Con contratti in scadenza il 31 ottobre gli infermieri precari dell’Asp di Catanzaro lamentano mancate prese di posizione

Si ci rivolge ai sindaci di Catanzaro e Lamezia Terme, che non hanno voce in capitolo sulle politiche aziendali, così come i parlamentari uscenti.

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    Assunti senza concorso e a tempo determinato durante l’emergenza pandemica, continua ora la protesta degli infermieri dell’Asp di Catanzaro che vorrebbero una stabilizzazione che ad oggi non ha copertura finanziaria.

    Successivamente alle proteste fuori dagli Hub vaccinali, lamentano come «dopo la prima riduzione drastica del monte orario settimanale e dopo aver segnalato ripetutamente quanto il nostro impiego andasse ben oltre ciò che era previsto dai nostri contratti lavorativi. Ci siamo rivolti dapprima al presidente di Regione Roberto Occhiuto, poi a tutte le istituzioni, alla classe politica, ai vertici sanitari dell’Asp di Catanzaro e al nostro sindacato, rimanendo completamente inascoltati».

    Ora si ci appella ai sindaci di Catanzaro e Lamezia Terme, che non hanno però alcune voce in capitolo nelle politiche aziendali nei fatti, chiedendo «cosa state facendo per tutelarci? Si parla della sanità calabrese in ginocchio e voi siete davvero disposti a rimanere inermi mentre 81 sanitari che si sono spesi così duramente durante quest’emergenza pandemica vengono mandati a casa? E poi ci rivolgiamo ai nostri parlamentari calabresi, l’onorevole Domenico Furgiuele e l’onorevole Giuseppe D’Ippolito: cosa state facendo per noi, voi che avete voce anche fuori regione? E lei, presidente Occhiuto? Perché non ha speso neanche una parola su questa situazione? Non meritiamo neanche quella? In effetti, siamo stati usati quando servivamo… ora siamo tornati a essere inutili?».

    Si reputa che «dopo il 31 ottobre per noi non ci sarà alcun rinnovo, almeno smettetela di prenderci in giro e prendetevi le vostre responsabilità. Dopo questi due anni, probabilmente non meritiamo un posto di lavoro, ma pretendiamo di non essere più oggetto delle dichiarazioni di facciata al momento della necessità e delle solite fasi di rito proprie del “politichese”».

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