Tre cardiologi assunti per il Giovanni Paolo II con novità anche per emodinamica e gestione Covid

A livello provinciale trovano un inquadramento più preciso i 57 dipendenti facenti parte del personale ex equipe socio-psico-pedagogica

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Via libera da parte dell’Asp di Catanzaro per l’assunzione di 3 cardiologi che andranno a sostituire i colleghi non più in servizio nel reparto del “Giovanni Paolo II”.

I tre professionisti sono stati assunti attingendo dalla graduatoria pubblicata a luglio nell’ambito della procedura concorsuale ancora valida da parte dell’azienda ospedaliera Pugliese – Ciaccio di Catanzaro, con 5 candidati risultati idonei dal 7° al 32° posto ad aver dato la propria disponibilità all’assunzione nel nosocomio lametino.

Rimanendo all’interno del nosocomio di via Perugini nominata la commissione esaminatrice per l’acquisto di una piattaforma emodinamica per l’unità di anestesia e rianimazione, con autorizzazione a contrarre anche per l’acquisto tramite Rdo Mepa di “un sistema di insufflazione con sistema di filtraggio per la prevenzione della trasmissione di Covid-19 e relativi consumabili per il blocco operatorio” e di “apparecchiatura varia del portale Invitalia per i servizi connessi all’emergenza sanitaria per area sub-intensiva respiratoria Covid” (6 monitor multiparametrici, 1 monitor per controllo remoto, 6 ventilatori polmonari per Non Invasive Ventilation, 6 apparecchi per ossigenoterapia umidificata ad alti flussi, 6 letti degenza area critica completi di accessori, 6 pompe peristaltica per nutrizione enterale, 6 pompe di infusione, 30 videobroncoscopi operativi monouso con video processore portatile e fonte luminosa, 1 carrello emergenza).

Si approva poi di affidare ad uno studio di Catanzaro il servizio di ingegneria per la progettazione dell’impianto di climatizzazione delle unità operative obi, medicina e pneumatologia per adeguarsi agli standard richiesti in tempi pandemici.

A livello provinciale trovano un inquadramento più preciso i 57 dipendenti facenti parte del personale ex equipe socio-psico-pedagogica, ovvero un gruppo di lavoratori che dagli anni 80 comprendeva figure come assistente sociale, psicologo, pedagogista, sociologo, tecnici della riabilitazione in servizio tra scuole, Comuni, Regione e aziende sanitarie con il passare del tempo.

Una serie di passaggi burocratici e rimpalli negli anni 2000 tra Regione ed Asp aveva di fatto reso nebuloso l’inquadramento dei dipendenti in servizio, con la stessa azienda sanitaria provinciale a reputare che «la situazione dei suddetti dipendenti rimane quanto meno anomala, tenuto conto che si tratta di operatori che svolgono nell’Azienda, da anni, funzioni necessarie per lo svolgimento di determinate funzioni e compiti istituzionali alla stregua degli operatori appartenenti ai ruoli del Servizio Sanitario Nazionale e che a tutt’oggi non risultano incardinati nella struttura aziendale».

Per dirimere la vicenda si è così deciso di effettuare una disanima dei titoli posseduti da ogni singola unità per equiparare i diversi profili professionali e garantire un adeguato inquadramento nel contratto nazionale, reputando però che «per quanto riguarda il personale laureato non medico (psicologi, pedagogisti, ecc) non è possibile ipotizzare alcuna equipollenza o corrispondenza con i profili del ruolo sanitario, in quanto i relativi profili si riscontrano esclusivamente nella dirigenza sanitaria».

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