Approvato il piano oncologico regionale 2023-2025, tante le criticità

I dati sugli screening restano bassi in tutte le province. Il registro tumori deve essere implementato

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    Programmi di screening molto carenti, migrazione sanitaria dei pazienti oncologici che supera il 40%, soprattutto per gli interventi chirurgici. E ancora: presa in carico del paziente oncologico discontinua nei diversi passaggi di setting assistenziale oltre che scarso sviluppo di una rete integrata delle cure palliative e scarsa definizione delle fasi del processo. Sono questi i punti critici nero su bianco nel piano oncologico regionale 2023-2025 approvato lo scorso 29 marzo nel DCA n.82.

    Una relazione che racconta come la Calabria sia ancora oggi in grande difficoltà nella gestione delle patologie oncologiche, a partire proprio dal punto primo: la prevenzione. E ancora: la Calabria utilizza «fonti nazionali» per raccogliere i dati sui tumori nella regione, questo perché «il registro tumori regionale, o la somma dei registri tumore in parte operativi, non ha ad oggi raccolto le informazioni sui diversi fenomeni». Insomma è difficile programmare perché mancano dati certi.

    I dati sugli screening oncologici delle varie Asp nel 2023 sono ancora una volta sotto la soglia. La Calabria continua a non garantire i livelli essenziali di assistenza. I tre “segnali” sono i programmi per cervice uterina, mammella e colon retto. Per il collo uterino su 131.000 donne soltanto 85.000 hanno ricevuto gli inviti per i test di controllo. Ancora più basse le adesioni, 20.000 circa. Il 65,2% di inviti totali a fronte del 23,9% di adesioni. Stesso vale per i test mammella: 134.000 le donne, 71.000 gli inviti. Bassissime le adesioni 11.383 (il 15,9%).

    Secondo quanto emerge ancora dal Piano oncologico, i programmi di screening del colon-retto: 265.000 circa i calabresi che hanno accesso a questo tipo di controlli gratuiti, 200.000 gli inviti trasmessi dalle Asp per sottoporsi ai test. Nonostante il 75,4% di inviti l’adesione è stata bassissima: soltanto il 6%. Le cose sono ancora più complesse se si guarda alle singole Asp. A Cosenza per il colon retto c’è un tasso di adesione del 1,99%: circa 1.600 persone su oltre 100.000. E’ il dato più basso di tutta la Calabria. E sempre a Cosenza ci sono i dati peggiori di adesioni per cervice uterina: 6,08%. Vale a dire 327 adesioni su 41.500 donne.

    A Catanzaro, invece, per una popolazione interessata di 26.206, con 11.130 per quanto riguarda ad esempio il test alla mammella hanno aderito 2.881 donne, il 26,88%; mentre gli invitati all’esame del colon retto, su una popolazione di 50.625 persone, 24.436 invitati, rispondono 2.529 pari al 10,34%.

    La Calabria sta pensando in primo luogo ad una campagna permanente per sensibilizzare la popolazione sull’importanza di questi controlli preventivi, ma resta il problema strutturale: poco personale, difficoltà strumentali e mancate comunicazioni da parte delle aziende sanitarie provinciali. Sul registro tumori invece ragiona in maniera titanica. Individuare una figura dedicata che recuperi i dati relativi a cittadini calabresi “che si sono rivolti a strutture fuori regione per cure oncologiche”. Le cose diventano ancora più complesse se si guarda ai 13 centri oncologici regionali con totali 166 posti letto a disposizione.

    Alcuni centri continuano a produrre dati sotto le soglie delle linee guida, abbastanza da generare l’idea che ci sia qualche problema più complesso da affrontare sul piano clinico. “Per alcune patologie – si legge nella relazione –  oggi, alcuni dei centri rappresentati nelle Linee Guida presentavano nel 2022 dati sotto soglia: in tali casi si dovrebbero prevedere valutazioni di contesto anche rispetto al livello di clinical competence effettivamente presente e alla opportunità di strutturare affiancamenti o altre modalità che garantiscano uniformemente risultati eccellenti”.

    Il modello scelto per la rete oncologica calabrese è quello del CCCN, con la definizione di un Coordinamento Regionale della Rete Oncologica (CRRO) collocato all’interno di Azienda Zero. “Rispetto agli obiettivi prioritari specifici del presente piano, individuati anche sulla base delle indicazioni del DM 8 novembre 2023, si ritiene che il Coordinamento, in collaborazione con i professionisti, le Aziende e il competente Dipartimento regionale, debba impegnarsi su numerose attività. Alcune di queste sono attività di sviluppo della rete e degli strumenti di rete, difficilmente riconducibili a quanto il succitato DM richiede rispetto alla qualificazione degli interventi finanziabili con le risorse dal medesimo stanziate per la regione Calabria, ma rappresentano esigenze prioritarie. Gli interventi che rispondono ai criteri del DM 8 novembre 2023 verranno esplicitati in sintesi e rappresentati con il relativo cronoprogramma”, si legge ancora nel DCA.

    È necessario che vengano garantiti percorsi di cura in grado di incrementare il numero di pazienti con diagnosi oncologica che si rivolgono alla rete delle strutture calabresi: “Quello della mobilità verso altre regioni rappresenta un fenomeno penalizzante per la rete oncologica calabrese, e per i calabresi, perché come già sottolineato dalle linee guida, il trattamento di un volume critico di pazienti è uno dei vincoli, ed opportunità, del modello CCCN”.

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