Per Amalia Bruni il nuovo inquadramento dell’Asp Catanzaro “lascia senza assistenza 1800 piccoli pazienti di neuropsichiatria”

L'atto contestato però dà un inquadramento più preciso per i 57 dipendenti facenti parte del personale ex equipe socio-psico-pedagogica

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“Siamo alla follia. Con la delibera numero 51 del 19 gennaio dell’Asp di Catanzaro, tra l’altro immediatamente esecutiva, si è bloccata di fatto l’attività degli psicologi lasciando senza assistenza 1800 bambini che sono in carico al servizio di Neuropsichiatria infantile. E lo stesso vale anche per altre figure professionali quali assistenti sociali e terapisti della riabilitazione che hanno subìto la stessa sorte dell’ex contingente dell’equipe socio-psico-pedagogiche” scrive in una nota Amalia Bruni, leader dell’opposizione in Consiglio Regionale.

“Si tratta del personale che nel 2008 è stato trasferito dalla Regione alle Asp senza che la loro sistemazione in organico fosse mai completata e quindi per gli psicologi il passaggio nella dirigenza sanitaria non è mai avvenuto nel corso degli ultimi 14 anni. Di fatto, oggi ci sono 1800 bambini che sono stati lasciati senza assistenza di punto in bianco con sconcerto e disperazione da parte delle loro famiglie”, sostiene l’ex candidato a governatore del centrosinistra, chiedendo ad Occhiuto, in qualità di commissario ad acta della sanità regionale, di intervenire su un atto amministrativo aziendale perché “i calabresi si aspettano un miglioramento della Sanità e non ulteriore confusione. Quando si tratta di pazienti fragili come i bambini affetti da handicap non si può agire a cuor leggero”.

L’atto contestato però dà un inquadramento più preciso per i 57 dipendenti facenti parte del personale ex equipe socio-psico-pedagogica, ovvero un gruppo di lavoratori che dagli anni 80 comprendeva figure come assistente sociale, psicologo, pedagogista, sociologo, tecnici della riabilitazione in servizio tra scuole, Comuni, Regione e aziende sanitarie con il passare del tempo.

Una serie di passaggi burocratici e rimpalli negli anni 2000 tra Regione ed Asp aveva di fatto reso nebuloso l’inquadramento dei dipendenti in servizio, con la stessa azienda sanitaria provinciale a reputare che «la situazione dei suddetti dipendenti rimane quanto meno anomala, tenuto conto che si tratta di operatori che svolgono nell’Azienda, da anni, funzioni necessarie per lo svolgimento di determinate funzioni e compiti istituzionali alla stregua degli operatori appartenenti ai ruoli del Servizio Sanitario Nazionale e che a tutt’oggi non risultano incardinati nella struttura aziendale».

Per dirimere la vicenda si è così deciso di effettuare una disanima dei titoli posseduti da ogni singola unità per equiparare i diversi profili professionali e garantire un adeguato inquadramento nel contratto nazionale, reputando però che «per quanto riguarda il personale laureato non medico (psicologi, pedagogisti, ecc) non è possibile ipotizzare alcuna equipollenza o corrispondenza con i profili del ruolo sanitario, in quanto i relativi profili si riscontrano esclusivamente nella dirigenza sanitaria».

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