Muore di infarto: non ci sarebbero state ambulanze disponibili per soccorrerlo tempestivamente

La tragedia a un uomo di 72 anni a Lamezia. Il cardiochirurgo Testa: "Quante morti ci vorranno, prima che ci si renda conto che sono troppe?"

Più informazioni su

Ha causato sgomento la notizia della morte di Raffaele Caparello, medico 72enne lametino deceduto a causa di un infarto. L’ipotesi è che la mancanza dell’intervento tempestivo di una autoambulanza – non ce ne erano disponibili al momento della chiamata al 118 lametino- sia stata concausa della tragedia. L’uomo infatti era stato trasportato in ritardo al Pronto Soccorso. Sulla vicenda la riflessione che riportiamo di seguito-di Alessandro Testa cardiochirurgo:

Quante morti ci vorranno, prima che ci si renda conto che sono troppe?

Scomodare Bob Dylan in un contesto così lontano, nel tempo e nello spazio, dalla sua celebre canzone può sembrare inutile esercizio: eppure siamo ancora a porci la stessa domanda nell’indifferenza, a quanto mi consta, generale.

Un cittadino colpito da infarto acuto è giunto in ospedale quando ormai era troppo tardi. Dire se sarebbe comunque deceduto è compito della medicina legale, ma il punto è che quel cittadino ha atteso un tempo spropositato prima di poter ricevere le cure necessarie: questo perché, nel 2022 e nel capoluogo di una regione Italiana, mancano le ambulanze. Mancano quelle col medico a bordo e quelle senza. Mancano di giorno e di notte, nei giorni feriali e in quelli festivi. Mancano in primavera, estate, autunno, inverno.

Il cittadino in questione è giunto in pronto soccorso grazie al medico di continuità assistenziale corso a sincerarsi delle sue condizioni in mancanza dell’arrivo del 118, che lo ha messo nella sua auto.

Roba normale negli anni 70, quando si vedevano sfrecciare auto col fazzoletto bianco e il clacson a tutta.

Nel 2022, normalità sarebbe avere a disposizione le ambulanze.

La normalità è invece chiedere alla continuità assistenziale di sostituirsi, di verificare, di tappare i buchi di un sistema che la dirigenza ASP e quella regionale non ha mai neanche provato a rendere efficiente. 

La situazione è immutata da anni, era grave già prima della pandemia ed è gravissima adesso. Nessuno ha fatto nulla.

Se un catanzarese si sente male a casa propria o per strada, ammesso che sia così fortunato da ottenere un mezzo medicale per il trasporto, dovrà aspettare che arrivi da Tiriolo o Soveria Mannelli; nelle situazioni in cui i secondi fanno la differenza tra la vita e la morte, questo è inaccettabile. Numerosi gli episodi in questi mesi, per fortuna risoltisi bene ma era solo questione di tempo. Un cittadino è morto e domani, stanotte stessa, un altro potrebbe subire la stessa assurda sorte.

Potrei essere io, potrebbe essere chiunque.

Il cittadino deceduto era un medico in pensione: una vita spesa a prendersi cura degli altri e quando è stato il suo turno, ha trascorso gli ultimi istanti nel sedile posteriore dell’auto privata del medico di guardia.

La domanda è: quante morti ci vorranno prima che qualcuno prenda la dirigenza ASP per le orecchie e la trascini fuori dalle stanze che occupa indegnamente? Quante morti ci vorranno prima che ci si decida a fornire il capoluogo di regione di un servizio indispensabile? Quante morti saranno necessarie prima che cambi?

Il pessimismo è obbligatorio, se dobbiamo giudicare dal passato. Speriamo che i medici cubani, oltre alle valigie, portino con sè qualche ambulanza.

Più informazioni su