza che ancora mancano in Calabria, per cui molti pazienti sono costretti a recarsi in altre regioni italiane o all’estero. A presiederlo sarà un calabrese illustre, Roberto Crea, il padre delle biotecnologie che dopo 40 anni di attività in California tornerà in Italia proprio per dirigere l’istituto nella sua regione d’origine e che nei mesi scorsi ha effettuato un sopralluogo negli spazi riservati ai laboratori».

L’Istituto sarà organizzato in due edifici: quello dell’ex concorzio Telcal per i laboratori di produzione e studio di nuovi anticorpi monoclonali e di nanoanticorpi (pronectine), di cui la Fondazione Renato Dulbecco possiede la proprietà intellettuale e i relativi brevetti; e quello dell’ex Ispels, che sarà la sede dei laboratori di farmaco-tossicologia pre-clinica per lo studio di prodotti sintetizzati nell’edificio ex Telcal oltre che dei laboratori per la valutazione della qualità e della sicurezza di prodotti agroalimentari della Regione Calabria.

«Ogni anno – sottolinea Nisticò – la Calabria spende circa 300 milioni per la migrazione sanitaria e queste risorse potrebbero invece essere reinvestite in Calabria per migliorare la qualità delle prestazioni e dei servizi».

La Fondazione Dulbecco sta studiando un nuovo nanoanticorpo per combattere le varianti Omicron e Delta del Covid in collaborazione con Crea e con la società Twist di San Francisco. L’iniziativa di Lamezia rappresenterà la prima iniziativa scientifica e culturale del progetto più ampio denominato “Calabria Silicon Valley”, e vanta la collaborazione di due premi Nobel (l’istraeliano Aaron Ciechanover, Nobel per la chimica, e Thomas Sudhof della Stanford University, Nobel per la medicina), oltre a scienziati di chiara fama, come Salvador Moncada che ha scoperto la prostaciclina e il nitrossido, e Napoleone Ferrara, il farmacologo clinico più citato al mondo per le sue scoperte nel campo degli anticorpi monoclonali anti-Vegf (usati attualmente in tutto il mondo per il trattamento di varie forme di cancro nonche’ della maculopatia degenerativa retinica degli anziani che se non trattata porta a cecità) premio Lasker negli Usa.

«La sua apertura – secondo Nisticò – consentirà di formare nuovi ricercatori, studiare nuove molecole e nuovi farmaci, aprire il campo a iniziative industriali nel campo farmaceutico – i nanoanticorpi e i farmaci saranno poi prodotti su scala industriale. La Calabria diventerebbe un riferimento centrale in Europa, ma senza esagerare – aggiunge – potremmo dire nel mondo, per l’attività di ricerca scientifica finalizzata al benessere dell’umanità».

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